Malattia di Lyme: cos’è, cause, sintomi e le tre fasi infettive

La malattia di Lyme si presenta con sintomi comuni come l'eritema migrante non pruriginoso, affaticamento e rigidità nucale. Nella maggior parte dei casi si guarisce con un trattamento antibiotico appropriato. Gli stadi dell'infezione e come prevenire.

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La malattia di Lyme, nota anche come Borreliosi di Lyme, è una zoonosi, ovvero una malattia trasmessa dagli animali all’uomo, di origine batterica. Rappresenta la più comune patologia trasmessa da vettore (in questo caso, le zecche) nell’emisfero settentrionale. Colpisce primariamente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e, in rari casi, il cuore.

Cos’è

Sebbene sia stata identificata per la prima volta nella cittadina di Lyme, nel Connecticut (USA), nel 1975, la malattia è presente in tutta Europa e in Asia.

Ma quali sono i sintomi della malattia di Lyme e a cosa bisogna stare attenti? Ecco le cause, i sintomi e le fasi post-infezione.

Cause: il batterio e il vettore

La causa della malattia di Lyme è un batterio a forma di spirale (spirocheta) del complesso Borrelia burgdorferi sensu lato.

In Europa, le specie più comuni che causano la malattia sono B. afzelii e B. garinii, oltre a B. burgdorferi sensu stricto (più diffusa in Nord America).

Il batterio viene trasmesso all’uomo attraverso il morso di una zecca infetta del genere Ixodes (in Italia principalmente Ixodes ricinus, la “zecca dei boschi”). Le zecche non volano e non saltano, ma si appostano sulla vegetazione in attesa del passaggio di un ospite (animali selvatici, domestici o l’uomo).

Il ciclo di trasmissione è il seguente:

  1. La zecca, nel suo stadio larvale o di ninfa, si infetta nutrendosi del sangue di piccoli animali serbatoio, come roditori o uccelli.
  2. Una volta infetta, la zecca può trasmettere il batterio all’ospite successivo durante il pasto di sangue.

È fondamentale sapere che la trasmissione non è immediata.

Il batterio risiede nell’intestino della zecca e necessita di tempo per migrare verso le sue ghiandole salivari.

Per questo, la zecca deve rimanere attaccata alla pelle per un periodo che va dalle 24 alle 48 ore affinché la trasmissione dell’infezione sia probabile.

Fasi e sintomi

La malattia di Lyme evolve classicamente in tre stadi, anche se i sintomi possono variare notevolmente da persona a persona e le fasi possono sovrapporsi.

Stadio 1: Infezione precoce localizzata (da 3 a 30 giorni dopo il morso)

Il segno clinico più distintivo, presente in circa il 70-80% dei casi, è l’eritema migrante (Erythema migrans).

  • Come si presenta: Inizia come una macchia rossa nel punto del morso, che si espande lentamente giorno dopo giorno, raggiungendo un diametro di almeno 5 cm. Spesso la parte centrale della macchia si schiarisce, creando un tipico aspetto “a bersaglio” o ad anello.
  • Caratteristiche: A differenza di una comune puntura di insetto, l’eritema migrante è tipicamente indolore, non pruriginoso e caldo al tatto.
  • Altri sintomi: In questa fase possono manifestarsi anche sintomi sistemici simil-influenzali come febbre, brividi, mal di testa, rigidità nucale, dolori muscolari (mialgie) e articolari (artralgie), e un profondo senso di affaticamento.

Stadio 2: Infezione precoce disseminata (da settimane a mesi dopo)

Se l’infezione non viene trattata, il batterio può diffondersi attraverso il sistema linfatico e il sangue, raggiungendo vari organi e tessuti.

  • Manifestazioni neurologiche (Neuroborreliosi precoce): Colpiscono circa il 15% dei pazienti. I sintomi includono meningite linfocitaria (mal di testa, rigidità nucale), paralisi dei nervi cranici (la più comune è la paralisi del nervo facciale, o paralisi di Bell, che causa l’abbassamento di un lato del viso) e radicolonevrite dolorosa (dolori intensi ai nervi, spesso notturni).
  • Manifestazioni cardiache (Lyme cardite): Riguardano circa l’1% dei casi. Il sintomo più comune è il blocco atrio-ventricolare, un disturbo della conduzione elettrica del cuore che può causare palpitazioni, vertigini, affanno o svenimenti.
  • Manifestazioni cutanee: Possono comparire eritemi migranti multipli, più piccoli di quello iniziale.
  • Manifestazioni articolari: Dolori articolari migranti, che si spostano da un’articolazione all’altra senza un vero e proprio gonfiore.

Stadio 3: Infezione Tardiva (da mesi ad anni dopo)

Questa fase si sviluppa in circa il 60% dei pazienti non trattati e può portare a complicanze croniche.

  • Artrite di Lyme: È la manifestazione più comune. Causa episodi intermittenti di gonfiore (tumefazione) e dolore a una o più grandi articolazioni, in particolare il ginocchio. Se non trattata, l’artrite può diventare cronica e causare l’erosione della cartilagine.
  • Manifestazioni neurologiche tardive: Sono più rare ma gravi. Possono includere l’encefalopatia (con disturbi della memoria, difficoltà di concentrazione, alterazioni dell’umore) e la polineuropatia (formicolii, intorpidimento o dolori a mani e piedi). In casi eccezionali si può sviluppare un’encefalomielite progressiva.

