Vanno in fumo i primi 9,8 milioni destinati dall’Europa alla Torino-Lione.
Fedele al principio secondo cui i fondi comunitari «si utilizzano o si perdono», la Commissione Ue ha deciso di ridurre la quota di finanziamenti messi a disposizione dell’Italia. La colpa è dei ritardi, dei cantieri che non avanzano e dei progetti che prendono troppa polvere sui tavoli degli ingegneri. La conseguenza è che ora rischiamo di dover rinunciare a un quota ancora più sostanziosa dei 671 milioni stanziati nel 2007, evenienza sicura se, spiegano a Bruxelles, «entro i primi tre mesi del 2011» non saranno avviati i lavori per la realizzazione del tunnel esplorativo della Maddalena.
Non è proprio una doccia fredda. I tecnici di Bruxelles hanno avvertito a più riprese la controparte italiana, il governo e i responsabili della realizzazione pratica dell’opera ferroviaria, parte rilevanti del corridoio cinque, l’asse da 1638 chilometri destinato a collegare Lione e Budapest attraversando la pianura Padana. In cambio hanno ottenuto solo belle parole e allora sono passati ai fatti.
Ci ha lasciato lo scalpo la Tav, ma anche il progetto del nuovo Brennero, che ha perso 12,8 dei 58,8 milioni concessi per gli interventi sulla tratta di accesso Sud alla galleria del Brennero tra Fortezza e Verona. Anche qui sono stati giudicati insufficienti i progressi. Salve, per ora, le opere e gli studi per il tunnel di base che porta in Austria (totale rispettivo di 592 milioni e 193 milioni).
Nessun problema anche per il tratto transfrontaliero tra Trieste e Divaca, o per il modesto concesso per la Genova-Brignole. «In Italia si fa più politica che opere pubbliche», ha commentato una alto funzionario di Bruxelles. La Commissione, ha deciso di considerare l’effetto della crisi economica sull’avanzamento delle grandi opere, impegnandosi ad accordare una proroga fino al 2015 del periodo di utilizzo dei fondi originariamente stanziati per il 2007-2013.
Tale slittamento, ha precisato un portavoce, sarà vincolato al rispetto di «condizioni tecniche, politiche e finanziarie particolari per ottimizzare gli effetti del programma delle reti transeuropee». Nel complesso, l’esecutivo comunitario ha tagliato 311 milioni su un totale di 5,3 miliardi già assegnati.
I soldi tornano nel bilancio a dodici stelle. Si valuterà la loro redistribuzione ai più virtuosi. Fonti italiane invitano a non drammatizzare, «perché la somma in questione è esigua» e perché la «conclusione del caso non è definitiva».
Alla Commissione si replica chiedendo a Roma di centrare tre bersagli precisi, pena la perdita di altri denari e della proroga al 2015: entro Natale bisognerà che Italia e Francia firmino l’aggiornamento del progetto in realizzazione; nello stesso lasso di tempo, dovrà essere attribuito un chiaro mandato alla Lyon-Turin Ferroviarie incaricata delle realizzazioni transfrontaliere; all’inizio del 2011 dovranno partire i lavori per il tunnel esplorativo di Chiomonte.
«Basta con le polemiche, ora servono scelte rapide e definitive», ha avvertito il ministro per gli affari europei, Andrea Ronchi, riconfermando la volontà del governo di sostenere il progetto. Bruxelles segue il dibattito e chiede di rimboccarsi le maniche. Sennò riprenderà le forbici.