I bambini giocano sempre meno: la colpa è della tecnologia e della nostra pigrizia

L’allarme dei pediatri americani: prescrivete il gioco ai bambini. È essenziale per farli crescere più sani e per renderli curiosi. Per la maggioranza dei bambini il gioco ormai è lo smartphone o il video. E solo la metà va in un parco

GIOCHI CHE FANNO BENE ALL'INTELLIGENZA DEI BAMBINI

Giochiamo sempre meno con i bambini. Per mancanza di tempo, per nuove abitudini, per l’invadenza della tecnologia. Per la scarsa conoscenza che abbiamo dell’importanza del gioco, anche quello più semplice come fare le bolle. L’American Academy of Pediatrics, la massima istituzione al mondo dei medici del settore, ha pubblicato uno studio al termine del quale fa una singolare prescrizione a tutti i pediatri: prescrivete il gioco.

GIOCO UTILE ALLA CRESCITA DEI BAMBINI

La ricerca mette a fuoco una doppia consapevolezza: da un lato il tempo eccessivo che i bambini passano, da soli, con le loro protesi elettroniche, e dall’altro l’importanza del gioco, che invece presuppone la condivisione del tempo con altri, e quindi il meccanismo della compagnia.

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IMPORTANZA DEL GIOCO

In media, i bambini americani, ma la cifra non è molto diversa da quella dei bambini italiani, passano 4,30 ore al giorno davanti alla televisione. Guardano programmi  a tutte le ore oppure si immergono anima e corpo nell’universo dei videogiochi. Una cifra impressionante, se ci pensate. Con il risultato che, complessivamente, solo la metà dei bambini ormai escono per andare nel parco a giocare, tutti gli altri sono chiusi in casa, nella loro solitudine e con l’unica compagnia della tecnologia. Dalla tv al computer, passando per la playstation: sono tutti strumenti che hanno assunto le sembianze di moderne baby sitter. Virtuali, ovviamente.

Una conferma di questa tendenza, molto preoccupante, è ciò che i bambini ormai considerano come “gioco”. Per il 20 per cento giocare significa smanettare con lo smartphone o con il cellulare, e per il 12 per cento il gioco si riduce al videogioco, sempre elettronico. I classici giochi, pensate a ruba bandiera o alla caccia al tesoro, sui quali sono cresciuti generazioni di bambini sono stati cancellati.

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Ma dove sta l’importanza del gioco, dalla quale è partito il grido d’allarme dell’associazione dei pediatri americani? Il gioco per i bambini è come mangiare, un’attività vitale. Essenziale per la crescita. Esiste, infatti, ed è dimostrata sul piano scientifico, una relazione molto stretta tra il gioco e la crescita del cervello, così come è il gioco, nella sua versione più semplice e ludica, a consentire l’apprendimento di abilità considerate indispensabili per i bambini.

Tra i benefici psicofisici del gioco c’è l’abbassamento dello stress e dell’ansia. I bambini, giocando, diventando più curiosi, più creativi e più sani. In una parola: più completi. Il gioco dunque è una componente essenziale del patrimonio evolutivo dei nostri figli e dei nostri nipoti: non si può eliminare, dando campo libero solo alle tecnologie. È una cosa seria, molto seria, anche se ha le sembianze di pastelli, puzzle, cucchiaia di legno, bambole, palloni, e qualsiasi oggetto dell’economia domestica. Chi gioca, impara a relazionarsi con gli altri, a negoziare le sue decisioni, a misurarsi con pareri diversi; chi gioca impara a perdere, riesce a empatizzare meglio e sviluppa la sua immaginazione.

GIOCHI CHE FANNO BENE ALL’INTELLIGENZA DEI BAMBINI

Nell’età prescolare, in particolare, al gioco dei bambini dovrebbero concorrere tutti. I familiari in prima fila, la scuola, gli amici, e questo anche per rendere il gioco più spontaneo possibile, e più largo possibile nella sua definizione.

Anche una favola può diventare un gioco. Se si riesce a trasformarla in una narrazione attiva, dove le parti (chi legge e chi ascolta) si esercitano anche nella recitazione, nell’interpretazione dei personaggi. Così in generale la lettura: ogni storia è un piccolo tesoro di giochi interattivi che possiamo mettere in campo con i bambini. Sapendo che con la lettura si attivano ben tre funzioni del nostro cervello, ovvero la visione, il linguaggio e la cognizione. E sapendo che la lettura, nonostante la poderosa avanzata della tecnologia, è come il fuoco, ha una sua eternità che nessun dispositivo elettronico potrà mai sostituire. È un’attitudine nata ben seimila anni fa. E indovinate, secondo gi esperti, dove e quando la lettura diventa profonda, sviluppando anche il pensiero critico dei bambini? Su carta, in un ambiente familiare, e senza fretta. Tre cose sulle quali dovremmo riflettere e chiederci se davvero le facciamo.

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