L’Abruzzo da ricostruire un mese dopo

A un mese di distanza dal tragico terremoto che ha devastato l’Abruzzo, distruggendo o danneggiando 25mila abitazioni, e’ possibile fare un primo bilancio sugli interventi per l’emergenza e sui provvedimenti per la ricostruzione. Non e’ superfluo ricordare che nella fase piu’ drammatica ha funzionato innanzitutto il metodo. I soccorsi sono stati rapidi, efficaci, coraggiosi. La …

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A un mese di distanza dal tragico terremoto che ha devastato l’Abruzzo, distruggendo o danneggiando 25mila abitazioni, e’ possibile fare un primo bilancio sugli interventi per l’emergenza e sui provvedimenti per la ricostruzione. Non e’ superfluo ricordare che nella fase piu’ drammatica ha funzionato innanzitutto il metodo. I soccorsi sono stati rapidi, efficaci, coraggiosi. La macchina della Protezione civile ha lavorato a pieni giri con un’accorta regia, e si e’ integrata con straordinaria sintonia all’esercito dei volontari che sono scesi in campo spontaneamente. Pensate che in questo momento, soltanto sotto la bandiera della Croce Rossa nelle zone terremotate dell’Abruzzo sono al lavoro 1700 volontari e altri 5000 sono pronti a partire. La gara della solidarieta’ non si e’ fermata, dopo l’onda impetuosa dell’emozione e del dolore, e la raccolta dei fondi procede a buon ritmo: quasi 5 milioni di euro sono arrivati attraverso le sottoscrizioni della stessa Croce Rossa.
Un buon metodo e’ stato anche quello di mostrare, sui luoghi del disastro, una presenza fisica, quotidiana, delle istituzioni.

Tutti hanno fatto sentire il peso delle loro responsabilita’, e la decisione di trasferire il vertice del G8 a L’Aquila rappresentera’ un’occasione per mettere le popolazioni colpite dal terremoto al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Ne hanno bisogno. Per non sentirsi isolate o, peggio, abbandonate, in un momento molto delicato, che segna il passaggio dall’emergenza alla fase piu’ complessa della ricostruzione. Qui, nella transizione, l’efficienza della macchina amministrativa si misurera’ attraverso tre indicatori essenziali. Il primo e’ il ritorno a una normalita’, almeno parziale. I sopralluoghi degli edifici colpiti dalle scosse sono gia’ 24mila (e nel 53 per cento dei casi, per fortuna, i palazzi sono stati giudicati agibili), e quindi possiamo sperare che entro questo mese ci saranno migliaia di famiglie rientrate nelle loro case. Il secondo parametro riguarda i tempi della consegna delle prime, nuove abitazioni: entro settembre, ha promesso il capo del governo, e sarebbe molto grave se l’impegno non fosse rispettato con rigorosa puntualita’. Il terzo indicatore si riferisce ai fondi stanziati, che non possono essere virtuali. Una volta circoscritta l’area del terremoto, per evitare lo scandalo dell’allargamento senza confini come e’ avvenuto in occasione della ricostruzione in Campania, bisognera’ garantire tempestivita’ e certezza nell’uso della risorse. Evitando il vizio piu’ diffuso della spesa pubblica nazionale: lo spreco.

E qui veniamo al merito degli interventi. Da un primo calcolo il costo finanziario del terremoto e’ attorno agli 8 miliardi di euro, 1,5 per l’emergenza e 6,5 per la ricostruzione. Praticamente una legge finanziaria pesante, pesantissima. I soldi ci sono? Sulla carta il governo li ha gia’ programmati, scadenzandoli nei prossimi anni, e prevedendo alcune misure molto mirate e dirette per i cittadini. Sul tavolo c’e’ un assegno di 3 miliardi per il credito di imposta per la ricostruzione delle case; ci sono le agevolazioni fiscali per mettere le abitazioni e gli edifici pubblici in sicurezza rispetto al rischio sismico; e ci sono gli assegni di disoccupazione (per sei mesi) per 3.800 lavoratori e gli indennizzi di 800 euro (per tre mesi) per 11.700 autonomi. E’ uno sforzo enorme per un paese ancora ingessato da un gigantesco debito pubblico e impegnato a fronteggiare gli effetti a catena della crisi economica. E’ uno sforzo sul quale l’opinione pubblica dovra’ vigilare con tutti gli strumenti a sua disposizione. La ricostruzione in Abruzzo, senza sprechi e clientelismi, senza aprire varchi alle incursioni delle imprese controllate dai clan della malavita, senza confusione dei ruoli tra la magistratura che deve perseguire eventuali reati e la politica che ha il dovere di assumere decisioni di cui risponde ai cittadini, non e’ un problema locale, regionale. E’ un obiettivo del sistema Paese, uno dei disegni strategici sui quali si misurano l’energia vitale, la trasparenza e la coesione di una nazione.

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