Remdesivir e Covid-19, una montagna di soldi sprecati per un farmaco del tutto inutile

Sembrava la «medicina della salvezza». E invece L’Organizzazione Mondiale della sanità, e ricerche di tutto il mondo, boccia il prodotto: non ha efficacia. Ma intanto i danni sono stati fatti

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REMDESIVIR E COVID 19

A marzo era la grande speranza per curare il Covid-19. A luglio sono arrivati i primi dubbi. E tra ottobre e novembre è stato classificato come un «farmaco completamente inutile contro il coronavirus». Inutile e «dannoso». La parabola del Remdesivir, con una catena di sprechi di denaro pubblico, e con un enorme spreco di credibilità per le autorità sanitarie e per le industrie farmaceutiche, è molto indicativa per capire che cosa può accadere quando la speculazione fa prima della scienza. Ed è lasciata a briglie sciolte dalla politica.

Durante la prima crisi del Covid-19 il Remdesivir è stato considerato il «farmaco della salvezza», un prodotto magico per uscire dal tunnel della malattia in tempi anche rapidi. E mentre il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, si vantava di curarsi proprio con questo medicinale (poi si sono visti i risultati della pandemia in Brasile…), l’Agenzia europea lo raccomandava per le vittime del Covid-19 con polmoniti a un livello non troppo grave. E dava anche indicazioni sui dosaggi: trattamenti di almeno 6 fiale per 5 giorni.

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SPRECO DI SOLDI PER IL REMDESIVIR

La corsa all’oro, il «farmaco della salvezza», fino a quando tutto il castello sulla sua efficacia non è crollato, ha contagiato, è proprio il caso di usare questo verbo, tutti i paesi occidentali. L’amministrazione di Donald Trump ha praticamente requisito l’intera produzione dell’antivirale di Gilead per i mesi di luglio e agosto. La Commissione europea ha speso 70 milioni di euro, sfilati dal conto dell’emergenza, per approvvigionarsi del Remdesivir. E l’Italia si è posizionata in prima fila in questa corsa, con un acquisto dell’antivirale per un totale di 50 milioni di euro.

QUANTO COSTA IL REMDESIVIR

Secondo un’interrogazione presentata nel Parlamento europeo dal deputato Marc Botenga, un belga del partito del Lavoro, il modo con il quale il mercato è stato inondato dalle forniture di Remdesivir non è stato molto trasparente. Per due motivi. La mancanza di evidenze scientifiche sulla sua efficacia. E l’enorme sproporzione tra il costo di produzione del medicinale e il costo al consumatore. Ogni trattamento, con le 6 fiale per 5 giorni, all’azienda costa 5 euro; al malato di Covid invece costa 2mila euro.

INEFFICACIA DEL REMDESIVIR

Per dare un’idea degli affari che si sono fatti solo in Italia attorno a questo farmaco, basta ricordare che le sue vendite nei primi nove mesi del 2020, rispetto all’anno precedente, sono aumentate del 4.622 per cento. Un’enormità. Ma nel giro di pochi mesi, quando ormai i soldi erano stati spesi e la cura evidentemente non funzionava, il quadro si è rovesciato. E il Remdesivir, rispetto al Covid- 19, è stato giudicato un farmaco inutile, uno spreco assoluto, e dannoso. La sentenza più pesante è arrivata direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base di uno studio, intitolato Solidarity Therapeutics Trial, realizzato in 405 ospedali di 30 paesi di tutto il mondo. Conclusione: «Il Remdesivir, come altri medicinali a base di idrossiclorochina, hanno un inesistente effetto sulla mortalità o sul decorso ospedaliero dei malati di Covid-19». A una conclusione analoga sono arrivati 24 studiosi indipendenti, con una ricerca pubblicata sulla rivista «British medical journal». Nel frattempo anche l’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, ha preso le distanze dal Remdesivir, ormai uscito dalla lista dei farmaci da utilizzare per la terapia anti Covid.

Un particolare interessante, venuto fuori successivamente, è il fatto che già nel marzo del 2020 la rivista Lancet aveva pubblicato i dati di una sperimentazione clinica del Remdesivir in Cina: del tutto sconfortanti.  In pratica, nessuno dei pazienti sottoposti al test aveva ricevuto un beneficio dall’uso del medicinale. Neanche un effetto placebo. E le notizie sull’inefficacia del Remdesivir erano apparse, nel mese di aprile, sul Financial Times.

Ma allora, con queste premesse, per quali motivi in tanti, compresa l’Italia, si sono precipitati a fare scorte dell’antivirale sprecando soldi e creando false aspettative nei contagiati? Mistero. Troppa fretta di arrivare a una terapia o troppe pressioni dell’industria del farmaco? Mistero numero due.

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COME FUNZIONA IL REMDESIVIR

La potenziale efficacia del Remdesivir sta nel fatto che si tratta di un potente inibitore di alcuni tipi di virus nelle cellule. Per questo motivo è stato molto utilizzato nel caso dell’Ebola, ma anche in questo caso con risultati non sempre efficaci. Dopo l’uso a tappeto durante l’epidemia di ebola del 2013-2016 in Africa Occidentale, il farmaco è stato utilizzato anche in occasione dell’ebola esplosa in Congo nel 2018. E qui le cose sono andate molto diversamente. Al punto che le autorità sanitarie congolesi hanno ritenuto questo farmaco del tutto inefficace contro l’ebola. Come poi è successo per il Covid-19.

GLI STUDI SUL REMDESIVIR

La società americana Gilead, che produce il Remdesivir, difende il suo «farmaco della salvezza» e contesta tutte le ricerche in base alle quali è stata decretata la sua inutilità, polemizzando anche con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Intanto gli studi proseguono, e al momento ne sono in piedi ben quarantatré: ci vorranno anni prima di una sentenza definitiva che chiuda la pratica. Intanto però il danno è fatto. Difficilmente l’enorme quantità di dosi di Remdesivir acquistate dal governo italiano potranno essere utilizzate, e nessuno sa dire dove finiranno. Per non parlare delle centinaia di migliaia di persone che si erano illuse sull’efficacia di questa terapia e hanno speso dolsi di tasca propria per acquistarla: chi li rimborserà? Speriamo soltanto che questa lezione almeno servi a qualcosa e il tragico film non si ripeta quando sarà il momento di comprare e distribuire i vaccini.

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