No Vax: perché hanno perso la loro battaglia

Ha prevalso una minoranza violenta. I fatti e i numeri danno ragione all’uso del vaccino. La sponda politica ai No vax estremisti è solo una prova di irresponsabilità

chi sono i no vax

Arriverà il momento nel quale qualcuno presenterà il conto dettagliato delle vittime del negazionismo sui vaccini contro il Covid 19, le persone morte per non avere accettato l’idea di prendere questa precauzione o persone che hanno convito altri trascinandoli nel baratro. Migliaia e migliaia di vite sprecate. Ma già in questa fase, mentre la battaglia contro il coronavirus è ancora aperta, possiamo tirare le somme su un risultato: i No Vax hanno perso. E non perché sono una minoranza, da non sottovalutare, ma per ragioni più specifiche che hanno a che fare con la loro identità e i loro errori.

CHI SONO I NO VAX

Partiamo dall’identikit del popolo che fa parte dell’universo antivaccino: chi sono i No vax? Grazie agli istituti di ricerca abbiamo un quadro abbastanza completo per definire questo mondo, che non si identifica del tutto con i 10 milioni di italiani over 12 anni ancora non vaccinati, circa il 20 per cento della popolazione. In realtà il popolo dei No vax è formato da 5-6 milioni di uomini e donne, che non sono pochi e hanno il pieno diritto di esprimere le proprie opinioni. Purché non danneggino, fino allo spreco, la vita degli altri. All’interno di questa fascia di popolazione antivaccino ci sono poi alcune categorie, molto diverse una dall’altra. La prima è quella dei complottisti, duri e puri. Dietro al vaccino vedono grandi congiure internazionali: a favore delle Big Pharma o per la “ristrutturazione del sistema capitalista” e nell’interesse esclusivo dei poteri forti dell’industria e della finanza globale. La pagina Facebook del Coordinamento del Movimento per la libertà di vaccino, uno degli organi più attivi della componente dura e pura dei No vax, può contare su 5mila fan che smanettano h24 su Internet. In questa parte degli antivaccino rientrano anche quelli che sono contrari a qualsiasi vaccino e contro qualsiasi patologia, adducendo motivazioni “scientifiche”. Qui non è in discussione il singolo strumento contro il Covid 19, ma l’intero sistema di protezione sanitaria basato sulla vaccinazione di massa. Da qui l’idea che qualsiasi vaccino sia rischio per i suoi possibili effetti collaterali che vanno dalla paralisi dei muscoli all’autismo.

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IL POPOLO DEI NO VAX

Poi c’è una componente di No vax della quale fanno parte “persone esitanti di fronte al vaccino”. Sono uomini e donne che hanno mille paure e qualche fobia. Sono esposti ai rischi della solitudine, della cattiva informazione, del sentirsi abbandonate. Persone fragili, che magari hanno ascoltato anche solo attraverso il passaparola qualche esternazione dei No vax duri e puri e hanno deciso di non proteggersi. Oppure sono spaventati per le reazioni al vaccino e hanno avuto qualche brutta esperienza in passato. Sicuramente in questa componente del popolo dei No vax rientra una parte significativa dei 2 milioni di italiani over 60 che ancora non hanno fatto neanche una dose di vaccino. Sono incollati tutti i giorni davanti alla tv, ma non riescono a venire a capo delle loro paure e restano come pietrificati. Gli ultimi due dati significativi sul popolo dei No vax riguardano l’età e il livello di istruzione. La fascia più sensibile a questa presa di posizione è quella compresa tra i 35 e i 49 anni, con un’istruzione che non supera la terza media. Il 30 per cento dei No vax italiani si informa sui social di Internet.

L’ITALIA DEI NO VAX

L’Italia dei No vax, dunque, è molto variegata e non è formata solo da persone ottuse, insensibili, incapaci di discutere e di cambiare idea. È un’onda che parte da lontano, e lo sappiamo bene noi di Non sprecare, visto che all’interno della nostra comunità ci sono tanti rappresentanti del popolo dei contrari ai vaccini. In generale, però, si tratta di persone che vogliono discutere, non sono aggressive, e cercano di documentare le loro convinzioni. Si appoggiano anche a una leva incontrovertibile: sui vaccini, in generale, ci sono state anche molte speculazioni ed esagerazioni.

