
EDUCARE AI SENTIMENTI
Mia madre da ragazza frequentava un collegio dove tra le materie di insegnamento comparivano anche “Buone maniere e Buoni sentimenti“. E se non aveva un voto superiore alla sufficienza, non poteva usufruire della mezza giornata di permesso per stare con i suoi familiari e i suoi amici. Roba dell’Ottocento, d’accordo, ma una domanda resta attualissima: Si può ancora educare un ragazzo ai sentimenti? E chi deve farlo?
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EDUCARE AI SENTIMENTI E ALLE EMOZIONI
Ovviamente qui non si parla di lezioni in classe o di retorica familiare da marketing del Mulino Bianco. Ma l’educazione sentimentale, secondo me, non è mai stata così attuale e necessaria. In un epoca nella quale i costumi si sono involgariti e le relazioni umane hanno perso tono e autenticità, riuscire a coltivare i sentimenti, magari abbinati alle passioni, è una grande fortuna e un pezzo essenziale del percorso formativo. L’educazione sentimentale è anche un antidoto naturale alle forme più degradate delle pulsioni che hanno sostituito i sentimenti e le passioni: il bullismo, la violenza verbale, prima sul web, e poi fisica, con pugni e calci. E sono un antidoto alla solitudine, all’indifferenza, a non sentire l’altro come necessario.
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Ma i sentimenti si apprendono o fanno parte della natura umana? Per quanto siano una parte integrante del carattere e della personalità, i sentimenti appartengono a una sfera formativa che sta nel campo delle cultura. In una parola: i sentimenti si imparano. E non arrivano solo per divina provvidenza. E chi educa? Chiunque ha questo ruolo: il genitore, l’insegnante, il prete (se c’è anche la fede religiosa). L’importante è avere la consapevolezza che la scuola non può prescindere dall’insegnamento, per esempio, di un confine netto che deve esistere, sempre e comunque, tra il bene e il male. Un genitore non può prescindere, tra le sue responsabilità, dalla ricerca della condivisione di quel calore emotivo che appunto riscalda i sentimenti. E li rende un piacere assoluto. Nei sentimenti, in fondo, c’è il nocciolo della vita. L’amore, la paura, la gioia, la noia, il dolore, la disperazione. E ‘ impossibile prescinderne, e come qualsiasi cosa che si impara, quando si ritarda troppo, o si ignora, c’è il rischio che poi non ci sia più né il tempo né la possibilità di rimediare.
COME EDUCARE AI SENTIMENTI
Esistono, infine, diverse fonti per educare ai sentimenti, e tra queste mi sento di escludere il web. Internet non è adatto all’educazione sentimentale, le sue risposte sono e arrivano sempre in tempo reale, laddove i sentimenti invece hanno bisogno di tempo e di profondità per espandersi e poi appiccarsi al nostro corpo, al nostro cervello e al nostro cuore. Molto meglio puntare sul alcuni strumenti tradizionali: per esempio la letteratura. Tutta la grande letteratura dell’Ottocento altro non è che un grande viaggio nell’universo dei sentimenti, se solo riusciamo a convincere i ragazzi a fare qualche esplorazione, sicuramente ci saranno sentimenti che resteranno nella loro memoria e nella loro immaginazione. Stesso discorso per il cinema, le arti visive, e non solo quelle legate ai linguaggi del contemporaneo. Un quadro classico, che sia Botticelli o Caravaggio, non può lasciare indifferenti nel momento in cui si guarda con calma: è sicuramente uno straordinario strumento con il quale l’artista ci conduce, prendendoci per mano, nel mondo dei sentimenti. E in ogni caso l’educazione sentimentale passa per il recupero del contatto fisico: un bacio, una carezza, un sorriso in più, sono come dei piccoli tappeti voltanti che ci fanno atterrare nella bellezza dei sentimenti.
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