Rischio pertosse: perché bisogna vaccinarsi

Durante la malattia: bere molto, pasti piccoli e frequenti, lavarsi spesso le mani. Una malattia infettiva molto contagiosa.

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Il vaccino contro la pertosse è fondamentale per proteggere i neonati da una malattia i cui casi in Europa, nel corso del 2024, sono decuplicati rispetto all’anno precedente.

La pertosse, detta anche tosse convulsa o tosse canina, è una malattia infettiva delle vie respiratorie, altamente contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis.

Altri batteri del genere Bordetella come Bordetella parapertussis e Bordetella holmesii, possono, anche se raramente, provocare disturbi simili ma più lievi.

Quando una persona infetta tossisce o starnutisce, piccole goccioline piene di germi vengono disperse nell’aria e chiunque si trovi nelle vicinanze può inspirarle e infettarsi.

Chi colpisce

La pertosse colpisce individui di tutte le età, ma prevalentemente bambini di età inferiore ai 5 anni, e i soggetti più a rischio sono i lattanti con meno di 6 mesi di vita.

A differenza delle altre malattie infantili, l’immunità acquisita in seguito all’infezione naturale o con la vaccinazione non è definitiva, ma anzi diminuisce col tempo: ecco perché non soltanto il vaccino è l’unica, vera forma di prevenzione contro la pertosse, ma occorre anche seguire con attenzione il calendario dei richiami.

Perché vaccinarsi

Il vaccino è raccomandato per una serie di motivi, tutti molto importanti.

  • Protegge i neonati e i bambini piccoli. I neonati non possono ricevere il vaccino completo subito dopo la nascita e sono i più a rischio di complicanze gravi. Vaccinare donne in gravidanzafamiliari, e operatori sanitari crea una “cocooning strategy” (strategia del bozzolo), proteggendo il neonato nei primi mesi. Qui trovate tutte le indicazioni che inducono a suggerire il vaccino anti-pertosse durante la gravidanza. 
  • Previene forme gravi della malattia. il vaccino non elimina completamente la possibilità di contrarre la pertosse, ma chi si ammala dopo la vaccinazione tende ad avere sintomi più lievi e minore rischio di complicanze.
  • Riduce la diffusione del batterio. Anche gli adulti e gli adolescenti possono trasmettere la pertosse, spesso senza sintomi gravi. Vaccinarsi riduce la possibilità di diventare portatori e infettare altre persone.
  • Servono i richiami. L’immunità conferita dal vaccino o dalla malattia naturale diminuisce nel tempo. Per questo motivo sono previsti richiami in età adolescenziale e adulta.
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Come vaccinarsi

Esiste un vaccino contro difterite, tetano e pertosse (DTPa), incluso nell’esavalente (che comprende tetano-difterite, pertosse e poliomielite, epatite B ed Haemophilus influenzale di tipo B). Tra l’altro questo vaccino è obbligatorio per andare a scuola.  

Si somministra con una iniezione intramuscolo secondo un calendario ben preciso:

  • Prima dose a 3 mesi di età
  • Seconda dose a 5 mesi di età
  • Terza dose a 11-12 mesi di età

Il calendario vaccinale in Italia prevede, un richiamo obbligatorio per i bambini in età pre-scolare (6 anni) e per gli adolescenti nati dal 2001 in poi.

Dato che la pertosse è più grave e può essere anche mortale nei neonati e nei lattanti fino a 6 mesi e in genere nei bambini al di sotto di 1 anno, viene consigliata la vaccinazione della madre al terzo trimestre di gravidanza per proteggere i bambini prima che completino il ciclo di immunizzazione. Gli anticorpi materni, infatti, passano al nascituro attraverso la placenta. In particolare la vaccinazione è fortemente raccomandata tra la 27ª e 36ª settimana di gravidanza, quando la madre trasmette anticorpi al feto, proteggendolo nei primi mesi di vita.

Altre misure di prevenzione

Oltre alla vaccinazione, l’adozione di buone pratiche igieniche è fondamentale per prevenire la diffusione della pertosse. Queste includono:

  • Lavare frequentemente le mani, soprattutto dopo aver tossito o starnutito.
  • Utilizzare fazzoletti monouso per coprire la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce e smaltirli correttamente.
  • Evitare il contatto stretto con persone malate.
  • Mantenere un ambiente domestico pulito, in particolare le superfici che vengono toccate frequentemente.