Ma proprio le pacifiche contestazioni dei No vax ci portano alla prima causa della loro sconfitta, ormai consumata, in questa battaglia contro la vaccinazione per il Covid 19 e, a maggior ragione, contro il greenpass. Ha prevalso una minoranza di violenti e di intolleranti. Sono stati loro, ripeto: una minoranza del popolo No vax, a prendere la guida di un intero universo di persone, e lo hanno fatto attraverso l’uso di un linguaggio esasperato, alimentato dallo sfogatoio dei social e dal cinismo della tv prigioniera, sul versante dell’informazione, della rissosa programmazione dei talk show. Abbiamo capito che i No vax fanno ascolti, come dall’altra parte del campo i professori Narcisi favorevoli alla vaccinazione: ma questo non fa bene né all’informazione né al modo con il quale gli italiani affrontano la pandemia.

PERCHÈ I NO VAX HANNO PERSO

Questa minoranza, che si è lasciata andare anche a forme di violenza fisica, ha monopolizzato l’intero fronte del No, e ha fatto in modo che il 65 per cento delle disinformazioni passassero dalle loro postazioni in Rete. Da qui una totale perdita di credibilità e un enorme spreco di energie. Ma i No vax hanno perso anche per un secondo motivo, che si chiama “la forza delle cose”. La campagna vaccinale in Italia, specialmente nella prima fase ma in parte anche nella seconda, è stata zeppa di errori. Sono stati sprecati tanti soldi con mascherine e banchi di scuola e con medicinali rimasti inutilizzati. Però i fatti, la “forza delle cose”, parlano da soli, anche a prescindere dalla letteratura scientifica a stragrande maggioranza favorevole alla vaccinazione. E ci dicono che la situazione di oggi non ha nulla a che vedere con quella di un anno fa o con quella della prima fase della pandemia. I morti sono crollati (anche se resta scandaloso il fatto che ce ne siano ancora tanti); i ricoveri, specie in terapia intensiva, si sono enormemente ridotti e non abbiamo più una pressione sugli ospedali. Non siamo alla normalità, ma la vita è ripresa, i ragazzi sono tornati a scuola, le lezioni all’università sono ricominciate dal vivo, l’economia è ripartita. E tutto il cambiamento è riconducibile a una sola cosa, l’unica differenza rispetto allo scorso anno: i risultati del vaccino. Che poi non sappiamo bene come evolveranno la sua formulazione, il suo uso e la sua distribuzione, a partire dalle dosi necessarie, anche questo è innegabile, ma non toglie nulla ai benefici universali arrivati grazie al vaccino. Negarlo significa solo negare la realtà.  Come quella contenuta in questo semplice numero: il 90 per cento dei ricoveri in terapia intensiva attualmente riguardano persone No vax.

I NO VAX E LA POLITICA

Infine, c’è un ultimo elemento che spiega la sconfitta dello schieramento antivaccino: l’ingerenza della politica. I partiti, o quello che resta di loro, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, hanno tentato di cavalcare in modo piuttosto rozzo e goffo, questa parte di Italia che non vuole vaccinarsi, per motivazioni diverse e non solo per una convinzione ideologica. Un atto di grande irresponsabilità, ispirato solo al tentativo di conquistare voti: ma in Italia siamo in una perenne campagna elettorale, e tutto fa voto. Anche mettere la propria bandiera sui pericolosi sbandamenti di una parte della popolazione.

INFORMAZIONE CONTRO I NO VAX

Il vero buco nero che bisognerebbe tappare per affrontare con più determinazione e con maggiori risultati i No vax è quello dell’informazione. A guardare la tv, a leggere i social, a vedere alcuni programmi su tanti canali, sembra che il popolo dei No vax abbia la stessa consistenza di quello favorevole ai vaccini. Non è così, e i numeri, come abbiamo visto, non lasciano dubbi. Ma i No vax comunicano con più frequenza e con più efficacia. Servirebbe, e lo ha chiesto anche Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema, un piano nazionale e territoriale di comunicazione sui vaccini. E non le solite campagne da Pubblicità progresso, affidate ai soliti testimonial. Parliamo di un piano incisivo e capillare di comunicazione che sarà necessario anche per un motivo: la guerra contro il coronavirus non è ancora vinta. E purtroppo sarà lunga.

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