Salta il referendum sul nucleare?

MILANO – Il governo ha incassato la fiducia da parte dell’Aula della Camera sul dl Omnibus. Hanno votato a favore 313 deputati, contrari 291, due gli astenuti. Il via libera definitivo dovrebbe arrivare domani. Durante l’esame in Senato il governo ha cancellato l’impianto normativo sulle nuove centrali nucleari per evitare che gli italiani vadano a …

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MILANO – Il governo ha incassato la fiducia da parte dell’Aula della Camera sul dl Omnibus. Hanno votato a favore 313 deputati, contrari 291, due gli astenuti. Il via libera definitivo dovrebbe arrivare domani. Durante l’esame in Senato il governo ha cancellato l’impianto normativo sulle nuove centrali nucleari per evitare che gli italiani vadano a votare il referendum del 12 e 13 giugno. Una volta convertito in legge il decreto e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, sarà la Corte di Cassazione a decidere se il provvedimento sia sufficiente a far revocare il referendum.

IL VOTO – Secondo il governo il dl Omnibus rende inutile il referendum anti-atomo. La decisione sul voto, se pur attesa, ha fatto indignare il centrosinistra e il Comitato promotore dei referendum. Duro il commento di Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Partito Democratico: «Nelle norme che l’esecutivo vuole imporre non c’è nessun abbandono del piano nucleare ma solo un rinvio per evitare il giudizio dei cittadini che, come già dimostrato dal voto in Sardegna, è nettamente contrario al ritorno delle centrali nucleari in Italia».

LE PROTESTE – «Un governo terrorizzato dall’opinione degli italiani fa marcia indietro su uno dei punti qualificanti del proprio programma e cancella il nucleare. Ma sappiamo che è un trucchetto, e che tenteranno di riprovarci. Per questo vogliamo il referendum». Le oltre 80 associazioni del Comitato «vota sì» per fermare il nucleare, in presidio di protesta davanti a Montecitorio contro il dl Omnibus, commentano così la fiducia al testo che, tra le altre misure, cancella le norme sul ritorno dell’Italia al nucleare. «La paura della valanga di sì che pioveranno dal referendum – commentano dal Comitato – ha fatto mettere la retromarcia e cancellare il programma atomico». Ma, avvertono, «non ci accontentiamo: perchè il nucleare esce dalla porta ma cercheranno di farlo rientrare quanto prima dalla finestra». Per questo, affermano le associazioni, «sarebbe bene che agli italiani non venga tolto il diritto costituzionalmente riconosciuto» di votare per il referendum il 12 e 13 giugno dando «così l’addio definitivo all’atomo». La protesta è arrivata anche in Aula dove l’ex parlamentare dei Verdi Sauro Turroni ha srotolato uno striscione «Ferma il nucleare, vota sì». «Un piccolo gesto dimostrativo -spiega Turroni- perché di una questione così importante, che potrebbe avere un grande impatto su milioni di persone non se ne parla a sufficienza». Sul nucleare è intervenuto anche Antonio Di Pietro, dell’Idv: «Mi auguro che il capo dello Stato Giorgio Napolitano non firmi una legge così truffaldina».

I CONTENUTI – Composto da otto articoli, il decreto cancella le norme sulla costruzione delle centrali nucleari per cercare di evitare che gli italiani votino il referendum del 12 giugno e amplia il raggio di azione della Cdp (Cassa deposito e prestiti), che potrà entrare nel capitale di società ritenute strategiche dal governo. Inoltre, il decreto rivede i limiti agli incroci tra stampa e televisione, aumenta le risorse al Fondo unico per lo spettacolo e prevede un piano straordinario per la zona archeologica di Pompei.

 

 

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