MATRIMONI E ADOZIONI GAY IN ITALIA – Sul filo del diritto, impastato con la politica, con qualcuno che prova a scavalcare gli altri a caccia di facili consensi, e con la scienza, che su queste materie non è mai univoca. Lo scontro tra il ministro Angelino Alfano e alcuni sindaci che avevano aperto il varco alla registrazione dei matrimoni gay, si consuma in un triangolo di sabbie mobili. Dove, certo, pesano anche l’evoluzione dei costumi (dopo che per decenni gli omosessuali sono stati discriminati) e le pressioni dell’opinione pubblica (che oggi sembra decisamente dalla parte delle rivendicazioni dei gay). Ma dove però non è impossibile mettere alcuni punti fermi. Il primo, partendo da una domanda: presidenti di regione e sindaci possono, in assenza di una legge nazionale, attribuire un valore, anche solo simbolico, ai matrimoni tra omosessuali? La risposta è secca: no. Serve un quadro normativo approvato dal Parlamento, come pure esiste in 12 paesi europei, senza il quale il riconoscimento delle coppie gay resta solo un obiettivo simbolico, di pura immagine, uno scalpo nel nome del marketing più che una conquista di civiltà. Con la legge, che l’attuale maggioranza non sembra in grado di approvare considerando le diverse posizioni al suo interno, si potrebbe cavalcare l’onda dei nuovi diritti dei gay perfino in una doppia direzione. Oggi il matrimonio, domani l’adozione dei figli che ne sarebbe la logica conseguenza.
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ADOZIONE FIGLI DA PARTE DI COPPIE GAY – E qui siamo al secondo paletto, dove entra in gioco anche la scienza. I figli delle coppie omosessuali crescono come quelli delle normali famiglie? O pagano un prezzo per assecondare la volontà dei loro genitori adottivi? Le associazioni e i movimenti gay, specie in America dove il dibattito scientifico è più forte, hanno sempre sbandierato ricerche favorevoli ai loro obiettivi. Per esempio, i 59 piccoli studi dell’American Psychological Association (Apa) dai quali non risultano svantaggi per i figli adottati dai gay. Peccato però che queste ricerche sono state smontate, pezzo su pezzo, da altri studi pubblicati sulla rivista scientifica Social science research, dove è stata dimostrata l’inattendibilità di quei lavori. Dati contraddittori, campioni esaminati irrilevanti, metodi di valutazione discutibili. Tanto che perfino il presidente dell’Apa ha dovuto prendere, pubblicamente, le distanze dai 59 studi, definendoli «inquinati dalla pressione politica». Nessuno, almeno per il momento, ha invece contestato il lavoro del sociologo texano Mark Regnerus su un campione molto vasto, 12mila bambini adottati da coppie gay, e pubblicato lo scorso anno. Il 12 per cento di loro pensa al suicidio (rispetto al 5 per cento delle coppie etero), il 40 per cento (contro il 13 per cento) è più propenso al tradimento e non considera un valore la solidità di una coppia, il 19 per cento ricorre alla psicoterapia (rispetto all’8 per cento delle coppie etero). Di fronte a una scienza che si divide in schieramenti contrapposti, e presumibilmente continuerà a dividersi all’infinito, diversi governi, pure libertari, hanno scelto la strada del compromesso. Sì al matrimonio tra omosessuali, no alle adozioni da parte delle coppie gay. Il caso più recente è quello della Francia, dove il primo ministro Manuel Valls ha appena definito il divieto delle adozioni da parte degli omosessuali «un limite invalicabile».
ADOZIONI BAMBINI DA PARTE DI COPPIE GAY IN ITALIA – In Italia invece mentre i sindaci, consentendo la registrazione delle coppie di omosessuali, hanno aperto il varco per affermare in modo surrettizio il matrimonio gay, a costruire una sponda sul versante delle adozioni, con un autentico strappo giuridico, ci ha pensato la magistratura. E’ avvenuto a Roma, qualche mese fa, dove il tribunale per i minorenni ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive con una coppia omosessuale di Pordenone, figlia biologica di una sola delle due conviventi, avuta con la fecondazione eterologa. Un caso evidente di interpretazione forzata del diritto, da parte di un magistrato, in sintonia con una parte dell’opinione pubblica, quella favorevole alle aperture matrimoniali e familiari dei gay, nel nome di una presunta par condicio con uomini e donne normalmente sposati. Già, l’opinione pubblica: che cosa pensano gli italiani delle adozioni da parte delle coppie di omosessuali? A leggere i giornali, a seguire qualche talk show televisivo sull’argomento, sembrerebbe che la stragrande maggioranza dei cittadini sia favorevole a questa possibilità. E invece dando un occhio più attento ai sondaggi attendibili si scopre il contrario. Il Censis, infatti, ha recentemente pubblicato una ricerca, condotta in collaborazione con la Fondazione Ibis, dalla quale risulta che soltanto il 29 per cento (meno di un terzo) degli italiani condividono la possibilità di adottare figli da parte delle coppie gay. Piuttosto i cittadini sono seriamente preoccupati della famiglia, quella vera, dove il tasso di natalità sta crollando (da 9 a 8,5 nati ogni mille abitanti soltanto nell’ultimo anno) e dove dall’inizio della Grande Crisi, anno 2008, stanno scomparendo 62mila nuovi figli l’anno. Ma di questi genitori, padri e madri eterosessuali, nessuno ha voglia di parlare.
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