
Le coccole fanno molto bene ai bambini, specie quando sono ancora in fasce. Aiutano a renderli più forti e più sereni. Fanno sentire il calore dell’amore di un genitore. Ma che succede quando il parto è prematuro? Chi si occupa, oltre ai medici, di un bebè che sta lottando con la vita?
PARTO PREMATURO
In Italia si contano 30mila parti prematuri all’anno, una cifra molto alta se consideriamo la quantità di lavoro che deriva da problemi di questo genere. Dunque, il personale è sempre poco per dare il massimo di assistenza ai neonati e alle loro famiglie, e diventa decisivo il ruolo del volontariato. Come nel caso dell’Associazione Il cucciolo, nata nel 1995 grazie all’iniziativa di un gruppo di genitori di bambini nati precocemente.
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IL CUCCIOLO
L’associazione Il Cucciolo svolge la sua attività a supporto dell’Unità di Neonatologia e Terapia intensiva dell’ospedale neonatale Sant’Orsola a Bologna. I volontari accarezzano i bebè ancora nell’incubatrici, con tocchi molto leggeri, e con qualche parola appena sussurrata. Tutto per aiutarli a crescere, a restare in vita. Anche grazie alle carezze. «Il cibo non basta, serve il contatto fisico» dice con efficace sintesi il professore Luigi Corvaglia, direttore al Sant’Orsola, intervistato dalla giornalista Caterina Pasolini per il quotidiano La Repubblica. E per contatto fisico si intendono innanzitutto coccole carezze.
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CURARE BAMBINI PREMATURI CON LE COCCOLE
La cura dei bebè prematuri, con i loro problemi non solo fisici (il rischio è che i danni psicologici, nel tempo, diventino quelli più difficili da recuperare), usando le coccole, non è una novità. Abbiamo raccontato, per esempio, l’esperienza dell’Associazione Dharma, partita dagli ospedali di Brescia e poi allargatasi in diverse regioni italiane. Altre esperienze significative ci sono a Torino (Le coccole di mamma Irene) e Parma (Donatori di coccole). Esperienze che dovrebbero diventare sempre più diffuse.
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