
di MAURO MUNAFO’
CONTRATTI non riconsegnati, pessimi consigli sulle tariffe da attivare e informazioni carenti (o addirittura false) sul trasferimento del credito residuo. L’acquisto di una carta sim per il cellulare e il passaggio a un operatore diverso sono delle procedure all’apparenza semplici, ma che i negozianti non eseguono nel rispetto delle regole, finendo per far pagare ai clienti più di quanto dovrebbero. E’ un’inchiesta dell’associazione Altroconsumo 1, sull’omonima rivista questa settimana, a mettere in guardia i consumatori sui rischi che si corrono nei negozi di telefonia italiani se non si è preparati. Partendo da questi risultati, la stessa associazione ha inviato al Garante una segnalazione.
LA TABELLA2
La ricerca sul campo di Altroconsumo ha coinvolto sedici negozi in nove città diverse, con l’acquisto di schede sim di tutti e quattro gli operatori di telefonia mobile (Tim, Vodafone, Tre e Wind) e di sette operatori virtuali (Noverca, Coop voce, A-mobile, Uno mobile, Poste mobile, Mtv mobile ed Erg mobile). Simulando il comportamento di un normale cliente che vuole comprare una sim per il suo cellulare, le informazioni e i documenti forniti da negozianti e addetti si sono dimostrate carenti, quando non volutamente ingannevoli.
Si parte con l’abitudine di un negozio su due di non restituire al cliente la copia firmata del suo contratto, ma è in generale il capitolo della consegna dei documenti a presentare problemi. Più di sei negozi su dieci non rilasciano l’informativa sulla privacy, solo il 14% dei centri consegna le condizioni di vendita e uno su cinque non diffonde il materiale informativo sulla tariffa, le opzioni e il numero dell’assistenza; in molti casi non viene consegnata neppure la confezione originale della sim, in cui sono riassunte le condizioni di utilizzo. In apparenza si tratta di problemi da poco ma, come sottolinea Altroconsumo “comprare e attivare una sim è di fatto sottoscrivere un contratto con l’operatore, un contratto con regole e condizioni di utilizzo che, non solo non vengono fornite al consumatore, ma che spesso rimangono oscure anche al negoziante. E ciò è inaccettabile”.
Dai contratti alle tariffe, la situazione non migliora. I negozi degli operatori si dimostrano piuttosto avari di consigli su quale opzione sia la più adatta al cliente: nel caso degli operatori virtuali, addirittura, in nessun caso sono state fornite indicazioni. Non va molto meglio nei centri degli operatori tradizionali, un cui i suggerimenti sono comunque l’eccezione e non la regola. Dalla mancanza di consigli alle aggiunte “truffaldine” il passo è breve, con opzioni non richieste, come l’attivazione di un abbonamento da 2 euro a settimana in un centro Tim di Bolzano o la proposta di aprire un conto corrente in una filiale di Intesa San Paolo di Milano mentre si attiva una sim Noverca.
Il comportamento dei negozianti tocca però il punto più basso di fronte alla necessità di trasferimento del credito residuo quando si porta il numero da un operatore a un altro. Secondo l’inchiesta di Altroconsumo, solo in un punto vendita su dieci viene comunicata la non gratuità di questa operazione e solo in uno su tre vengono consegnati i moduli per richiedere questo servizio senza dover costringere il cliente a interminabili chiamate ai numeri di assistenza. Ma non finisce qui: l’associazione ha infatti registrato un caso in cui nel trasferimento del numero da Tim all’operatore virtuale A-mobile, il credito è letteralmente scomparso. In un primo momento doveva essere trasferito insieme al numero, ma poi se ne è persa traccia, costringendo il cliente a inviare un fax all’operatore, senza ottenere alcuna risposta.