Il Disturbo da Deficit di Attenzione, (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), ADHD, è una tipologia di deficit di attenzione. Il disturbo ADHD si manifesta con un eccesso di impulsività, una limitata capacità di concentrazione e un’estrema vivacità che possono interferire con lo sviluppo cognitivo del bambino o con la vita di tutti giorni di un adulto. Ma cos’è nello specifico il disturbo da deficit dell’attenzione, quali sono le cause, i suoi sintomi e come trattare questa condizione, anche con una sana prevenzione.
Indice degli argomenti
Cos’è
Il disturbo ADHD è riconosciuto nel manuale del DSM V (Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders), ossia il manuale di riferimento a livello internazionale per le patologie mentali, come un disordine dello sviluppo neuro-psichico del bambino e degli adolescenti in giovane età.
La sindrome clinica è descritta e definita nei criteri diagnostici e terapeutici, in particolare, da psichiatri e pediatri negli Stati Uniti d’America.
Il materiale raccolto, ad oggi, si basa su migliaia di ricerche e pubblicazioni medico-scientifiche. Oggi è considerata una condizione di salute mentale pediatrica.
Ma cos’è più nello specifico il disturbo dell’attenzione e cosa ha a che fare con l’iperattività?
Cause
Fino ad oggi ancora non è stata trovata una causa ben definita che dia origine al disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Secondo le ricerche e gli studi condotti, si evidenzia che l’ADHD possa essere un disordine multifattoriale, ossia che dipende da fattori ambientali, genetici e comportamentali. Ma cosa si sa di concreto sulle sue cause?
Per prima cosa, la sindrome clinica sembra avere una familiarità genetica. Il disturbo è più frequente quando all’interno della stessa famiglia vi siano già casi. Ad ogni modo, ancora non si comprende, nonostante le ricerche, in che misura la genetica possa condizionare l’emergere della patologia.
Se da un lato non si conoscono vere e proprie cause, è possibile intervenire d’anticipo evitando fattori di rischio che sembrano aumentare la possibilità che il disturbo dell’ADHD si presenti. Tuttavia, la relazione tra i fattori di seguito forniti e lo sviluppo della patologia non sono ancora ancora chiare.
Fattori di rischio:
- Alcol
- Fumo
- Nascita prematura
- Peso basso alla nascita
- Assunzione di sostanze stupefacenti durante la gravidanza
Detto questo, bisogna capire in che modo è possibile scoprire se si soffra di ADHD o se un bambino abbia questo disturbo.
Sul manuale del DSM, il disturbo da deficit dell’attenzione è definita: una situazione o stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo.
Chi soffre di questa condizione neurologica presenta comportamenti alterati che influiscono molto sull’iperattività. Con questo termine si vuole indicare quel continuo muoversi, esagerare con l’attività motoria: un costante dimenarsi, correre o cambiare attività.
Oggi l’ADHD, in gergo, la si definisce anche iperattività. Ma per essere più corretti, bisogna considerare l’iperattività uno dei suoi sintomi principali. Così come lo è anche per il disturbo da deficit dell’attenzione. È l’ADHD ad essere la patologia neuro-cognitiva in sé, più complessa e descritta con attenzione nel manuale di psichiatria.
Sono, quindi, due facce della stessa medaglia: Disturbo dell’attenzione e iperattività. Ma vediamo quali sono i sintomi principali, quali sono le cause scatenanti e come è possibile ottenere una diagnosi precoce.
Sintomi
I sintomi del disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività si caratterizza per la marcata presenza di irrequietezza, impulsività, mancata capacità nel concentrarsi che, in genere, si manifesta entro i primi 7 anni d’età.
L’intensità sintomatica è variabile, soprattutto in base a fattori:
- Ambientali
- Sociali
- Comportamentali
- Biochimici
- Genetici
Prevalentemente, si sostiene, anche in base agli studi a disposizione, che siano le condizioni ambientali e familiari a interferire maggiormente con l’intensità dei sintomi.
Ma bisogna prestare attenzione prima di saltare a conclusioni azzardate. Il bambino che sembra avere difficoltà a concentrarsi, nel completare i compiti di scuola o attività che richiedono uno sforzo importante potrebbe presentare ADHD, ma sono gli specialisti, psichiatri e pediatri, che possono fornire una diagnosi certa.
L’errore, talvolta, è quello di considerare il bambino svogliato, pigro o poco interessato quando, in realtà, potrebbe avere problemi neuro-cognitivi che gli impediscono di studiare o eseguire operazioni negli stessi tempi degli altri.
È da ricordare, di fatto, che il disturbo dell’ADHD può, nei casi più gravi, debilitare notevolmente l’operato del bambino, andando a compromettere la persona sia a livello personale sia sociale.
Nei bambini che soffrono di questo disturbo è stato evidenziato che è più facile che sviluppino un comportamento che influisce negativamente sulla condotta, a tratti antisociale, oppure, perfino giungere a far uso di sostanze stupefacenti.
Bisogna stare attenti anche sul fronte opposto. Sono diversi, infatti, i bambini che attraversano alcune fasi in cui appaiono più irrequieti o distratti del solito. Ma solo un professionista è in grado di comprendere se si tratta di ADHD o semplice fase passeggera.
