PARCO CASSARÀ PALERMO
Molti giornali, anche con un certo imbarazzante conformismo, celebrano la «rinascita» di Palermo grazie a una serie di eventi culturali, da Manifesta a Palermo Capitale della Cultura, anche di caratura internazionale. Ogni volta che sento la parola «rinascita» applicata a una città del Sud, Napoli, Palermo, Bari, Reggio Calabria, mi viene l’orticaria. È un luogo comune, utile solo al self marketing degli amministratori di turno, ed a qualche articolista pigro che confonde una bella mostra con la ripresa di un’economia, di una società, di un senso civico. Di una città.
Che Palermo abbia fatto molti passi avanti in campo culturale, negli ultimi anni, è un dato di fatto. E di questo va sicuramente riconosciuta la quota di merito della giunta comunale guidata da Leoluca Orlando. Ma da qui a parlare di «rinascita» c’è l’abisso della realtà, la distanza che separa le parole dai fatti, cosa abituale nelle regioni del Sud. La città è ancora sporchissima. Gli asili non esistono. I mezzi pubblici sono dei fantasma. Intere zone sono in pieno degrado. E gli scandali con le note incompiute, enorme spreco di denaro pubblico, continuano.
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PARCO CASSARÀ RIAPERTURA
Su suggerimento di un lettore, sono stato a visitare il grande parco Cassarà, sotto sequestro da più di quattro anni, la seconda area verde dopo La Favorita, che ancora regge grazie al fatto che fu costruita dai Borboni. E dunque nessuno si sognava di avvelenare il suo terreno.
Il Parco Cassarà invece è stato inaugurato in pompa magna il 26 novembre 2011, ma il 16 aprile 2014 è stato poi sequestrato per l’inquinamento del suo suolo. In pratica è un Parco-discarica, altro che verde. Di rifiuti tossici, dove come al solito si sono allungate le mani della mafia. Un doppio schiaffo al bene comune di una città, e al nome al quale il parco è intitolato: Ninni Cassarà è il vicequestore che assassinato dalla mafia. In particolare, secondo gli inquirenti sotto il manto erboso di 28 ettari si nasconde una distesa di amianto, pericolosissima per i bambini che dovrebbero venire qui a giocare.
PARCO NINNI CASSARÀ
L’inchiesta approda in tribunale, dove vengono chieste pesanti condanne per Vincenzo Polizzi, direttore dei lavori del parco, e due imprenditori, Filippo e Francesco Chiazzese. L’accusa è disastro ambientale. Quanto al parco, il comune già pochi mesi dopo il sequestro promette le analisi del terreno, la sua messa in sicurezza dopo tutti i necessari carotaggi.
Passano quattro anni, il parco Cassarà resta chiuso, il povero vicequestore continuerà a rivoltarsi nella tomba, e la situazione è la seguente. L’inchiesta, con i processi (ovviamente più di uno) va avanti, lentamente, ma procede. Le gare per le analisi e i carotaggi invece sono ancora al punto zero, nonostante mille promesse di comune, provincia e regione. Quindi manca qualsiasi presupposto per chiedere il dissequestro del parco e restituirlo alla città. Intanto solo il comune di Palermo, con le casse vuote, per questo parco del nulla, per questa discarica all’aperto, ha già speso la bellezza di 11 milioni di euro. E questa la volete chiamare «rinascita»?
Le foto sono tratte dalla pagina Facebook Quartiere Villa Tasca – Palermo
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