Soltanto il 29,2 per cento degli italiani, secondo un’indagine di Csa Research, bevono l’acqua che esce dal rubinetto. E intanto sono tra i più grandi consumatori di acqua minerale al mondo, appena dopo il Messico, un paese dove le falde acquifere sono tutte inquinate, al contrario delle nostre che sono considerate, per qualità, tra le migliori del pianeta.
Perché questo spreco? Come siamo diventati un popolo di prigionieri dei produttori di acque minerali? A quali luoghi comuni\fake news abbiamo deciso di piegare la testa, come tutti i consumatori piuttosto orbi?
Premesso: ognuno è libero di bere l’acqua che vuole, e di sprecare i propri soldi (e la plastica che di solito si abbina all’acqua minerale) come crede. Inoltre ci possono essere motivi terapeutici (tutti da dimostrare, certo) per i quali una persona sceglie di bere solo acqua minerale in bottiglia.
Però su una cosa potremmo iniziare a riflettere, senza metterci a urlare contro le congiure del Mercato e delle Multinazionali (chi produce cerca sempre di vendere la propria merce con qualche furbizia del marketing e della pubblicità, e questo vale anche per i “signori dell’acqua in bottiglia”): l’acqua del rubinetto presenta una quantità di vantaggi e di benefici decisamente più alti di qualsiasi acqua minerale.
Non parliamo solo di risparmio di soldi e di inquinamento, ma anche, e forse soprattutto, della sicurezza e di quel benessere fisico, e non solo, che i marchi delle acque minerali promettono con una certa disinvoltura. E con tanta spregiudicatezza, protetta dagli investimenti che vanno proprio nel marketing (sponsorizzano di tutto e di più…) e nella pubblicità (invadono tv, giornali, siti web, qualsiasi strumento di informazione).
Sicurezza
Quattro italiani su quattro non si fidano dell’acqua minerale del proprio comune. Un dato incredibile, la fotografia di una ignoranza motivata solo da campagne martellanti e striscianti contro l’acqua del rubinetto. Sostenuti anche da cuochi considerati guru della cucina, cioè del Nulla, come il signor
Gianfranco Vissani, caposcuola della pattuglia dei fantasiosi predicatori chiamati
Chef in tv, e protagonista di una vera campagna contro l’acqua del rubinetto.
Così le persone diffidano dell’acqua pubblica, nutrendo mille dubbi sulla sua salubrità, e preferiscono l’acqua in bottiglia, considerata più controllata e sicura.
Invece, l’acqua del rubinetto è garantita dalla legge per qualità, è sicura da bere e da molte ricerche è risultata spesso superiore all’acqua in bottiglia. Secondo diversi consumatori, inoltre, l’acqua del rubinetto è trattata mentre quella in bottiglie è pura, perché prelevata alla fonte. In realtà, anche quest’ultima viene sottoposta a specifici trattamenti mentre quella del rubinetto viene prelevata dalle falde acquifere. L’acqua della rete idrica viene sottoposta a regolari controlli dai laboratori d’analisi delle ASL che ne accertano, giorno dopo giorno, la potabilità. Inoltre, i controlli a cui è sottoposta “l’acqua del sindaco” sono molto severi circa la presenza di alcune sostanze che devono essere scongiurate come, ad esempio, il
manganese, metallo duro, necessario per la sopravvivenza degli esseri umani ma nocivo se presente in concentrazioni elevate, e l’arsenico.
Qualità
Ogni acqua minerale sbandiera le sue qualità, e talvolta urla al miracolo per le proprietà che promette. Anche qui, spesso con toni da impuniti. L’acqua del rubinetto, invece, in Italia non ha bisogno di alcuna pubblicità o attività di marketing per marcare le sue qualità: lo dicono le statistiche europee e mondiali, certificate sul piano scientifico. E non timbrate dallo chef stellato di turno. L’acqua del rubinetto italiana, grazie alle sue enormi qualità, oltre a essere sicurissima, è anche la migliore d’Europa, dopo Austria, Svezia, Irlanda e Ungheria.
