Chiedere scusa non è una resa

Abbiamo perso l'abitudine di riconoscere l'errore. Che può capitare a tutti. Lo consideriamo un segno di debolezza e sprechiamo una parola fondamentale

Quanta fatica, quanto riserbo inutile, prima di pronunciare la parola magica: scusa. Nel pubblico, come nel privato, prevale ormai la tendenza a non riconoscere mai, ma proprio mai, un errore.
È raro, diciamolo, ascoltare da un uomo pubblico il riconoscimento così limpido ed esplicito del proprio errore. In Italia non accade mai. A fronte di tante dichiarazioni, di tante apparizioni nei teatri dei talk show e sulla platea del web, i nostri politici sono ormai abituati a parlare sempre a ruota libera e a non pronunciare mai questa parola. Scusa.

RICONOSCERE GLI ERRORI

È scomparsa la cultura del “rendere conto”: quando hai una funzione pubblica, prima del potere assumi una responsabilità, e di questa devi rispondere a chi ti ha eletto o ti ha nominato. Il vortice delle parole in libertà, vomitate specie sui social, consente di cancellare qualsiasi cosa rapidamente. Neanche il tempo di riconoscere un errore e già è in arrivo la nuova promessa, il nuovo annuncio. Oppure un generico impegno del tipo “Chi sbaglia paga”. Impegno anche questo mai rispettato. Eppure scusa dovrebbe essere una parola chiave del nostro linguaggio pubblico e privato.
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SAPER CHIEDERE SCUSA

Conoscete una delle parole più efficaci per migliorare le relazioni umane, con tutti? È la parola scusa, semplice e chiara, asciutta e potente nella sua semplicità. Sicuramente la conoscete, ma magari appartenete alla maggioranza delle persone che hanno perso l’abitudine di pronunciarla, come se fosse diventata scomoda. O superflua. È quasi una sillaba, più che una parola.

L’IMPORTANZA DI SCUSARSI

Eppure facciamo una fatica enorme a pronunciarla. A casa, quando anche solo in un attimo di stanchezza rispondiamo con fastidio alla domanda di un figlio. In ufficio, quando diventiamo arroganti con il collega più debole. Per strada, magari semplicemente perché abbiamo urtato un altro passante.

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CHIEDERE SCUSA NON E’ SEGNO DI DEBOLEZZA

In pratica oggi diciamo scusa quando vogliamo fare presente al nostro interlocutore qualcosa che non abbiamo capito del suo discorso o che non condividiamo. La deriva verso il sarcasmo di un parola che ha perso la sua potenza semantica, che si può sintetizzare nel sinonimo “mi dispiace”, è molto diffusa nel mondo anglosassone, dove l’uso frequente del termine “sorry” serve proprio a disorientare il nostro interlocutore, quasi a zittirlo.

I VANTAGGI DEL CHIEDERE SCUSA

Secondo quello che scrive il New York Times, la rimozione è avvenuta perché non siamo più interessati a riconoscere l’errore, a prenderne atto, ad evitare che si replichi: piuttosto con una certa prepotenza lo riaffermiamo e diamo valore alla testardaggine, a un modo cocciuto e ostinato di interpretare la vita. Scusa, invece, è una parolina semplice che, come dimostrano anche recenti studi neurologici, migliora le relazioni umane, fino a illuminare la parte del nostro cervello dove è collocata l’empatia.

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PERMESSO E GRAZIE: L’IMPORTANZA DI QUESTE DUE SEMPLICI PAROLE

Ed è una parola chiave della buona convivenza, con Permesso e Grazie, come ha recentemente sottolineato Papa Francesco. Usarla con generosità non significa mostrarsi deboli o remissivi, quanto aperti alle buone relazioni.

“LE SEI STORIE DELLE PAROLE MAGICHE” DI SARA AGOSTINI

E in proposito vi segnalo un bel libro da regalare ai vostri figli, intitolato Le sei storie delle parola magiche (edizioni Gribaudo), scritto da Sara Agostini con le illustrazioni di Marta Tonin. È un libro che fotografa come sei parole rimosse nel nostro vivere quotidiano (Ti voglio benePer piacereGrazieScusaPazienzaCiao) possono aiutarci ad affrontare con leggerezza anche i momenti di tensione più forte con gli altri. Non a caso, in Giapponese Scusa e Grazie sono la stessa parola.

FRASI CELEBRI PER CHIEDERE SCUSA

  • < Scusa non significa sempre che tu hai sbagliato e l’altro ha ragione> Anonimo
Una frase che da sola dice tutto sul valore della parola “scusa” a prescindere  dalla distribuzione dei torti e delle ragioni. Pronunciarsi è un atto di gentilezza, di empatia, di apertura nei confronti dell’altro, che vale da solo: chi ha effettivamente ragione (o torto) a questo punto diventa solo un dettaglio.
  • <Tieni chi ami vicino a te, e trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami” e “grazie”….> Gabriel Garcia Marquez

Queste parole-chiave per avere buone relazioni, specie con le persone che amiamo, a volte le sprechiamo per il più banale dei motivi: la fretta. Il modo superficiale con il quale corriamo e non troviamo il tempo anche solo per attimi di attenzione e di delicatezza. che poi diventano attimi di amore.

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