Sintomi

Le persone che vengono colpite dalla pertosse , una malattia, ricordiamolo, altamente contagiosa, presentano sintomi evidenti, come attacchi di  tosse violenti e prolungati,  seguiti spesso da un’inspirazione rumorosa (il classico “urlo inspiratorio”).

Altri sintomi da non sottovalutare sono: 

  • Difficoltà respiratorie
  • Febbre
  • Apnea
  • Cianosi e vomito (specie nel neonato)

 Nei neonati e nei bambini piccoli è importante fare attenzione ai segni di disidratazione, come labbra secche, pianto senza lacrime e pannolini asciutti o con poca pipì.

La pertosse può durare settimane o mesi, per questo è chiamata anche “la tosse dei 100 giorni”.

Come si trasmette

La pertosse si trasmette principalmente tramite le goccioline di saliva rilasciate quando una persona infetta tossisce o starnutisce. Il periodo di incubazione, ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione al batterio e l’insorgenza dei sintomi, varia generalmente da 7 a 10 giorni, ma può arrivare fino a 21 giorni.

Una persona infetta è più contagiosa durante la fase catarrale, quando i sintomi sono simili a un normale raffreddore, ma la trasmissione può avvenire anche durante la fase parossistica. Poiché i sintomi iniziali non sono distintivi, una persona infetta può diffondere il batterio prima di essere consapevole della sua condizione.

Diagnosi

La diagnosi della pertosse nelle prime fasi può essere difficile perché i segni e i disturbi che causa possono risultare simili a quelli di altre comuni malattie respiratorie, come il raffreddore, l’influenza o la bronchite. Per accertarla possono essere necessari esami medici che includono:

  • Coltura batterica: il medico passa un tampone o aspira il catarro che si trova nella parte interna del naso (rinofaringe) e lo mette in speciali terreni di coltura per verificare se cresce il batterio della pertosse (Bordetella pertussis).
  • Reazione a catena della polimerasi (PCR): si tratta di un esame più sofisticato che può essere eseguito sullo stesso campione prelevato dal naso-faringe. Il test PCR è più rapido e sensibile della coltura per rilevare la presenza del batterio della pertosse.
  • Esami del sangue: viene prelevata una piccola quantità di sangue e inviata a un laboratorio per eseguire l’emocromo e controllare il numero dei globuli bianchi. I globuli bianchi, infatti, aumentano in caso di infezioni. Si tratta di un test a carattere generale e non specifico per la pertosse.
  • Radiografia del torace: può essere necessaria per rilevare se la pertosse abbia causato una polmonite.
  • Esami sierologici: nei casi dubbi, la pertosse può essere accertata (diagnosticata) a distanza di due o tre settimane dall’infezione acuta, mediante test sierologici, vale a dire misurando gli anticorpi specifici presenti nel sangue. Tali test possono essere utilizzati anche per accertare la pertosse nei bambini più grandi, negli adolescenti e negli adulti.

Cure e trattamenti

La terapia per la pertosse si basa sull’utilizzo di antibiotici, in genere eritromicina o antibiotici della stessa classe. La cura antibiotica iniziata prima della fase in cui la tosse diventa intensa e incontrollabile (fase parossistica) abbrevia il tempo di contagio e la durata della malattia, ma i sintomi non sempre vengono ridotti.

Nelle persone curate con antibiotici, il periodo di infettività termina circa 5 giorni dopo l’inizio della terapia, mentre nelle persone non curate la possibilità di contagiare gli altri dura fino a 3 settimane. Per alleviare i sintomi, possono essere prescritti anche farmaci antitossesedativi, e farmaci antispasmo. Nei neonati e nei bambini piccoli, in genere, è necessario il ricovero in ospedale perché i disturbi sono più gravi e la malattia è più pericolosa.

Complicanze

La pertosse se presa in ritardo, o curata male, può portare ad alcune complicanze, specie per i bambini più piccoli. Tra queste segnaliamo:

  • Otiti
  • Bronchiti
  • Polmoniti
  • Convulsioni ed encefaliti
  • Costole incrinate
  • Ernie addominali
  • Rotture dei vasi sanguigni
  • Sanguinamento dal naso

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