I sali minerali e zero arsenico
L’acqua del rubinetto in Italia è assai valida dal punto di vista nutrizionale dato che è ricca di sali minerali, in particolare potassio, calcio e magnesio. I minerali sono essenziali per la vita degli esseri umani e l’acqua è una fonte di approvvigionamento necessario per reintegrare continuamente i sali nell’organismo. Oltre alla presenza di elementi salubri per la vita, i parametri di potabilità riguardano anche elementi gravemente nocivi come l’arsenico, elemento chimico che si trova in natura, capace di provocare patologie gravi, ad esempio il cancro. L’Unione Europea ha stabilito una diminuzione del limite massimo di concentrazione di arsenico nell’acqua, che passa da 20 a 10 microgrammi per litro. Oltre questa soglia, l’acqua diventa non potabile. Bisogna dire che l’arsenico presente nell’acqua della rete idrica è organico, cioè viene facilmente espulso dal corpo umano perché è idrosolubile. In alcune acque minerali in bottiglia, invece è stata riscontrata la presenza di arsenico inorganico, la forma più tossica di arsenico, nocivo per l’essere umano. La normativa italiana prevede che le acque in bottiglia siano sottoposte a severi controlli affinché si possa accertare la loro purezza e l’assenza totale di arsenico. L’acqua di casa, insomma, come è facile comprendere, è di gran lunga più sicura, anche sotto questo punto di vista.
Il risparmio
Bere acqua dal rubinetto consente un notevole risparmio sul budget casalingo, dato che non bisogna comprare le
bottiglie di plastica al supermercato. Inoltre, il costo dell’acqua del rubinetto è molto inferiore rispetto a quella in bottiglia. Considerando che la maggior parte delle bottiglie d’acqua viene venduta con un markup significativo rispetto al prezzo effettivo, bere acqua dal rubinetto può essere una scelta conveniente. Per avere un’idea precisa del risparmio, facciamo l’esempio di una famiglia media che consuma circa 12 bottiglie di acqua da un litro e mezzo ogni settimana: il guadagno, in termini di minore spesa e considerando il costo della bolletta idrica, è di circa 315 euro all’anno (che diventano 500 euro se la famiglia è più numerosa); per la collettività, invece, ci sono da contare 17,5 chili in meno di plastica da produrre e da smaltire e 8 chili di carburante in meno per il trasporto. Inoltre, con l’acqua della fontana si recupera spazio in casa, altrimenti occupato da grosse casse di
contenitori di plastica. Quando si è abituati a bere acqua del rubinetto, si risparmia anche sulle spese di trasporto delle casse di minerale, dal negozio alla propria abitazione.
La sostenibilità
In Italia si consumano circa 206 litri di acqua pro-capite in bottiglia. Le
bottiglie di plastica prodotte sono circa otto miliardi all’anno. Va da sé che questi numeri rappresentano una minaccia gravissima per il nostro ecosistema. Scegliere di bere l’acqua del rubinetto perciò, contribuisce a ridurre l’impatto ambientale dei contenitori di plastica, che richiedono risorse naturali per la produzione e possono finire in discarica, causando danni all’ambiente. Inoltre, produrre bottiglie di plastica vuol dire anche trasportale dal luogo di confezionamento al negozio, bruciando combustibili fossili su chilometri di autostrada. E si sa che i combustibili fossili emettono
gas serra. Diventa chiaro che bere l’acqua della fontana fa bene anche alla salute del pianeta.
Il filtraggio
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L’acqua del rubinetto solitamente viene sottoposta a trattamenti con il cloro, che la disinfetta, eliminando, in maniera sicura, batteri e virus. Il cloro però, può causare un’alterazione del sapore dell’acqua, specialmente in estate. Per evitare questo piccolo inconveniente, che non ha nulla di nocivo per l’organismo umano, basta adoperare un filtro ai carboni attivi da impiantare sotto il lavello della cucina. In questo modo, l’acqua avrà sempre un ottimo sapore, privo di qualunque sentore
di cloro. Inoltre, sarà scevra da qualsiasi sedimento o odore strano. Ma esiste un metodo ancora più semplice e a costo zero per eliminare qualsiasi traccia di sapore del cloro: basta lasciare all’aria il bicchiere d’acqua del rubinetto per qualche secondo, prima di berla, per fare evaporare completamente il cloro.
La freschezza
L’acqua che esce dal rubinetto è sempre fresca, specialmente se la si lascia scorrere per qualche minuto. Inoltre, non si corre il rischio che resti a lungo stipata in depositi, magari in contenitori di plastica esposti alla luce sole. Quest’ultimo, infatti, altera non solo le caratteristiche della plastica ma anche il sapore dell’acqua stessa.
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