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Italia sempre più in rosso per risorse naturali

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In Italia si consumano troppe risorse. Addirittura, nel periodo compreso tra il 1961 e il 2008, il nostro Paese ha aumentato il suo debito ecologico. Un dato che emerge dalla ricerca condotta dal Global Footprint Network, l’associazione che si occupa di calcolare l’impronta ecologica delle società moderne, secondo la quale, nella regione del Mediterraneo, il bel Paese conquista un secondo posto sul podio dei peggiori in compagnia di Francia e Spagna.

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Lo studio che analizza gli effetti della progressiva perdita dei sistemi naturali e delle risorse disponibili rispetto agli andamenti economici e alla competitività della regione, mette in risalto che, in 47 anni, la regione mediterranea ha quasi triplicato la sua domanda di risorse naturali con un incremento del deficit ecologico complessivo del 230%. A questo si aggiunge una ulteriore crescita dal 2008 a oggi del 150%. In particolare, più del 50% dell’impronta ecologica totale della regione appartiene a Italia, Francia e Spagna.

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Le tre maggiori economie che si affacciano sul Mediterraneo ne stanno, quindi, prosciugando le risorse. Numeri e dati terribili che, secondo il Wwf derivano anche da un’errata idea di sviluppo basata, essenzialmente, sul PIL cioè il prodotto interno lordo. Senza dubbio uno dei fattori migliori per misurare la crescita economica, non tiene, però, conto delle ricadute ambientali dell’economia stessa.

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Fondamentale, quindi, reimpostare un’economia che metta al centro il capitale naturale, la ricchezza della biodiversità e dei servizi ecosostenibili. Solo proseguendo su questa strada sarà possibile puntare al benessere e allo sviluppo delle società umane.

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