La fabbrica di Bari che dal 1972 continua a uccidere per l’amianto

La Fibronit, che produceva materiali per l’edilizia in amianto nel cuore di Bari, è stata chiusa nel lontano 1985. Ma da allora la bonifica non è mai partita, e inatnto le vittime sono 40 all’anno.

FIBRONIT BARI AMIANTO –

Questa è una classica storia all’italiana. Un impasto di conflitti giudiziari, scontri politici, pastoie burocratiche, e una fabbrica che dal 1972, nonostante sia stata chiusa, continua a uccidere per colpa dell’amianto. Quaranta morti l’anno.

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La Fibronit ha chiuso i battenti nel lontano 1985, dopo mezzo secolo di attività: la sua produzione, nel cuore di Bari, era macchiata dall’amianto. Una vera bomba ecologica. Ma dopo la chiusura bisognava procedere con la demolizione e la bonifica dell’area. La Fibronit, infatti, specializzata nella produzione di elementi per l’edilizia in amianto, dal 1972 al 1995 ha ucciso 417 operai per mesotelioma e asbestosi. E altre 300 vittime si contano tra gli abitanti della «zona rossa», ovvero i tre quartieri che si trovano entro un chilometro in linea d’area con la fabbrica.

La gara per la rimozione e la bonifica della ex fabbrica è stata fatta nel lontano 2013 dall’amministrazione regionale guidata da Emiliano, ma una serie di interventi del Tar hanno di fatto bloccato l’aggiudicazione dei lavori. Adesso si attende il responso del Consiglio di Stato, e l’unica voce che si sente è quella dell’Associazione familiari delle vittime dell’amianto. Quanto bisognerà aspettare per avviare la bonifica? E quanti morti bisognerà ancora contare?

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