Salta anche la Cop26, una decisione pericolosa nella lotta ai cambiamenti climatici

In questi giorni è stato deciso di rinviare al 2021 la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2020 a causa dell’emergenza coronavirus. Ancora una volta, scelte ormai improcrastinabili rischiano di passare in secondo piano

In assenza di una visione di lungo periodo e di programmi in grado di disegnare il futuro, le nostre società si abbandonano sempre più spesso alle politiche dell’emergenza. L’ennesima dimostrazione di questa tendenza è la decisione di questi giorni di rinviare al 2021 la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2020 a causa dell’emergenza coronavirus. La Cop26 si doveva tenere presso lo Scottish Events Campus a Glasgow, in Scozia, dal 9 al 20 novembre, e il suo rinvio, secondo buona parte della comunità scientifica, è un grande errore.

RISCHI AMBIENTE RINVIO COP 26

In questi giorni proprio lo Scottish Events Campus è diventato la rappresentazione plastica dell’emergenza. Al suo interno, infatti, è stato allestito un ospedale da campo per i pazienti di Covid-19 per dare respiro al Servizio sanitario britannico che, come gli equivalenti di diversi Paesi, si trova in grande difficoltà. La decisione di rimandare il grande evento ha seguito quelle che hanno portato alla cancellazione di tutti i grandi eventi: da quelli sportivi a quelli culturali. Il problema però è che la salute del Pianeta non può aspettare ulteriormente. E se, da una parte, è giusto concentrarsi sulla grave emergenza del momento, non bisogna dimenticare che sulle nostre teste pende una spada di Damocle ben più pericolosa.

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COP26 EMERGENZA CLIMATICA

Un rischio ricordato anche del capo task force dell’Onu sui cambiamenti climatici Patricia Espinosa: “covid-19 è la minaccia più urgente per l’umanità di oggi, ma non possiamo dimenticare che i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia per l’umanità a lungo termine”. Un pericolo contro il quale bisogna continuare ad agire con la massima decisione, anche ora che si aprirà un momento molto importante per la programmazione del prossimo futuro. A tal proposito, 11 Ministri dell’Ambiente europei, tra cui l’italiano Sergio Costa, hanno ricordato l’importanza di non “cedere alla tentazione di mettere in campo soluzioni a breve termine in risposta all’attuale crisi, che rischiano di bloccare l’Ue in un’economia dei combustibili fossili per i prossimi decenni”. Per i ministri: “Dobbiamo invece rimanere determinati ad innalzare il target al 2030 dell’Ue entro la fine di quest’anno, rispettando la tempistica stabilita dall’Accordo di Parigi nonostante il rinvio della Cop26, e stimolando gli altri attori globali ad innalzare a loro volta le proprie ambizioni”. La speranza è che questi intenti prendano forma in provvedimenti e in azioni concrete, di cui ci sarà molto bisogno da qui al 2021.

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