L’importanza della preghiera che non è sempre una supplica

Il suo vero valore è nel dialogo, nell’ascolto, nella relazione con il Divino. Che passa per il silenzio e per la fuga dal presentismo

IMPORTANZA DELLA PREGHIERA

Circola un’idea, anche tra i più attivi frequentatori della messa domenicale e dei riti della liturgia, piuttosto riduttiva della preghiera.  Come se fosse soltanto una supplica, un’invocazione, la domanda di una grazia: troppo poco. Tanto da sfumare, in questo modo, la vera importanza della preghiera che tutti, credenti e agnostici, possiamo in qualche modo riconoscere. Sicuramente nell’etimologia della parola (il latino precor significa rivolgersi a qualcuno per ottenere un beneficio), poi contano le nostre fragilità, e magari anche qualche cattiva abitudine, come se Dio fosse disponibile nella versione di dispensatore di miracoli. 

LEGGI ANCHE: Carità, fatela con discrezione e amore

VALORE DELLA PREGHIERA

Una richiesta di aiuto, sotto qualsiasi forma, non va mai disprezzata. E Dio esiste anche per questo. Ma un libro (Cosaè la preghiera?, edizione Cantagalli), scritto con grande sintesi dal presbitero Ricardo Reys Castillo, per tutti coloro che lo ascoltano durante le sue omelie semplicemente don Riccardo,  mi ha fatto molto riflettere sull’origine dell’equivoco e sulla strada per uscirne. Don Riccardo, sintetizzando, spiega come la bellezza della preghiera e il suo valore, stiano nella capacità di creare una relazione con il Divino. Come singole persone e come comunità.

COME SI PREGA

Se la preghiera va ben oltre la supplica, allora il come pregare è una scelta che comprende una moltitudine di possibilità, compresi i canti, le meditazioni, la contemplazione. L’unico elemento comune alle diverse opzioni è la necessità del silenzio, interiore ed esteriore. il canto non è rumore, ma è uno dei più dolci accompagnamenti a qualsiasi attività che mette in campo il cervello e il cuore: la musica aiuta a scrivere, a pensare, ad amare. Perché non dovrebbe aiutare anche a pregare?  Quanto al silenzio, il priore benedettino del convento di Camaldoli, mi spiegò con suggestiva efficacia il suo valore. E mi disse: «Tutti abbiamo bisogno del silenzio per scoprire l’altro, umano o Divino che sia. È un linguaggio necessario. Quando due persone si vogliono veramente bene, riescono a trasmettere il loro amore anche solo guardandosi negli occhi, avvicinando i loro volti. Non parlano. Ma quella comunicazione misteriosa, fatta appunto di sguardi, genera vita, voglia di stare insieme, condivisione di un pezzo di strada. Con il Divino è la stessa cosa».  Viviamo nell’era del rumore, ne siamo circondati, vittime e carnefici: ma per pregare abbiamo bisogno di riscoprire il silenzioCosì come per pregare abbiamo bisogno di uscire dalla trappola del presentismola schiavitù della fretta, di una presunta mancanza di tempo, dell’impegno sempre incombente. Tutti elementi che purtroppo portano a sprecare il valore della preghiera. 

DOVE SI PREGA

Nel suo libro, don Riccardo per dare una risposta a questa domanda ricorre a un suggestivo paradosso. Posso mangiare quando prego? Posso fumare? No, ovviamente. Ma se rovesciamo il punto di partenza e cambiamo l’ordine delle domande (Quando fumo, posso pregare? E quando mangio?), la risposta non può che essere positiva. Ovvero: sì, si può pregare in qualsiasi momento. Probabilmente nella concorrenza che i cristiani subiscono dai musulmani e dagli ebrei, il modo e i luoghi della preghiera giocano a loro favore. Pregiamo meno, e riduce la ricerca di questa relazione al momento in cui entriamo ina chiesa e di solito soltanto la domenica o nei giorni festivi, durante la messa. I musulmani, per esempio, pregano molto più spesso, durante il corso di tutta la giornata e ovunque. Quando vi fermate a una pompa di benzina mentre viaggiate in auto in un paese musulmano, potete stare tranquilli che accanto ai bagni c’è lo spazio per una mini-moschea. Dove pregare.

PER APPROFONDIRE: Come si fa a trovare la fede?

COSA CHIEDERE A DIO?

Se escludiamo per un attimo qualsiasi richiesta che, attraverso la preghiera, abbia a che fare con una supplica, un’implorazione, una grazia, e se riconduciamo la preghiera alla sua funzione di relazione, allora il dialogo diventa molto ricco e carico di sorprese. A Dio possiamo chiedere tutto. Senza il timore del suo giudizio, senza timidezze, pronti anche a esprimere un nostro punto di vista, a far uscire dal sacco della nostra anima il tentacolo del dubbio.Dio ascolta, questo è un punto cardine della fede, e prima o poi fa arrivare la sua voce che dobbiamo essere pronti a recepire, a prendere in considerazione con convinzione. Completando e arricchendo la nostra relazione nata e cresciuta con la preghiera. 

LA VOCE DI PAPA FRANCESCO:

  1. Permesso, grazie, scusa: tre parole che non devono mai mancare (Papa Francesco)
  2. «Il cibo sprecato è rubato alla mensa dei poveri» Papa Francesco
  3. Pedofilia nella Chiesa, una lotta al Male Assoluto che Papa Francesco non può e non deve perdere
Torna in alto