Napoli e’ la capitale delle baby mamme

Non é un primato di cui andare orgogliosi. Napoli é la capitale delle baby-mamme: quasi il 2 per cento delle donne partorienti in città sono minorenni, una percentuale molto più alta della media nazionale e anche di quella regionale. Per spiegare il fenomeno, e anche per capire con quali strumenti si possa contrastare, bisogna esaminarlo …

Napoli e’ la capitale delle baby mamme Leggi tutto »

Non é un primato di cui andare orgogliosi. Napoli é la capitale delle baby-mamme: quasi il 2 per cento delle donne partorienti in città sono minorenni, una percentuale molto più alta della media nazionale e anche di quella regionale. Per spiegare il fenomeno, e anche per capire con quali strumenti si possa contrastare, bisogna esaminarlo attraverso due punti di osservazione che rendono chiara la genesi di un record così triste. Innanzitutto le baby-mamme si concentrano nei quartieri più popolari della periferia urbana (Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio) e nelle zone degradate del centro storico (per esempio Montecalvario). A Posillipo e al Vomero le baby-mamme non esistono, le statistiche non ne contano neanche una. E’ come se il malessere sociale comprendesse, quasi in modo automatico, una sfida, costruita sull’impasto della rassegnazione e dell’indifferenza, alla maternità, al naturale e meraviglioso desiderio che le donne posseggono dalla nascita. E’ come se queste ragazze fossero condannate a un destino di precarietà, di incertezza, di perdita di senso, trascinando nel buio di una vita fragile quanto povera di prospettiva anche i loro figli. Più che un parto, si sceglie una maledizione. Il dolore piega la gioia, la sofferenza delle madri condanna allo stesso destino, una buia successione, anche chi viene dopo.
In secondo luogo il primato delle baby-mamme segnala la frana delle istituzioni di base della convivenza civile, la scuola e la famiglia. Pensate: otto partorienti su dieci non sono sposate, soltanto il 21 per cento studia, e il 10 per cento ha abbandonato la scuola dopo la licenza elementare. Così l’idea di famiglia sfuma nella nebbia di una maternità che non ha bisogno di punti di riferimento, di bussole. Non c’é neanche il desiderio di disporre del proprio corpo a piacimento, oppure il sogno di condividere con un’altra persona la più straordinaria avventura che un uomo e una donna possono realizzare insieme. Non esistono più sentimenti, passioni. C’é solo un vuoto che, meccanicamente, si riempie attraverso un atto compiuto nella più totale irresponsabilità. E, come é facile intuire, in una drammatica solitudine. Quanto alla scuola, le baby-mamme dimostrano la sua abdicazione, il venire meno delle sue funzioni formative nel nome di un relativismo che colpisce al cuore le ragazze, troppo piccole anche solo per essere accusate di una colpa. La vera colpa, piuttosto, é la nostra, di chi le ha viste, le vede tutti i giorni, e le lascia sole, alla deriva di una vita che si spegne troppo presto, prima ancora di iniziare.
Torna in alto