La pertosse, detta anche tosse convulsa o tosse canina, è una malattia infettiva delle vie respiratorie, altamente contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis. Altri batteri del genere Bordetella come Bordetella parapertussis e Bordetella holmesii, possono, anche se raramente, provocare disturbi simili ma più lievi.
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Chi colpisce
La pertosse colpisce individui di tutte le età ma prevalentemente bambini di età inferiore ai 5 anni, e i soggetti più a rischio sono i lattanti con meno di 6 mesi di vita. A differenza delle altre malattie infantili, l’immunità acquisita in seguito all’infezione naturale o con la vaccinazione non è definitiva, ma anzi diminuisce col tempo.
Cause
La causa della patologia è legata alla diffusione del batterio che la genera: il Bordetella pertussis. Quando una persona infetta tossisce o starnutisce, piccole goccioline piene di germi vengono disperse nell’aria e chiunque si trovi nelle vicinanze può inspirarle e infettarsi.
Sintomi
I sintomi della pertosse sono piuttosto evidenti e non vanno sottovalutati:
- Tosse persistente
- Tosse catarrale, nella prima fase, che dura 1-2 settimane e dopo diventa parossistica
- Difficoltà respiratorie
- Febbre
- Apnea
- Cianosi e vomito (specie nel neonato)
Diagnosi
L’accertamento (diagnosi) della pertosse nelle prime fasi può essere difficile perché i segni e i disturbi (sintomi) che causa sono simili a quelli di altre comuni malattie respiratorie, come il raffreddore, l’influenza o la bronchite. Per accertarla possono essere necessari esami medici che includono:
- Coltura batterica: il medico passa un tampone o aspira il catarro che si trova nella parte interna del naso (rinofaringe) e lo mette in speciali terreni di coltura per verificare se cresce il batterio della pertosse (Bordetella pertussis).
- Reazione a catena della polimerasi (PCR): si tratta di un esame più sofisticato che può essere eseguito sullo stesso campione prelevato dal naso-faringe. Il test PCR è più rapido e sensibile della coltura per rilevare la presenza del batterio della pertosse.
- Esami del sangue: viene prelevata una piccola quantità di sangue e inviata a un laboratorio per eseguire l’emocromo e controllare il numero dei globuli bianchi. I globuli bianchi, infatti, aumentano in caso di infezioni. Si tratta di un test a carattere generale e non specifico per la pertosse.
- Radiografia del torace: può essere necessaria per rilevare se la pertosse abbia causato una polmonite.
- Esami sierologici: nei casi dubbi, la pertosse può essere accertata (diagnosticata) a distanza di due o tre settimane dall’infezione acuta, mediante test sierologici, vale a dire misurando gli anticorpi specifici presenti nel sangue. Tali test possono essere utilizzati anche per accertare la pertosse nei bambini più grandi, negli adolescenti e negli adulti.
Rimedi naturali
Il primo rimedio naturale è bere molto: nei neonati e nei bambini piccoli è importante fare attenzione ai segni di disidratazione, come labbra secche, pianto senza lacrime e pannolini asciutti o con poca pipì.
Per evitare che dopo la tosse compaia il vomito può essere opportuno fare pasti piccoli e frequenti. Per prevenire il contagio occorre coprirsi la bocca e lavarsi spesso le mani; in presenza di altre persone, è consigliabile indossare una mascherina.
Terapia
La terapia si basa sull’utilizzo di antibiotici, in genere eritromicina o antibiotici della stessa classe. La cura antibiotica iniziata prima della fase in cui la tosse diventa intensa e incontrollabile (fase parossistica) abbrevia il tempo di contagio e la durata della malattia, ma i sintomi non sempre vengono ridotti.
Nelle persone curate con antibiotici, il periodo di infettività termina circa 5 giorni dopo l’inizio della terapia, mentre nelle persone non curate la possibilità di contagiare gli altri dura fino a 3 settimane. Per alleviare i sintomi, possono essere prescritti anche farmaci antitosse, sedativi, e farmaci antispasmo. Nei neonati e nei bambini piccoli, in genere, è necessario il ricovero in ospedale perché i disturbi sono più gravi e la malattia è più pericolosa.
Il vaccino
Esiste un vaccino contro difterite, tetano e pertosse (DTPa), incluso nell’esavalente (che comprende tetano-difterite, pertosse più poliomielite, epatite B ed Hemophillus influenzale di tipo B). Tra l’altro questo vaccino è obbligatorio per andare a scuola.
Si somministra con una iniezione intramuscolo secondo un calendario ben preciso:
- Prima dose a 3 mesi di età
- Seconda dose a 5 mesi di età
- Terza dose a 11-12 mesi di età
Il calendario vaccinale in Italia prevede, un richiamo obbligatorio per i bambini in età pre-scolare (6 anni) e per gli adolescenti nati dal 2001 in poi.
Dato che la pertosse è più grave e può essere anche mortale nei neonati e nei lattanti fino a 6 mesi e in genere nei bambini al di sotto di 1 anno, viene consigliata la vaccinazione della madre al terzo trimestre di gravidanza per proteggere i bambini prima che completino il ciclo di immunizzazione. Gli anticorpi materni, infatti, passano al nascituro attraverso la placenta.
Prevenzione
Oltre alla vaccinazione, l’adozione di buone pratiche igieniche è fondamentale per prevenire la diffusione della pertosse. Queste includono:
- Lavare frequentemente le mani, soprattutto dopo aver tossito o starnutito.
- Utilizzare fazzoletti monouso per coprire la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce e smaltirli correttamente.
- Evitare il contatto stretto con persone malate.
- Mantenere un ambiente domestico pulito, in particolare le superfici che vengono toccate frequentemente.
Possibili complicazioni
La pertosse se presa in ritardo, o curata male, può portare ad alcune complicazione, specie i bambini più piccoli. Tra queste segnaliamo:
- Otiti
- Bronchiti
- Polmoniti
- Convulsioni ed encefaliti
- Costole incrinate
- Ernie addominali
- Rotture dei vasi sanguigni
- Sanguinamento dal naso
Trasmissione
La pertosse si trasmette principalmente tramite le goccioline di saliva rilasciate quando una persona infetta tossisce o starnutisce. Il periodo di incubazione, ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione al batterio e l’insorgenza dei sintomi, varia generalmente da 7 a 10 giorni, ma può arrivare fino a 21 giorni.
Una persona infetta è più contagiosa durante la fase catarrale, quando i sintomi sono simili a un normale raffreddore, ma la trasmissione può avvenire anche durante la fase parossistica. Poiché i sintomi iniziali non sono distintivi, una persona infetta può diffondere il batterio prima di essere consapevole della sua condizione.
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