Il Comune di Corchiano (VT), appartenente all’associazione dei Comuni virtuosi, attraverso la pratica della condivisione e della partecipazione dei cittadini e delle associazioni, percorre da qualche anno ormai la strada delle buone prassi amministrative, della promozione della bioeconomia e dello sviluppo sostenibile, rispettando l’ambiente e il paesaggio in virtù di tante piccole e grandi buone pratiche locali.
Tra queste, la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, che in poco tempo ha raggiunto l’85%, il compostaggio comunitario e domestico per l’autosmaltimento dell’umido organico, l’introduzione della sporta per la spesa in sostituzione degli inquinanti sacchetti di plastica, la raccolta dell’olio alimentare esausto per la produzione di biocarburante, il fotovoltaico. Non da ultima, la promozione della strategia Rifiuti Zero entro il 2020 mediante riduzione, recupero, riciclo e riutilizzo dei materiali altrimenti destinati in discarica o all’incenerimento. E ancora, la realizzazione del sistema naturalistico archeologico dei Monumenti naturali e della Via Amerina, uno scrigno di biodiversità e di testimonianze del passato che si estende per 300 ettari di territorio. Di fondamentale importanza, la tutela e la valorizzazione dei beni comuni, in particolare del bene più comune di tutti e tra tutti: l’acqua.
Ma Corchiano dove si trova nella carta geografica europea? La comunità di Corchiano è situata nella media valle del Tevere, tra Roma e Viterbo. Si tratta di un insediamento di circa 4.000 abitanti, immerso nel paesaggio rurale dell’Agro falisco e delle forre.
Da sempre in prima linea sul tema della difesa dell’acqua pubblica e dei beni comuni, l’amministrazione comunale figura tra gli enti locali che nel novembre 2008 parteciparono all’assemblea di Roma per la costituzione del Coordinamento nazionale degli enti locali per l’acqua pubblica. L’iniziativa fu promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua e si inseriva all’interno della campagna “Acqua bene comune”.
Sul piano legislativo, lo scenario che si profila all’orizzonte suscita forti preoccupazioni. La recente normativa prevede la concorrenza integrale nell’ambito dei servizi pubblici ritenuti economicamente vantaggiosi. Questo comporterà ancora di più un’erosione della coesione sociale, colpirà cittadini e famiglie a basso reddito, incrinerà il processo di partecipazione democratica. Proprio sull’acqua si gioca una partita importante: la convivenza civile e la democrazia.
Solo la solidarietà tra cittadini, comunità e territori nonché la diffusione della cultura del bene comune possono impedire che aziende quotate in Borsa entrino in possesso dei servizi pubblici, a cominciare proprio da quello idrico. Per questo la comunità si è impegnata nella raccolta delle firme per i tre quesiti referendari promossi dal Forum contro qualsiasi liberalizzazione e privatizzazione del servizio idrico, sostenendo che l’acqua è e deve restare un bene comune.
I tre quesiti puntano ad abrogare la normativa tesa a considerare l’acqua una merce e la sua gestione finalizzata a produrre profitti. L’approvazione del referendum rimanderà per l’affidamento del servizio idrico integrato agli enti di diritto pubblico o alle aziende speciali che qualificano il servizio idrico come privo di rilevanza economica, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione.
Nei territori dobbiamo dunque riaprire la discussione e il confronto su un nuovo modello di pubblico, basato sulla democrazia partecipativa, sulla condivisione, sul controllo democratico e sulla partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali. Vogliamo e dobbiamo restituire questo bene comune, il bene comune più prezioso, alla gestione condivisa dei territori, proprio perché l’acqua è una risorsa da custodire con cura, da non sprecare, da non inquinare e da tramandare alle future generazioni.
Ora, al di là di qualsiasi questione generale e impegno politico-culturale, che cosa si è fatto di concreto a Corchiano per porre l’attenzione sull’uso dell’acqua della sorgente?
Dopo le campagne di sensibilizzazione “L’orgoglio di un paese pulito” e di “Porta la sporta”, dal mese di aprile è partita quella sulla valorizzazione e promozione dell’acqua della comunità e sulla riduzione delle bottiglie di plastica, anche attraverso l’introduzione di due distributori automatici di acqua alla spina. Infatti, l’acqua viene direttamente attinta dalle fontanelle pubbliche, dalle quali sgorga microfiltrata, declorata, refrigerata, naturale o frizzante. Da quando le fontanelle sono state aperte si sono registrate numerose code di cittadini, italiani e migranti, che, tra una bottiglia e l’altra, si trovano a vivere momenti di condivisione e di integrazione o, addirittura, riscoprono il gusto della socializzazione attorno alla fonte.
Tuttavia, l’inaugurazione è arrivata dopo un periodo di prova durato poco più di un mese, nell’ambito dell’iniziativa “I cittadini di un paese virtuoso tra festa e impegno”, organizzata dal consiglio comunale dei ragazzi.
Qualche dato. Finora sono stati erogati più di 400mila litri di acqua. Il costo per ogni litro è di 5 centesimi di euro. Questo significa che sul piano della riduzione dei rifiuti sono state risparmiate più di 300mila bottiglie di plastica.
L’obiettivo vuole essere proprio quello di ridurre l’uso delle bottiglie di plastica e, con esso, il quantitativo dei rifiuti per privilegiare l’impiego dei recipienti di vetro. La campagna tende inoltre ad abbattere sia il consumo dei combustibili fossili, in particolare del petrolio, che occorre per la produzione e il trasporto delle bottiglie di plastica contenenti acqua minerale, sia le conseguenti emissioni di anidride carbonica e di gas inquinanti nell’atmosfera.
E se è vero, come è vero, che per il controllo delle fonti petrolifere, gli Stati sono disposti a dichiarare guerra, a invadere e controllare paesi e territori, seminando morte e dolore, il semplice gesto di ridurre la plastica comporta inevitabilmente una diminuzione della dipendenza dal petrolio. Come affermato dal piccolo sindaco del consiglio comunale dei ragazzi, meno plastica equivale a consumare meno petrolio, meno petrolio vuol dire allora produrre un concreto gesto di pace. Sì, il giovanissimo Michele, questo il suo nome, ha perfettamente ragione. Quel piccolo e forse insignificante gesto di recarsi alla fontanella con la la bottiglia di vetro costituisce davvero un gesto non violento, contro la guerra, che alimenta la speranza per un mondo migliore.
Pertanto le buone pratiche sono da considerare uno stimolo e uno strumento prezioso per migliorare la qualità della vita, suscitare comportamenti responsabili, innescare processi virtuosi e di condivisione al fine di poter vivere in comunità aperte, accoglienti, solidali e profondamente democratiche. E le comunità sono il cuore pulsante della nostra Europa. La costituzione di REVE, “Réseau Européen les Villes et l’Eau”, oggi offre a tutti noi una grande opportunità di confronto nell’ambito della diffusione di valori, principi e pratiche sostenibili, facciamone buon uso.
*Intervento tenuto dal vicesindaco del Comune di Corchiano (VT) Livio Martini, al Comitato economico e sociale europeo nella Giornata europea della città e dell’acqua, Bruxelles, 26 novembre 2010. All’incontro era presente anche Giorgio Del Ghingaro, sindaco di Capannori (LU), in rappresentanza dell’Associazione Comuni Virtuosi.