Diagnosi

La diagnosi si basa sulla valutazione dei sintomi, sull’anamnesi (storia di possibile esposizione a zecche) e sulla conferma tramite test di laboratorio.

  1. Valutazione clinica: In presenza del tipico eritema migrante, la diagnosi è clinica e non richiede test di laboratorio, specialmente se la persona vive o ha visitato un’area endemica. Il trattamento va iniziato immediatamente.
  2. Test sierologici (su sangue): Vengono eseguiti negli stadi più tardivi o quando i sintomi sono atipici. È importante sapere che esiste un “periodo finestra” di 4-6 settimane durante il quale gli anticorpi potrebbero non essere ancora presenti. L’approccio raccomandato è a due livelli:
    • Test di primo livello (ELISA o CLIA): Saggio immuno-enzimatico che ricerca gli anticorpi totali (IgM e IgG) contro la Borrelia. È molto sensibile, ma può dare falsi positivi (reagire ad altre infezioni).
    • Test di secondo livello (Western Blot): Viene eseguito solo se il primo test è positivo o dubbio. È un test di conferma molto specifico che identifica quali proteine del batterio sono state riconosciute dagli anticorpi. La presenza di anticorpi IgM suggerisce un’infezione recente, mentre le IgG indicano un’infezione passata o in corso da più tempo.
  3. Altri Test: In casi selezionati di neuroborreliosi o artrite di Lyme, il medico può richiedere la ricerca del DNA del batterio tramite PCR (Reazione a Catena della Polimerasi) su campioni di liquido cerebrospinale (ottenuto con puntura lombare) o liquido sinoviale (prelevato dall’articolazione).

Si può morire di malattia di Lyme?

Il decesso per malattia di Lyme è un evento estremamente raro. Le morti documentate sono quasi esclusivamente legate a complicanze della Lyme cardite, che può causare un’infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite) e un blocco completo della conduzione elettrica, portando ad aritmie fatali se la condizione non viene diagnosticata e trattata con urgenza.

Si guarisce?

Sì, la stragrande maggioranza dei pazienti guarisce completamente se la diagnosi è tempestiva e il trattamento antibiotico è appropriato.

Anche negli stadi più avanzati, la terapia è efficace nell’eliminare il batterio. Tuttavia, il recupero completo dai sintomi può essere più lento, specialmente in caso di coinvolgimento articolare o neurologico.

La controversa “Malattia di Lyme cronica”

Una piccola percentuale di pazienti, dopo aver completato il ciclo di antibiotici, continua a lamentare per mesi o anni sintomi aspecifici come affaticamento cronico, dolori diffusi e difficoltà cognitive (“brain fog”).

Questa condizione è definita Sindrome da Malattia di Lyme Post-Trattamento (PTLDS). Le cause non sono ancora chiare: le ipotesi includono una risposta autoimmune innescata dall’infezione o la persistenza di frammenti batterici non vitali.

La comunità scientifica internazionale concorda sul fatto che non vi siano prove di un’infezione attiva in questi pazienti e che cicli prolungati di antibiotici siano inefficaci e potenzialmente dannosi.

Trattamenti e cure

Il cardine della terapia è l’uso di antibiotici. La scelta del farmaco e la durata del trattamento dipendono dallo stadio della malattia:

  • Stadio 1 (Eritema Migrante): Terapia orale per 10-21 giorni con doxiciclina (prima scelta per adulti e bambini sopra gli 8 anni) o amoxicillina (per bambini più piccoli e donne in gravidanza).
  • Stadio 2 e 3 (con coinvolgimento neurologico o articolare): La terapia può durare fino a 28 giorni, sempre con antibiotici orali.
  • Forme gravi (meningite, cardite severa): Richiedono un ricovero ospedaliero e la somministrazione di antibiotici per via endovenosa, come il ceftriaxone, per 2-4 settimane.

Prevenzione

La migliore strategia di difesa è la prevenzione del morso di zecca:

  • Abbigliamento: Durante escursioni in aree a rischio (boschi, sentieri con erba alta), indossare abiti di colore chiaro (per individuare più facilmente le zecche), pantaloni lunghi infilati nei calzini e scarpe chiuse.
  • Repellenti: Applicare sulla pelle esposta repellenti specifici per zecche, contenenti principi attivi come DEET o Icaridina.
  • Controllo al rientro: Al termine dell’escursione, effettuare un attento esame visivo di tutto il corpo, con particolare attenzione a zone come cuoio capelluto, collo, ascelle, inguine e l’incavo delle ginocchia. Controllare anche i vestiti.
  • Rimozione corretta della zecca: Se si trova una zecca, rimuoverla immediatamente e correttamente. Utilizzare una pinzetta a punte sottili, afferrare la zecca il più vicino possibile alla pelle e tirare delicatamente verso l’alto, con un movimento costante e senza schiacciarne il corpo. Evitare l’uso di alcol, olio o calore. Dopo la rimozione, disinfettare la zona.
  • Cura degli animali domestici: Controllare regolarmente cani e gatti e utilizzare prodotti antiparassitari specifici.

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