Farmaci omeopatici: basta speculazioni e più sicurezza

Li preferiscono 15 milioni di italiani. La buona notizia è che non ci saranno aumenti, quella cattiva è che il meccanismo delle autorizzazioni è avvolto nella nube del caos e degli sprechi. Mentre servirebbe un controllo rigoroso sulla qualità e sull'efficacia di questi prodotti.

Non sono un consumatore di medicine omeopatiche, ma conosco tante persone che ne fanno uso come quasi 15 milioni di italiani. La buona notizia è che non ci saranno aumenti per questo tipo di prodotti (se ne contano 12mila in commercio), in seguito all’esplosione dei costi per le autorizzazioni che, secondo il nuovo sistema, non dovrebbero costare meno di 20mila euro a farmaco. Dunque, tenete gli occhi aperti: se acquistate un prodotto omeopatico e vi accorgete di un ritocco del prezzo, protestate, fate sentire la vostra voce con il farmacista o con il negoziante, e casomai rivolgetevi a un’associazione di consumatori. Niente speculazioni, e solo un consumatore attento le può davvero evitare.

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La cattiva notizia, invece, è che l’intero meccanismo delle autorizzazioni per i medicinali omeopatici è avvolto nella nube del caos, degli sprechi e della solita burocrazia con gli artigli. Che cosa sta accadendo in Italia, il terzo mercato europeo dei prodotti omeopatici? Una direttiva europea impone che, entro il 2015, tutte le autorizzazioni per questo tipo di medicinali siano rinnovate partendo da una documentazione da presentare all’Aifa, l’Agenzia nazionale del farmaco.

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E qui casca l’asino. Da un lato le aziende che producono i medicinali omeopatici sono in forte ritardo con i documenti richiesti dall’Aifa, dall’altro l’Agenzia sembra più orientata quasi a scoraggiare questo tipo di medicinali. Sullo sfondo, restano alcuni dubbi sull’efficacia della medicina omeopatica, espressi da autorità scientifiche come il professore Silvio Garattini. Siamo sempre all’Italia sospesa tra caos, speculazione e sprechi. Quello che servirebbe, a benificio di tutti, è un controllo rigoroso sulla qualità dei prodotti omeopatici e un’indicazione condivisa sulla reale efficacia: quello che accade in Francia o in Germania. Quello che invece non serve è tagliare le gambe alla medicina omeopatica e rendere più costosa questa libera scelta a 15 milioni di italiani.

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