Un’occasione d’oro per salvare Pompei: il Governo non la sprechi. E i privati, se ci sono, investano

Questa volta i soldi ci sono: non ci piove. Ma, a proposito di pioggia, mentre continuano i crolli in alcuni luoghi-simbolo degli scavi di Pompei, ancora non é chiaro chi, come e quando riuscirà a spendere un bel gruzzolo di generosi finanziamenti europei e di denaro contante attualmente nelle casse della Soprintendenza. Basta fare una …

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Questa volta i soldi ci sono: non ci piove. Ma, a proposito di pioggia, mentre continuano i crolli in alcuni luoghi-simbolo degli scavi di Pompei, ancora non é chiaro chi, come e quando riuscirà a spendere un bel gruzzolo di generosi finanziamenti europei e di denaro contante attualmente nelle casse della Soprintendenza. Basta fare una somma dei due fondi disponibili e il quadro finanziario é chiaro: sul tavolo degli scavi visitati ogni anno da 2,5 milioni di persone che arrivano da tutto il mondo, ci sono 105 milioni di euro appena sbloccati dall’Unione europea e 40 milioni cash che rappresentano gli introiti disponibili della gestione corrente del sito archeologico. Totale: 145 milioni di euro. Una cifra imponente per l’attività di manutenzione, conservazione e restauro degli scavi, tartassati da anni, tanti anni, di incuria, degrado, scarsità di risorse umane e finanziarie, e amministrazioni opache.
A questo punto entrano in gioco i soggetti chiamati a gestire questo patrimonio di risorse sulle quali l’Unione europea, come ha annunciato il commissario Johannes Hahn, vigilierà non con uno, ma con entrambi gli occhi aperti. Per evitare che i preziosi quattrini, come é avvenuto per esempio con altri stanziamenti dei fondi Fas, finiscano nella nebbia di progetti che non si vedono e magari non esistono, oppure nessuno é in grado di realizzarli. Un film già visto in altre occasioni nel nostro Mezzogiorno sempre a corto di investimenti pubblici sani e coerenti. Tra i soggetti seduti attorno al tavolo, ne citiamo tre per non allungare troppo l’elenco e anche per il fatto che sono quelli decisivi per vincere il rischio dello spreco di una straordinaria occasione. La regione Campania, alla quale i fondi Fas sono accreditati e che, auguriamoci, non potrà sognarsi di fare qualche scherzetto provando a dirottare i milioni per Pompei verso altri lidi, magari per tappare qualche buco del suo bilancio. La Soprintendenza degli scavi che, anche grazie a 20 assunzioni di archeologi e architetti, messe nero su bianco a brevissima scadenza, avrà la regìa tecnica e scientifica dell’intera operazione "Salviamo e riscattiamo Pompei" anche sulla base di precise responsabilità istituzionali. E infine il governo, che ha il boccino in mano e dovrebbe sentire tutta l’importanza di uno scatto in avanti di un luogo storico, turistico e ambientale che, da solo, se fosse ben gestito e valorizzato potrebbe cambiare le sorti dell’intera economia della Campania e non esclusivamente di Pompei e dintorni.
Il ministro della Cultura, come ha dichiarato al Mattino, ha una profonda convinzione: niente super commissari a Pompei. Ci sono stati in passato, hanno funzionato poco e male e sono stati sommersi dalle critiche. Prendendo per buona la scelta del ministro, e dunque del governo, resta da capire come sia possibile portare a compimento la missione "Salviamo e riscattiamo Pompei" senza un coordinamento che sappia, per esempio, distinguere gli interventi per agguantare l’emergenza ed evitare i crolli, o comunque ridurli a pura calamità, dagli investimenti per il recupero e la valorizzazione del sito archeologico. Non giriamo troppo attorno al nocciolo della questione: siamo in presenza di una scelta politica che il governo deve fare, con chiarezza, con trasparenza e con efficienza, per garantire il successo di una scommessa da sistema Paese. Già, sistema, parola difficile da declinare nell’Italia dei feudi, delle corporazioni (comprese quelle che si annidano nell’universo dei Beni culturali), della burocrazia sempre in agguato, dei veti incrociati e, a proposito degli scavi di Pompei, di piccoli e grandi clan che spadroneggiano. Soltanto una scelta di sistema chiarirà un ultimo, ma non irrilevante, rebus: che cosa possono fare i privati per il progetto "Salviamo e riscattiamo Pompei". Sulla carta possono fare tanto, purché, e in questo caso il ministro ha ragione a manifestare un certo scetticismo, mettano mano al portafoglio, non litighino l’un contro l’altro armati e trovino le giuste convenienze, ma anche un amore per il Sud e per l’Italia, nell’entrare, soldi contanti alla mano, nella partita degli scavi più sprecati del pianeta.
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