Non sprecare vita: 2000 morti l’anno per l’amianto

La bonifica dei siti inquinati e’ troppo lenta. L’Istituto superiore di Sanita’: 2.000 vittime l’anno La notte dell’amianto non e’ ancora passata. A causa di ritardi burocratici, carenza di finanziamenti, conflitti tra istituzioni, la bonifica dei siti piu’ inquinati procede a rilento. E la fibra continua indisturbata a uccidere. Secondo l’Istituto superiore di sanita’, duemila …

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La bonifica dei siti inquinati e’ troppo lenta. L’Istituto superiore di Sanita’: 2.000 vittime l’anno

La notte dell’amianto non e’ ancora passata. A causa di ritardi burocratici, carenza di finanziamenti, conflitti tra istituzioni, la bonifica dei siti piu’ inquinati procede a rilento. E la fibra continua indisturbata a uccidere. Secondo l’Istituto superiore di sanita’, duemila persone ogni anno.

questa la conclusione di un dossier preparato da Legambiente per la Conferenza nazionale sull’amianto comincia ieri a Torino. La polvere killer, un minerale con proprieta’ isolanti molto usato nell’edilizia, fu dichiarata fuorilegge nel 1992, quando eravamo il secondo produttore europeo. Da quel momento, novemila italiani si sono ammalati di tumore, inalandola. Poiche’ gli effetti sull’apparato respiratorio si prolungano per decenni, la bonifica e’ indispensabile per salvare altre vite.

Eppure, diciassette anni dopo, poco e’ stato fatto. Oggi in Italia l’amianto e’ ancora presente in alcuni milioni di micrositi: dai cantieri navali alle cisterne sui condomini, dai capannoni ai depositi degli attrezzi in campagna. Ma soprattutto in sette aree dichiarate a partire dal ?98 siti di bonifica di interesse nazionale. Cinque sono quelle su cui sorgevano gli stabilimenti che producevano amianto, due le cave dove si estraeva la fibra. In tutto coprono una superficie di 75 mila ettari, quasi la meta’ della provincia di Milano.

Legambiente, che ha dato una pagella ai sette siti, dimostra che l’emergenza non e’ cessata. Le eccezioni positive sono Bagnoli (Napoli), dove la bonifica sara’ conclusa l’anno prossimo, e Casale Monferrato, l’area piu’ compromessa con oltre quaranta Comuni colpiti. Le buone notizie finiscono qui. Sempre in Piemonte, la Regione che all’amianto ha pagato il prezzo piu’ alto, e’ molto critica la situazione della cava di Balangero, la piu’ grande d’Europa.

Le polveri sono li’, mancano venti milioni di euro e si rischiano crolli delle strutture di contenimento. Tutto fermo anche nell’altra miniera, a Emarese (Aosta): la bonifica non e’ stata ancora avviata, Regione e ministero litigano davanti al Tar. Situazioni inaccettabili come quella di Brioni (Pavia), dove non e’ ancora concluso l’intervento per mettere in sicurezza l’area e della bonifica neanche si parla, in attesa dei trenta milioni di euro necessari. Un po’ meglio va a Bari e a Siracusa, dove almeno i primi interventi di emergenza sono completati.

Il bilancio, dunque, e’ negativo: solo due voti positivi su sette. “Il ministero dell’ambiente deve darsi una mossa – spiega Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – su alcuni siti non si fanno riunioni da un anno: una follia”.

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