A quale età dare il primo cellulare a un bambino

I genitori cedono facilmente per dare sfogo alle loro paure. All’ansia iperprotettiva. Ma dimenticano che lo smartphone prima dei 13 anni è un rischio enorme. Come avvertono i pediatri

età giusta per cellulare bambini

Il 12 per cento dei nostri minorenni, tra i 4 e i 10 anni, vivono con lo smartphone. Di loro esclusiva proprietà, non condiviso con un genitore. Tre bambini su dieci lo hanno prima dei 12 anni. In pratica stiamo consentendo a figli e nipoti di maneggiare, con tutti i rischi e gli sprechi possibili, questi meravigliosi oggetti sempre più in anticipo.

ETÀ GIUSTA PER CELLULARE BAMBINI

Prima si iniziava attorno ai 14-15 anni, poi siamo scesi a 13, e adesso a poco più di 11 anni. Che cosa ci faccia un bambino con uno smartphone a 11 anni, per me resta un grande mistero. Salvo un dettaglio che bisogna mettere nel conto di questa incredibile statistica: il telefonino rassicura i genitori, che sanno così di avere un figlio sempre e comunque rintracciabile. Allora serve a loro, alle loro paure; non a lui, alla sua crescita.

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A QUANTI ANNI IL PRIMO CELLULARE

Nell’atteggiamento dei genitori non c’è solo la resa educativa, l’abdicazione di un ruolo, come è avvenuto a proposito della televisione diventata la baby sitter di casa, ma qualcosa in più. Vogliamo che i nostri figli studino, facciano sport, frequentino amici conosciuti. Ma tutto deve avvenire sotto il nostro controllo iperprotettivo, da bravi genitori-elicotteri, pronti a scortare i figli ovunque e 24 ore su 24. È per questo che abbiamo abbassato l’età nella quale diamo il primo cellulare a un bambino. Fregandocene di due fatti incontrovertibili. Il primo: uno smartphone prima dei 13 anni è un rischio altissimo per un minore, e tutti i neuroscienziati di questo mondo condividono il fatto che il momenti più delicato, in termini di pericoli, per i bambini è la preadolescenza. Quando si dovrebbe sviluppare l’abilità a risolvere i problemi, e non a semplificarli attraverso la tecnologia, con una connessione che inizia la mattina appena svegli e finisce la notte prima di addormentarsi. Quando dovrebbe maturare il senso critico, interdetto invece dal pensiero unico dei social. Quando un ragazzino inizia a controllare gli istinti impulsivi, che invece con l’apparecchio dello smartphone trovano una nuova spinta. In secondo luogo ci sarà un motivo per il quale i padroni e gli esperti della Silicon Valley, a qualsiasi livello, non perdono occasione per ricordare la loro linea educativa in famiglia rispetto alla tecnologia e agli apparecchi elettronici. In sintesi: lo smartphone ai loro figli arriva solo al termine della preadolescenza. Mai prima.

Mai prima. Il neuropsichiatra infantile Massimo Ammaniti suggerisce una scadenza da prendere in seria considerazione per dare il primo cellulare a un bambino: nella prima fase  dell’adolescenza, quando inizia a uscire da solo e si sente più responsabile.

RISCHI CELLULARE BAMBINI

La situazione sta peggiorando anche per effetto dell’emergenza Covid. Le paure aumentano, come il senso di apparente tranquillità che deriva dall’avere un figlio a portata di smartphone, sempre connesso e rintracciabile. Le paure aumentano e diminuisce la capacità di sentirsi adeguati al proprio ruolo come genitori: la tecnologia ancora una volta crea una dipendenza. In quanto, e lo dice un Premio Nobel, non è né buona né cattiva. Ma non è neutrale. E la dipendenza può diventare micidiale se i genitori non hanno il coraggio di guardare,  e utilizzare, la tecnologia per come funziona nella realtà. Con una corretta percezione del tempo e dell’età giusta per impadronirsi delle sue opportunità e non diventare schiavi delle sue seduzioni.

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Sui danni da smartphone precoce per gli adolescenti  a lanciare allarmi non sono i soliti anti-modernisti, profeti di sciagura. Il segnale di sos arriva dai medici, per esempio. La società italiana dei pediatri, nel raccomandare alle famiglie di non anticipare l’uso dei cellulari per i loro figli, ha fatto un elenco dei possibili danni di questo uso diventato abuso. Danni fisici, innanzitutto per le onde magnetiche. E danni psicologici: perdita di concentrazione e di memoria, disturbi nel sonno, aumento dell’aggressività. Minore capacità di apprendimento.

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DANNI CAUSATI DAL CELLULARE SUI BAMBINI

Suggerirei a un genitore che ha la sciagurata idea di dare un cellulare al figlio di 11 anni di farsi prima una chiacchierata con il suo pediatra. Magari gli chiarisce le idee. Oppure di dare una lettura agli allarmi che ormai arrivano dagli stessi guru del web, convinti che l’abuso degli smartphone e in generale delle protesi elettroniche, abbia creato dei mostri sotto le sembianze di innovazioni tecnologiche. La modernità, per quanto affascinante, utile e opportuna, non può mettere in discussione le leggi naturali dell’uomo. A partire dalla crescita dei bambini e dal modo con il quale si pensa di proteggerla. Senza contare il pericolo delle foto dei bambini postate online.

QUANDO DARE TABLET AI BAMBINI?

Anche per i tablet non bisogna essere eccessivamente precoci. In troppi affidano questo apparecchio elettronico a un bambino già verso i 2-3 anni: uno spreco. Meglio puntare, in questa fase dell’infanzia, ai giochi classici e naturali, e alle nostre attenzioni di genitori. Il tablet non è una baby sitter e  non ha una funzione da ninna-nanna, semmai può aiutare i bambini, piuttosto presto, a leggere con piacere ed a scoprire immagini. Non prima di 4-5 anni.

GENITORI E CELLULARI DEI FIGLI

Una volta che, da genitore, avete deciso di acquistare il primo cellulare per vostro figlio, non dimenticate alcuni consigli per il suo uso:
  1. Lo smartphone, come qualsiasi apparecchio elettrico ed elettronico, non è una baby sitter o un compagno di giochi
  2. Prima di acquistare un oggetto per rintracciare vostro figlio, imparate a stare in sua compagnia. E non siate ossessivi nel pedinamento
  3. Un abbraccio, una carezza, un bacio, contano molto più di qualsiasi videogioco
  4. Fate in modo che vostro figlio non rinunci mai, per un uso compulsivo dello smartphone, alla lettura e all’attività sportiva.

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