
BULLISMO IN ITALIA –
DATI BULLISMO IN ITALIA –
È spaventoso pensare che 8 ragazzi su 10, secondo i dati presentati dall’università La Sapienza di Roma, siano convinti che sia giusto lanciare insulti attarverso il web, come se Internet incorporasse questa funzione e questo linguaggio. Allo stesso tempo, il 71 per cento ritiene che non ci siano conseguenze negative per le ferite, bulliste o altro, via web, dimenticando anche tragici episodi di cronaca, come Tiziana Cantone che si è uccisa per la vergogna patita sul web. Una, e non l’unica vittima di questo infernale e distruttivo meccanismo, il più grande spreco di tecnologia e di vita che si sta consumando tra le nuove generazioni. Tanto che sentiamo la necessità, con una certa dose di pomposa retorica, di celebrare il Safer Internet Day, ovvero la Giornata Mondiale per la sicurezza in Rete.
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BULLISMO IN ITALIA: STATISTICHE –
Siamo diventati il Paese dei bulli. Nell’ultimo anno, più della metà dei ragazzi italiani, tra gli 11 e i 17 anni, ha dovuto subire un atto di bullismo da parte dei coetanei. Minacce, violenze, schiaffi e calci. Quasi il 10 per cento di questa metà dei giovani italiani ha dichiarato di essere stato preso di mira dai bulli una o più volte alla settimana, ovvero con una drammatica continuità.
Il bullismo colpisce donne, in maggioranza, e uomini. E secondo le rilevazioni dell’Istat, nella ricerca Aspetti della vita quotidiana, i più prepotenti e violenti, tra gli studenti, sono quelli dei licei delle regioni del Nord Italia.
BULLISMO E CYBERBULLISMO –
Ma come si spiega il dilagare di un fenomeno che sembrava ristretto a una minoranza di facinorosi? Innanzitutto pesano le nuove tecnologie che, attraverso forme anonime di dialogo sul web, alimentano pulsioni violente e offese. E dal cyberbullismo, la prepotenza attraverso Internet, al bullismo nella vita reale, il passo è molto breve. In un libro pubblicato recentemente, I giustizieri della Rete, Jon Ronson scrive che «sul web anche i buoni diventano cattivi, e la gogna mediatica è peggio di quella del Medioevo». In secondo luogo, è venuta sempre meno la diga di contenimento delle famiglie, e il ruolo dei genitori. Che sembrano sdoppiati: da un lato iperprotettivi con i figli, dall’altro poco attenti alla violenza che serpeggia tra i giovani.
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REAZIONE DELLE VITTIME DI BULLISMO –
L’unica buona notizia di questa ricerca è la reazione misurata delle vittime. In maggioranza preferiscono usare l’indifferenza come arma di reazione o, meglio ancora, una risata per seppellire il responsabile. Una prova di saggezza dei ragazzi, perché la violenza, di fronte ad altra violenza, non è mai la risposta più efficace.
STORIE DI BULLISMO E CYBERBULLISMO:
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