Smog in Italia, siamo in piena emergenza. E rischiamo una multa di 1 miliardo di euro dall’Europa

Siamo il paese europeo, dopo Polonia e Bulgaria, con il più alto numero di violazioni del tetto massimo di giorni nei quali le polveri sottili sono a livelli record. E ogni anno si contano 66mila decessi prematuri per smog. Insomma: stiamo imbrogliando l’Europa e stiamo accorciando la vita dei cittadini.
smog in italia

SMOG IN ITALIA –

L’inquinamento da smog colpisce l’Italia in modo sempre più forte, mentre la nostra politica ambientale riesce solo a balbettare qualche misera promessa e qualche manciata di euro messi sul tavolo che, al momento, non hanno dato alcun risultato di rilievo. Anzi. Stando a quanto è ben raccontato e documentato in un’inchiesta del quotidiano La Stampa, l’Europa ci ha messo con le spalle al muro per l’ennesima volta. Con un doppio spreco: vite umane che si accorciano e soldi che dobbiamo pagare in seguito alle multe, per infrazioni ambientali, che riceviamo. Inoltre, stiamo facendo la figura dei soliti imbroglioni in Europa, in quanto gli impegni che abbiamo preso con l’Unione sono scaduti, lo smog non è diminuito secondo i parametri che avevamo promesso, e adesso ce la vorremmo cavare all’italiana, dicendo che gli accordi fatti avevano target esagerati per l’Italia, impossibili da centrare. E vorremmo elemosinare l’ennesima proroga degli obiettivi fino al 2020.

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COME RIDURRE LO SMOG –

Gli ultimi dati dell’Agenzia europea per l’Ambiente, intanto, sono davvero da brivido e gridano vendetta per la nostra insipienza: in Italia abbiamo 66mila decessi prematuri l’anno, causati dalle emissioni di polveri sottili. E l’Italia è il peggiore paese europeo, superato solo da Polonia e Bulgaria, per violazioni continue del tetto massimo di giorni nei quali si superano le soglie critiche delle emissioni. Da qui la decisione della Commissione di aprire una procedura d’infrazione, con un rinvio alla Corte di Giustizia europea, dove rischiamo di essere sanzionati con una multa da 1 miliardo di euro.

Lo smog, è bene ricordarlo, ha due cause fondamentali: la prima è legata all’inquinamento del traffico stradale che vale il 40 per cento delle emissioni di biossido di azoto, mentre la seconda è legata alle fonti energetiche inquinanti, con l’aggravante che il surriscaldamento climatico agevola, con la siccità, la stagnazione dello smog.

Da qui la necessità di coordinare gli interventi delle varie regioni (pensiamo a Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna) per contrastare lo smog insieme, e non andando ognuno per la propria strada e sprecando soldi e efficacia delle misure. Se a Milano, per capirci, si riesce a ridurre il traffico automobilistico, grazie a una buona rete di trasporto pubblico, i risultati per la riduzione dello smog si azzerano se poi arrivano le polveri sottili dalla Pianura Padana.

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INCENTIVI PER RIDURRE LO SMOG –

La lotta contro lo smog passa anche per una totale revisione degli impianti di riscaldamento, sia negli edifici pubblici che nelle case private. E per questo servono incentivi, soldi contanti messi a disposizione di chi intende cambiare gli impianti energivori e spreconi.

Peccato che questi soldi, circa 900 milioni di euro in totale, ci siano, con tanto di legge, stanziamento e norme per richiedere il contributo. Ma a fronte di norme sono troppo cervellotiche, e sotto certi punti di vista perfino incomprensibili, sono ancora pochi i soldi investiti davvero per l’efficienza energetica delle abitazione private e degli edifici pubblici.

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REGOLE APPLICATIVE DEL CONTO TERMICO –

Per rendersi conto di questa autentica follia, di uno spreco del denaro pubblico e delle occasioni per migliorare l’efficienza energetica e ridurre l’inquinamento, basta dare uno sguardo sul web alle “Regole applicative del conto termico”. Formula sibillina per spiegare quali sono le procedure da seguire per sostituire un vecchio impianto di riscaldamento e beneficiare degli incentivi stanziati dal governo. Il regolamento comprende ben 149 pagine, è scritto con il solito linguaggio burocratese, per il quale servirebbe un interprete, e non fa altro che scoraggiare le richieste.

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