Shrinkflation: confezioni più piccole e prezzi più alti

È l’ultimo trucco, diventato di gran moda, per alzare i costi della spesa. Di qualsiasi articolo. Il fenomeno si chiama shrinkflation. Possiamo tradurre con una sola parola: speculazione

shrinkflation

Succhi di frutta, bevande gassate, birra, Coca Cola, pasta, dolci, scatolette per il tonno. E anche il cibo per i gatti. Le confezioni stanno diventando sempre più piccole, ma il prezzo resta lo stesso se non aumenta.  Un modo per nascondere, in modo poco trasparente, un aumento dei costi per il consumatore, talvolta sbalorditivi. sbalorditivi. L’ultimo prodotto a subire la legge della shrinkflation è la Birra Peroni, la cui confezione è passata da 66 cl a 62 cl, lasciando il prezzo inalterato, se non aumentandolo.

SHRINKFLATION

In inglese il fenomeno viene chiamato shrinkflation, ovvero shrink, che significa restringere, e flation, inflazione.  La spesa si è avvitata in un circolo perverso di aumento delle materie prime, inflazione e speculazione. Il risultato è che tutto è diventato più caro, anche attraverso la dissimulazione del ritocco al packaging. Due esempi.  Le bevande gassate che un tempo si vendevano in confezioni da un litro e mezzo, adesso compaiono sugli scaffali dei supermercati  nella versione ridotta da 1,35 litri. Ma il prezzo a litro è passato da 1,13 euro a 1,22. Un bel salto. Il cibo per i gatti si pagava 3,16 euro al chilo, in confezioni da 100 grammi; adesso la scatola è da 85 grammi, ma il prezzo è volato a 4,21 euro al chilo. A questo punto il cibo per gatti non resta che preparalo a casa. Intanto in Italia ci sono circa 10.000 prodotti venduti con il sistema dello shrinkflation.

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PREZZO IDENTICO MA MENO PRODOTTO

Il trucco della riduzione della quantità del prodotto non avviene soltanto attraverso la confezione che si restringe, ma anche inserendo al suo interno una minore quantità di ciò che il consumatore sta acquistando. Così i fazzoletti di carta da dieci diventano nove, il liquido del detersivo (un tipico prodotto per le pulizie domestiche che possiamo fare in casa) diminuisce del 10-15 per cento,  la pasta nelle scatole si taglia, come lo yogurt nei vasetti. Tutto pur di lasciare invariati i margini di guadagno dei produttori.

CONFEZIONI PIÙ PICCOLE ALLO STESSO PREZZO

I generi più colpiti da questa diabolica manovra dei produttori sono gli articoli di largo consumo. Come i pacchi di pasta che da mezzo chilo sono scesi a 400 grammi, con lo stesso prezzo. Il tubetto di dentifricio che si è rimpicciolito da 100 a 75 ml. Buste di patatine realizzate in modo da contenere almeno 10 chips in meno.

SHRINKFLATION INDAGINE ANTITRUST

Finora lo shrinkflation è passato quasi sotto silenzio, ma dopo l’accelerazione  che ha avuto con il Covid e innanzitutto con gli effetti per la guerra in Ucraina, qualcosa si sta muovendo a difesa dei consumatori. Il Codacons ha presentato denunce in 104 procure in tutta Italia, e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ogni tanto prova a dare segni della sua esistenza, ha aperto un fascicolo. L’indagine non è semplice, in quanto le aziende hanno, giustamente, il diritto, di cambiare packaging o di ridurre la quantità del prodotto, ma hanno anche l’obbligo di comunicarlo in modo chiaro nell’etichetta. In pratica, il prezzo deve essere specificato anche rispetto alla quantità del prodotto, in modo che il consumatore capisca bene quanto lo sta pagando. Quante lo fanno?

COME DIFENDERSI DALLO SHRINKFLATION

Le motivazioni con le quali le aziende giustificano gli aumenti mascherati dei prodotti rasentano il ridicolo. Alcune tirano fuori la solita favola della sostenibilità, sostenendo che confezioni più piccole si traducono in meno rifiuti e meno inquinamento. Falso. Semmai è vero il contrario: di confezioni più piccole se ne vendono una maggiore quantità, e in questo modo si appesantisce la catena di smaltimento. Altre aziende dicono che con un peso inferiore e minori quantità di prodotto acquistato, le famiglie sono indotte a sprecare meno. Cosa tutta da dimostrare, mentre è certo che pagano di più, e non poco. In questo scenario al consumatore non restano che le difese fai-da-te. E non sono inutili.. Primo: controllare il costo riferito al peso in etichetta. Secondo: preferire, quando è possibile, punti vendita con prodotti sfusi.  Terzo: confrontare marchi e qualità dei prodotti prima di fare una scelta.

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