Legge sui parchi nazionali, l’attuale proposta merita di finire in un solo posto: nel cestino

Invece di rafforzare il sistema di 170 parchi nazionali e regionali, invece di valorizzarli al meglio per il turismo naturalista, i nostri politici stanno pensando a come mettere le mani su una grande fabbrica di poltrone. Per incompetenti e trombati.

legge sui parchi nazionali

LEGGE SUI PARCHI NAZIONALI –

Ho letto, parola per parola, la nuova legge sui Parchi nazionali, in discussione alla Camera dopo il sì al Senato, e devo dire che capisco perfettamente la rivolta delle associazioni ambientaliste. Come sta accadendo sempre più spesso in Italia, questa legge è scritta male, con molti buchi, zone opache che si prestano alle peggiori intenzioni, anche quando sono truccate da buone volontà.

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LEGGE QUADRO SUI PARCHI –

Partiamo da una premessa. L’Italia è riuscita, grazie a una normativa (numero 394) approvata nel lontano 1991, a mettere in sicurezza il 10 per cento del territorio nazionale. Non è poco per un Paese nelle mani dei geometri, dei facilitatori, e degli speculatori di vario ordine e grado, che appena possono divorano qualsiasi pezzo di terra o di costa. Tra l’altro questa legge del 1991 ha avuto una gestazione non proprio breve: trent’anni di discussioni! Detto questo, oggi è indispensabile rilanciare i parchi, dotarli cioè di maggiori risorse finanziarie (sono quasi tutti alla canna del gas), allargare il loro perimetro ai parchi marini (parola ancora quasi sconosciuta in Italia) e valorizzare la natura protetta, e non devastata, come motore di un nuovo pezzo dell’economia turistica. Un pezzo strategico, non laterale: in tutto il mondo, basta informarsi, il turismo naturalista è tra i più richiesti e quotati. E in Italia, considerano il nostro patrimonio ambientale, oggi rappresenta un grande spreco nazionale. Un’occasione mai davvero raccolta, mai tradotta in una politica efficace che sappia coniugare economia, posti di lavoro, sana crescita economica, con la tutela dei luoghi e del relativo eco-sistema, cioè con la prima e fondamentale missione dei Parchi nazionali.

legge-parchi-nazionali (8)(Parco nazionale Arcipelago Toscano)

LEGGE QUADRO AREE PROTETTE –

Non voglio fare l’esterofilo, ma se date uno sguardo a che cosa rappresentano in alcuni paesi, come l’America o il Sudafrica, i parchi nazionali, e come sono tenuti, è chiarissimo quanta strada possiamo e dobbiamo fare in questo ambito. Dove, tra l’altro, scontiamo il solito vizietto italiano: ovvero, quando si tratta di Ambiente, qualsiasi poltrona di dimensione pubblica c’è da occupare, ci piazziamo il primo incompetente di turno, un politicante di terza o quarta fila, o l’assessore locale trombato alle elezioni. E così è stato anche per diversi Parchi nazionali, soffocati dalla mancanza di risorse (la legge, per il momento, stanzia 10 milioni di euro), ma anche da gestioni passive, clientelari, ad personam, e inconcludenti. In fondo, se ci riflettete, è lo stesso discorso di molti musei: riusciamo a fare, non sempre bene, la tutela delle opere, ma valorizziamo poco e male questo gigantesco patrimonio del Paese.

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RIFORMA LEGGE SUI PARCHI –

Quando si parla di valorizzazione, infatti, non si può prescindere dalle persone, e dalle norme in base alle quali vengono selezionate. E qui davvero la legge fa acqua da tutte le parti, diventando impresentabile e insostenibile. Tutto il potere di nomine ai vertici dei Parchi viene trasferito agli enti locali (ma allora il ministero dell’Ambiente, visto che ci troviamo, perché non lo chiudiamo?) che, proprio sul versante della difesa della Natura e del territorio, hanno dato prove catastrofiche sia per clientelismo sfrenato e per gli sprechi dei fondi, sia per la devastazione inerme che hanno consentito da parte della speculazione. Gli enti locali sono il regno dei condoni edilizi, per esempio, di quelle sanatoria ex post di qualsiasi forma di costruzione illegale. Ma non basta. Lor signori degli enti locali sono chiamati, secondo questo pasticcio legislativo, a nominare ai vertici dei Parchi nazionali (badate che parliamo di 170 strutture tra nazionali e locali), e quindi di una montagna di poltrone da dividere, «persone con comprovata esperienza nelle istituzioni e nelle professioni». Traduco: politici trombati e nominati da altri politici, amici degli amici, gente del sottobosco, a cavallo dell’incrocio perverso tra ceti professionali (leggi: ordini e associazioni) e ceto politico. Il peggiore e corporativo sottogoverno che si possa immaginare. E sarebbero questi nominati, poi, con lo schermo di una commissione fatta a tavolino, a nominare il direttore generale del Parco, al quale viene richiesta semplicemente una competenza di tipo «gestionale». Nel mondo normale, nei paesi dove davvero l’Ambiente si tutela e si valorizza, questa posizioni si ricoprono per concorso, per selezioni durissime e rigorose, e sarebbe ora che ai vertici dei Parchi italiani arrivasse, come sta avvenendo finalmente nei musei, anche qualche personaggio straniero. Per titoli, per competenze, non per il calcio nel sedere attraverso una raccomandazione.

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LEGGE DI RIFORMA DEI PARCHI NAZIONALI –

Invece, con questa legge sciagurata, tutti coloro i quali magari hanno studiato, si sono formati, hanno speso anni della loro vita, nel perimetro della tutela e della salvaguardia ambientale e naturalistica, in Italia potranno fare qualsiasi cosa tranne che assumere ruoli di responsabilità nei Parchi. È evidente che, di fronte a questa assurda impostazione della legge, la stragrande maggioranza delle associazioni ambientaliste siano in rivolta. E fare una legge sui Parchi contro e non con le associazioni ambientaliste è semplicemente demenziale. Forse, come dice Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente alla Camera e ed ex presidente di Legambiente, questa legge va considerata come «un punto di partenza». Molto più probabilmente, è solo una legge da buttare nel cestino, e il primo a capirlo dovrebbe essere Paolo Gentiloni, che arriva proprio dal mondo ambientalista. È una legge troppo importante per approvarla con tanta disinvoltura, è da scrivere daccapo, cercando di coinvolgere e non escludere migliaia e migliaia di uomini e donne che sull’ambiente spendono, tutti i giorni, la loro generosa passione.

legge-parchi-nazionali (2)(Parco nazionale delle Cinque Terre)

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