
Le riserve marine sono indubbiamente molto efficaci per proteggere le specie in via d’estinzione. Tuttavia presentano dei limiti, in particolar modo per le specie che percorrono migliaia di chilometri per riprodursi e nidificare. Non è sufficiente, infatti, proteggere le aree in cui depongono le uova, occorre assicurarsi che durante le migrazioni non incappino nella rete dei pescatori o si intossichino in ambienti eccessivamente contaminati.
Da qui l’idea dei ricercatori del Centre for Ocean Solutions della Stanford University: creare riserve marine mobili che seguano gli animali nei loro spostamenti e nelle fasi cruciali della riproduzione e dell’accoppiamento. Un progetto ambizioso, non di facile attuazione, perché prevede il coinvolgimento dei pescatori e la cooperazione internazionale.
Gli scienziati creerebbero una mappa con le rotte di squali, tartarughe ed altre specie marine, aggiornandola con i dati più recenti che includono le migrazioni di massa imputabili ai cambiamenti climatici. I pescherecci, grazie al GPS, potrebbero impegnarsi ad evitare alcuni tratti di mare, le ore ed i giorni cruciali per l’accoppiamento.