Pompei scavi dove vincono la follia e lo spreco. E dove intanto rischia di crollare tutto

I crolli continuano, e a distanza di otto mesi dall’approvazione del decreto sul Grande Progetto Pompei, la gestione degli Scavi è paralizzata.

POMPEI SCAVI. C’è un solo aggettivo per definire quanto sta avvenendo a Pompei: pazzesco. E’ semplicemente folle, e purtroppo emblematico della paralisi italiana, del ginepraio di burocrazia e di sprechi nei quali il Paese è immerso, che a distanza di otto mesi dall’approvazione del decreto sul Grande Progetto Pompei, la gestione degli Scavi sia di fatto sospesa nel vuoto totale. Nel nulla. Salvo la presa d’atto dei crolli che continuano a ritmo devastante, cancellando luoghi e monumenti unici che nessuno potrà mai restituire e che invece si potevano e si dovevano salvare. Nello scorso mese di dicembre, dopo un lungo braccio di ferro con l’allora premier Enrico Letta, l’ex ministro Massimo Bray decise di chiudere la partita del ponte di comando del Grande Progetto Pompei con la nomina di un archeologo, Massimo Osanna, al vertice della Soprintendenza, e di un generale dei Carabinieri in pensione, Giovanni Nistri, nel ruolo di super manager. Peccato che i due vertici di un’operazione strategica per il sistema Italia, non abbiano ancora né una scrivania, né un ufficio, né un biglietto da visita, né un gruppo di collaboratori, eppure era stato previsto un organico di 25 persone specializzate, con i quali lavorare. Un ritmo che, secondo la denuncia dell’Unesco, rischia di avere una tragica conclusione: la distruzione degli scavi.

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POMPEI SCAVI ARCHEOLOGICI IN ATTESA. Nulla, appunto. Con l’aggravante per Osanna di essere un soprintendente “incaricato”, una definizione che non esiste in alcun vocabolario della pubblica amministrazione dei paesi civili. Osanna è solo “incaricato”, da mesi, e dunque non ha alcun potere effettivo, neanche di natura formale, in quanto la sua nomina non è stata ancora perfezionata dalla Corte dei Conti ed è sotto la spada di Damocle di alcuni ricorsi ai tribunali amministrativi. Di nuovo nulla. E intanto, in questa surreale sospensione di attività, laddove bisognerebbe accelerare cantieri e progetti per i restauri e avviare una vera valorizzazione dell’area, un solo, minuscolo lotto di lavori è stato portato a termine. Quasi nulla rispetto a quanto era stato programmato e promesso, innanzitutto alla Commissione europea che guarda la follia del Grande Progetto Pompei con indignazione e con la minaccia di tagliare i fondi stanziati dall’Unione, tanto per dare così il colpo mortale agli scavi.

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MASSIMO BRAY. Di fronte al vuoto assoluto bisognerebbe anche chiedere conto delle scelte dei nomi fatti all’epoca dal ministro Bray. Ma, a prescindere dall’autorevolezza, dall’adeguatezza e dalla competenze delle persone selezionate per guidare il Grande Progetto Pompei, qualsiasi giudizio resta sospeso in quanto mancano attività, fatti, decisioni operative, sui quali esprimere un’opinione. L’unica certezza è che gli scavi archeologici più importanti del mondo sono alla deriva, dopo che un governo al suo massimo livello, cioè attraverso la voce del premier, otto mesi fa ha annunciato la svolta per la conservazione e la valorizzazione di questo patrimonio e ha ratificato lo strumento legislativo per realizzarla. Adesso il governo è un altro, il premier è diventato Matteo Renzi, che promette di puntare tutto sulle Meraviglie italiane per rilanciare l’economia e l’occupazione, e non esiste nel Paese un luogo che in termini di “meraviglia” abbia più potenzialità degli scavi di Pompei.

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DARIO FRANCESCHINI. Quanto al nuovo ministro, Dario Franceschini, con la serietà che accompagna la sua storia politica, ha affermato con chiarezza l’obiettivo programmatico di puntare a una sana e costruttiva integrazione di mano pubblica e iniziativa privata per la tutela e il rilancio dei Beni culturali in Italia. Sono parole di buonsenso, che non si possono non condividere, aggiungendo l’augurio che il ministro non finisca rapidamente intrappolato nelle maglie dei mandarini di Via del Collegio Romano. Faccia sentire la sua voce, da subito, da questa riunione operativa per Pompei convocata per martedì per fare il punto (ma si può fare il punto sul nulla?) sulla situazione negli scavi e sugli ultimi crolli. Speriamo che almeno Franceschini dica con chiarezza e con un segnale forte come il Grande Progetto Pompei possa uscire dal repertorio delle più incredibili follie italiane.

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