Medicina narrativa: a cosa serve e come funziona

Un modo per migliorare l’aderenza delle cure e il rapporto tra medico e paziente. La nascita in America e le esperienze in Italia

medicina narrativa

La medicina narrativa è una forma di terapia, molto importante per il medico e per il paziente. Il primo riesce, infatti, ad avvicinarsi meglio alla persona che sta curando e molto probabilmente i risultati saranno migliori; il secondo, se viene ascoltato, reagisce meglio alle cure, si sente più accolto e coccolato, e in generale sta meglio.

MEDICINA NARRATIVA

La definizione scientifica di Medicina narrativa in Italia risale al 2014 ed è scritta testualmente dall’Istituto Superiore della Sanità: “La narrazione del paziente e di chi se ne prende cura. Le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura”. E quindi dei suoi risultati. Già venti anni fa, una bravissima internista americana, Rita Charon, della facoltà di Medicina della Columbia University di New York, iniziò, con metodo da modello terapeutico, a fissare i paletti della Medicina narrativa. Lavorando sul campo, riuscì a convincere medici, operatori sanitari, pazienti e studenti, a utilizzare la risorsa della letteratura, e dunque della narrazione, nel corso delle cure dei malati. Non solo. Invitò gli stessi pazienti a scrivere storie, narrazioni, pezzi di autobiografie, per creare una migliore relazione con i medici, per lasciarsi scoprire conoscere meglio. E per creare una piena integrazione tra gli elementi clinici del paziente, a partire dalla sua patologia, con quelli più specificamente umani, la sua storia, la sua vita. La sua narrazione.

ORIGINI

Oggi Rita Charon è una vera personalità nella medicina americana, e dirige un intero Programma di Medicina narrativa alla Columbia University, con un master al quale risultano scritti oltre 200 laureati. Il suo libro più famoso, Medicina narrativa. Onorare le storie dei pazienti, è stato tradotto in diversi paesi del mondo, compresa l’Italia grazie all’editore Raffaele Cortina. Se si scava nel lavoro della Charon, e in generale nella trama terapeutica della Medicina narrativa si scoprono alcuni concetti che possiamo perfino fare risalire all’antichissima Scuola medica salernitana (quella del Medioevo, di fatto la prima università di Medicina al mondo). Per esempio: un buon medico ha bisogno di narrazione, di racconto, di storia e storie, per entrare in empatia con il paziente. E laddove il rapporto è buono, le possibilità di successo della cura diventano molto più alte. Perché sprecarle? C’è una sensibilità umanistica, un’idea della Medicina che mette sempre e comunque al centro la persona umana, che non va trascurata, ma anzi deve rappresentare una bussola per i medici, e in generale per tutto il personale sanitario. La medicina, in questo senso, è una pura scienza umanistica.

SCOPI

La medicina narrativa non è, banalmente, raccontarsi storie, in modo incrociato, né si può ridurre a un rapporto empatico tra medico e paziente che dovrebbe esserci sempre. La medicina narrativa è un metodo di intervento clinico-assistenziale, basato sulla narrazione che integra le scelte mediche basate sull’evidenza. La medicina narrativa consente al medico e al paziente di condividere e costruire insieme il percorso di cura, coinvolgendo anche i familiari e il personale sanitario, e di personalizzare l’intervento sulla base del come il paziente vive la sua malattia.

UTILITA’

L’utilità della medicina narrativa si può misurare con diversi parametri. I più significativi sono:

  • Migliorare l’aderenza alle cure e la loro efficacia considerando la narrazione una parte integrante del percorso di cure
  • Dare un valore non secondario al vissuto dei pazienti, alla storia come singole persone e non tanto come malati
  • Migliorare ii funzionamento delle equipe mediche
  • Abbattere lo stress emotivo di operatori sanitari e caregiver
  • Ottimizzare le risorse sanitarie
  • Prevenire i contenziosi e i conflitti in sanità

BENEFICI

Un altro aspetto fondamentale della Medicina narrativa, già noto nella sua essenza alle antiche scuole mediche e poi evaporato sotto i colpi di cure ridotte a “catene di montaggio” e pazienti considerati come “numeri”, è il fatto che chi cura (il medico) e chi si cura (il malato) attraverso la narrazione riescono, insieme, a connettere fatti, luoghi e persone, che poi possono diventare essenziali per capire i guai e i problemi che bisogno sconfiggere attraverso la terapia clinica. E quando si parla la narrazione, è chiaro che, anche con la Medicina narrativa, ne vediamo due, entrambe potentissime. La narrazione intesa come romanzi, innanzitutto i classici: motivo per cui sono “curativi” testi come i libri di Dostoevskij, Balzac, Borges, e l’elenco è davvero interminabile. E narrazione intesa come la propria storia, il proprio vissuto. Altrettanto essenziale.

È chiaro che, se siamo riusciti a chiarivi le potenzialità della Medicina narrativa, senza caricarla di chissà quali virtù miracolistiche ma considerandola solo come un’opportunità da non sprecare, non vi sfugge che esiste un fattore determinante alla base del suo buon funzionamento: il tempo. Ovvero la risorsa più rara nella società dell’ora e subito, della fretta perenne, e del presentismo con tutti i guai che si porta dietro.

Diversi dottori, anche non contrari per principio alla Medicina narrativa dicono: Ci manca il tempo per applicarla. Vero fino a un certo punto. Imparare ad ascoltare un paziente, creare una relazione, un filo diretto e quindi un legame con lui, significa certo dedicare tempo alla persona, ma poi risparmiarlo. Lo dimostra in modo inequivocabile un fatto: i medici che non riescono ad ascoltare i loro pazienti, rischiano grosso. Anche di perderli. E questo è uno dei motivi per i quali spesso vanno di moda cure alternative che poi non hanno grande valore scientifico e portano davvero al deragliamento della cura.

 

METODI

I metodi possono essere diversi, e tra questi i più significativi sono quelli legati a queste forme di narrazione:

  • Colloquio condotto con competenze narrative
  • Interviste narrative semi- strutturate (per costruire la scheda narrativa, il racconto di malattia condiviso)
  • Cartella clinica parallela
  • Videointerviste
  • Scrittura creativa e scrittura riflessiva
  • Narratore vicario (se per esempio ii paziente ha disabilità comunicative)

MEDICINA NARRATIVA IN ITALIA

La medicina narrativa ha fatto molta strada in Italia, dal 2009 quando è nata la Società italiana di Medicina Narrativa che oggi ha un suo sito nel quale vengono messe a confronto esperienze diverse. Un ambulatorio di Medicina narrativa è stato aperto a Rieti, e altri importanti progetti si sono realizzati al san Raffaele di Milano, al Sant’Andrea di Roma, in diverse strutture sanitarie della Toscana. La medicina narrativa è molto utilizzata nei percorsi di VIDAS, l’associazione che si occupa dei malati terminali. Con il progetto NAME Piemonte, portato avanti dalla società italiana di Medicina Narrativa con la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, si sta cercando di dare una valutazione e una misurazione oggettive sugli impatti della medicina narrativa sulla pratica clinica.

Il rapporto tra medico e paziente:

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