Disturbi alimentari: come prevenirli nei bambini

I 10 consigli di due psicoterapeute. Per esempio: non insistete troppo con il cibo, quando non piace. E consentite al bambino di avere le sue preferenze

Vi abbiamo spiegato dei “trucchi” per come far mangiare la frutta ai bambini, vi abbiamo mostrato delle ricette impiattate in maniera fantasiosa per propinare la verdura ai piccoli e oggi affrontiamo il tema della prevenzione dei disturbi alimentari.

COME PREVENIRE I DISTURBI ALIMENTARI NEI BAMBINI

Per rendere i bambini dei futuri adulti sani, consapevoli di ciò che hanno nel piatto e non spreconi sul piano alimentare, occorre intervenire da subito. I “capricci” sul cibo, anche quelli dei lattanti spesso esprimono un malessere, una richiesta di attenzione, talvolta anche solo un dubbio sul posto che il bambino occupa all’interno della famiglia. Ascoltare, osservare con attenzione, consente al genitore di cogliere questo messaggio. Forti di una pluriennale esperienza sul campo, Pamela Pace e Aurora Mastroleo nel volume ” Mangio o non mangio?” dimostrano che i disordini del comportamento alimentare – inappetenza, selettività, fino ai casi più estremi che sfociano nel rigetto o nell’ossessione del cibo – risalgono molto spesso alla prima infanzia.

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COME PREVENIRE I DISTURBI ALIMENTARI NEI BAMBINI PICCOLI

Le storie di anoressia mostrano sempre che c’è stata, fin dall’infanzia, una tendenza a rispondere alla domanda d’amore con l’offerta di cibo e/o oggetti. Porsi in atteggiamento di ascolto e di dialogo nei confronti dei figli aiuta a riconoscere e tenere ben distinti il piano dei bisogni fisiologici, come la fame e la sete, e quello delle richieste affettive. La chiave, dunque, è la prevenzione.

“Il tema della prevenzione dei disturbi alimentari è al centro del piccolo saggio Mangio o non mangio – I disturbi alimentari e i bambini per Mondadori Electa” ci spiega la psicoterapeuta Pamela Pace – “Nel libro spieghiamo – anche attraverso il racconto di alcune storie cliniche – il senso della prevenzione così come viene intesa all’interno dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus (che abbiamo fondato 9 anni fa) e cioè come la possibilità di “aggiungere prima che qualcosa possa accadere, onde evitare di dover riparare poi”. Dunque è un saggio volto a sensibilizzare i genitori e gli operatori della prima e seconda infanzia sul significato relazionale del comportamento alimentare, proprio perché prevenire nell’infanzia è un’operazione possibile”.

PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI NEI BAMBINI

Ecco dieci consigli per prevenire i disturbi alimentari nella Prima infanzia:

  1. Tenere sempre a mente il valore e la funzione preziosa che il “DESIDERIO” di crescere, prendersi cura, nutrire ed educare, intrattiene per la crescita di neonati e bambini, non dimenticando mai che i figli sono dei soggetti, diversi da noi e unici.
  2. Una mamma ed un papà che si fidano delle proprie intuizioni, e cioè si avvalgono della propria capacità di ascoltare ed intuire lo stato emotivo dei propri figli, possono riuscire meglio ad adattare consigli e suggerimenti degli esperti alla natura dei propri piccoli e a operare così le scelte più adeguate al proprio figlio e al particolare momento che vive.
  3. Nutrire, al seno o al biberon, implica sempre una relazione ed uno scambio affettivo tra due soggetti: il primo incontro con il cibo è un incontro con l’amore. Un lattante infatti non è solo nutrito nel pancino, ma si nutre di un particolare cibo che incontra grazie a chi gli offre il latte e che risponde alla domanda d’amore del piccolo. Questo è quel particolare ingrediente che nutre il cuore del bambino, dunque è necessario averne cura.
  4. La poppata del neonato e la pappa dello svezzamento veicolano dinamiche complesse perché si intrecciano con la dimensione affettiva e relazionale: mangiare o rifiutare il cibo implicano anche accettare o rifiutare qualcosa che viene dall’altro che non necessariamente riguarda la qualità del latte materno o il tipo di pappa preparata.
  5. È utile non confondere il pianto legato alle esigenze fisiologiche del bambino piccolo (come la sete, fame, sonno…) con quello che invece esprime il desiderio proprio dell’età infantile di una vicinanza affettiva con gli oggetti d’amore. Soprattutto nella prima infanzia è bene quindi non “strumentalizzare” mai l’alimentazione, cioè non ricorrere al riempimento della bocca dei bambini come unica e sola risposta dell’adulto; ricordare quindi che esistono molti altri modi per offrire vicinanza, conforto e cura.
  6. Crescere è un compito faticoso e complesso, accompagnato da paure e fantasie. Può quindi accadere che il piccolo incontri momenti di difficoltà, di disordine emotivo, di paura che esprime attraverso il cibo. Periodi di inappetenza, di diffidenza e/o rifiuto del latte e della pappa, possono quindi comparire come espressioni di tale fatica di cui è necessario tener conto.
  7. È bene riconoscere ed ascoltare il messaggio che tali momenti veicolano leggendoli ad esempio come esigenze di rassicurazione, di conforto o di protesta più che come un rifiuto e/o un’offesa. Ricordarsi sempre che nessun bambino, rifiutando il latte o la pappa, rifiuta la propria mamma perché questa lettura rischia di lasciare il piccolo solo con la propria fatica, l’aggressività e la paura.
  8. L’insistenza del cucchiaino genera sempre nell’altro una resistenza. Per questo è importante evitare risposte esasperate affinché non si crei un circolo vizioso che può rafforzare le difficoltà o il rifiuto del cibo del piccolo.
  9. In linea generale il modo migliore per approcciare il compito di nutrire il proprio figlio è evitare di fare dei momenti dell’allattamento e poi del pasto, uno “scodellamento” del cibo, cioè dimenticando appunto che l’atto nutritivo veicola per il bambino messaggi affettivi. Offrire il seno ed il biberon come segno dell’amore e della devozione, concilia nel piccolo l’atto alimentare con le esigenze affettive e di contatto.
  10. Quando il bambino acquisisce un minimo di autonomia, è utile permettergli di sperimentare e scoprire le molteplici esperienze sensoriali connesse all’alimentazione: il cibo non è solo buono o cattivo ma sprigiona sensazioni di diversa natura. Può essere morbido, viscido, croccante, insipido, aspro, salato, dolce ma anche bianco, rosso, verde, profumato o inodore eccetera. È importante fin dalla prima infanzia promuovere l’esperienza della conoscenza del cibo attraverso i 5 sensi.”

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