Pet therapy per curare l’anoressia

L'incontro con l'animale è molto stimolante per chi soffre di disturbi alimentari. Aiuta a migliorare l'autostima e il senso di responsabilità.

PET THERAPY CONTRO L’ANORESSIA

Gli animali in ospedale, in corsia, per aiutare i pazienti. Ne abbiamo parlato spesso, e anche con l’idea di incentivare i medici e le strutture che consentono questo tipo di particolarissime visite per rendere più efficaci le terapie. Talvolta lunghe, faticose, e rese più difficili dal senso di solitudine che ti avvolge quando sei ricoverato in una corsia, in una stanzetta di un ospedale o di una clinica.

Ma gli animali domestici, specialmente cani e gatti, sono molto utili contro alcune specifiche patologie. Come nel caso dell’anoressia e dei disturbi alimentari. Spesso si tratta di persone che hanno scarsa fiducia in sé e nei propri mezzi: la cura dell’animale aiuta a ritrovare l’autostima e rafforza la propria identità, anche perché a una cane, a un gatto, bisogna trasmettere sicurezza e autorevolezza. Inoltre la pet therapy stimola emozioni, desideri e interessi che l’anoressia ha spento.

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COME SI SVOLGE UNA SEDUTA DI PET THERAPY

Le sedute di pet therapy per gli anoressici sono molto semplici. Si parte dal primo contatto con il cane per instaurare un buon rapporto, anche di complicità. E poi, con l’aiuto di un operatore, il paziente è introdotto alle cure del cane: lo fa giocare, lo carezza, lo pulisce e innanzitutto lo fa mangiare.

ANORESSIA E BULIMIA CURATE CON GLI ANIMALI

Una conferma dell’utilità degli animali domestici accanto ai pazienti ricoverati arriva da questa storia. Siamo nell’ospedale Santa Maria della Misericordia, a Perugia, dove esiste un centro di eccellenza per la cura e il trattamento di casi gravi di disturbi alimentari. Qui arrivano ragazze, anche giovanissime, malate gravemente di anoressia e bulimia, due patologie che possono portare alla morte.

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IL CANE CHE HA SALVATO GIOVANNA DALL’ANORESSIA

Una di loro, la chiamiamo Giovanna per nascondere la sua reale identità, un’adolescente di appena 16 anni, ha chiesto al primario del reparto di essere assistita e accudita anche dal giovane labrador, Emily, un cucciolo di appena sei mesi. «Abbiamo accettato questa richiesta con l’idea di aiutare la ragazza a distogliere la sua attenzione morbosa dal cibo. A rilassarsi, a pensare a cose positive, a valorizzare i momenti di serenità, con i quali allontanare l’ansia e il desiderio di cibo» spiega il dottore Simone Pampanelli. E i risultati, perfino imprevisti, sono arrivati: Giovanna sta molto meglio, la guarigione si avvicina, e i medici concordano nel ritenere che questi progressi si devono anche al suo cane Emily.

COME GLI ANIMALI DOMESTICI MIGLIORANO LA NOSTRA VITA:

 

 

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