Fattori di rischio
Per comprendere i sintomi sotto la lente d’ingrandimento, un bambino con ADHD manifesta:
- Difficoltà a completare attività che richiedono concentrazione
- Apatia nell’ascoltare ciò che gli viene detto
- Vivacità eccessiva: corre o si arrampica, salta sulle sedie
- Un’estrema facilità nel distrarsi
- Loquacità oltre i limiti, rispondendo anche prima di ascoltare il tutto
- Irrequietezza estrema, difficoltà anche nell’aspettare in coda
- Problemi di natura emotiva, dovuti anche a insuccessi scolastici e difficoltà relazionali
Ma non è tutto, i sintomi possono essere anche altri, a seconda del livello di gravità della patologia. In caso si pensi che il bambino possa soffrire di ADHD, è bene rivolgersi ad un medico competente.
ADHD e sindrome da distacco cognitivo
Diagnosi
Prima di iniziare bisogna delineare una differenza sostanziale tra diagnosi nel bambino e nell’adulto. Infatti, nel primo caso è molto più complesso ottenere una diagnosi e l’indagine, talvolta, richiede maggior tempo. Ma vediamo il perché.
Il bambino che si pensa possa manifestare i sintomi dell’ADHD deve essere visitato da un medico competente, in genere un neuropsichiatra dell’infanzia e specializzato nei disturbi come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Prima di fare questo passo, può essere utile consultare il pediatra che potrà valutare se abbia senso o no, consultare un professionista per una visita specialistica.
Per comprendere se il bambino abbia il disturbo, sarà necessario acquisire un buon numero di informazioni sui tratti comportamentali nei diversi ambiti della vita. In base alla storia e alle informazioni, sarà possibile, in combo con test e osservazione, capire di cosa si tratta.
Al contrario, per l’adulto basterà rivolgersi al medico di famiglia che valuterà se indirizzare il paziente da uno psichiatra che potrà effettuare delle indagini specifiche. La diagnosi avviene con la valutazione clinica (osservazioni e interviste) condotta dai professionisti.
Test
In accordo con le ultime indicazioni riportate nel DSM V, per ottenere una diagnosi efficace di ADHD occorre individuare la presenza di sintomi comuni con la somministrazione di test.
Lo specialista in psichiatria infantile potrà fornire test come la Bia, questionari o scale di valutazione che hanno il compito di indagare sulla qualità e sull’intensità dei sintomi.
Oggi ancora non vi è un test unico per diagnosticare il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Quindi, la valutazione necessita dell’utilizzo di diversi strumenti. Questo accade perché ogni bambino diagnosticato con ADHD può avere un profilo neuro-psicologico anche tanto differente l’uno dall’altro, il che richiede un’attenta valutazione.
I test per la diagnosi di Adhd richiedono anche altri interventi esterni come:
- Il coinvolgimento di genitori
- L’ausilio degli insegnanti
- La presenza di figure vicine al bambino
Questo serve a verificare se i problemi si riscontrano solo in un determinato contesto o in diversi. Di fatto, l’ADHD è diagnosticata al bambino solo se certi sintomi sono presenti in numerosi contesti di vita e non solo se si manifestano in 1 o 2 contesti.
Cure e terapie
Le cure per l’ADHD possono essere di diverso tipo. Un approccio può essere quello terapeutico, attraverso un processo di terapia psicologica personalizzata. D’altro canto, il trattamento può prevedere anche la somministrazione di farmaci specifici, in particolar modo, il Ritalin®, che ha come principio attivo il metilfenidato. Altre medicine possono essere alcune anfetamine.
L’approccio preferito è il trattamento teraupetico, privo di rischi o effetti collaterali, e soprattutto, utile anche per tempi prolungati. Il miglior metodo non esiste, deve essere studiato per ogni singolo paziente in base alle difficoltà personali. Questo metodo deve avere un buon equilibro che sappia leggere tra i benefici e i rischi, così da condurre il bambino affetto da ADHD verso uno sviluppo più sano.
Ricorrere ai trattamenti farmacologici, invece, deve essere una soluzione ben studiata e derivata da una diagnosi attenta, basata su numerosi test, questionari, interviste e impiego di altri strumenti per valutare le condizioni del bambino. In questo modo, si valuterà qual è il miglior farmaco da somministrare e in che dosi, così da diminuire al minimo i rischi del trattamento.
Al momento attuale esistono terapie e trattamenti farmacologici che possono attenuare e ridurre i sintomi dell’ADHD. Essendo, tuttavia, una condizione cronica, gli effetti funzionano fino a quando le terapie sono in atto. Dal momento che si smette con le cure, i sintomi dell’iperattività riemergeranno poiché sopiti e controllati dal trattamento. Eliminati i farmaci, la condizione clinica permane.
Risulta, quindi, indispensabile essere a conoscenza dei maggiori fattori di rischio e cercare di ottenere una diagnosi precoce, prima che possano verificarsi problemi, anche nel lungo tempo.
Farmaci e controindicazioni
I farmaci destinati a questa patologia, sempre e solo su indicazione del medico curante, possono certamente migliorare la qualità della vita del paziente, e alcuni recenti studi, condotti in Svezia, hanno dimostrato la correlazione tra questi medicinali con minori probabilità di disoccupazione e di incidenti mortali. ma restano le possibili controindicazioni.I farmaci per curare l’ADHD nei bambini vengono previsti solo in casi molto gravi, in quanto possono influire negativamente sul loro sviluppo. E negli adulti hanno effetti collaterali come l’aumento del rischio di disturbi cardiaci e di psicosi, oltre che un possibile peggioramento della salute mentale.
Rimedi naturali
Diversi studi sul campo dimostrano che, invece, sono molto più efficaci dei farmaci alcuni rimedi naturali, con interventi mirati alla creazione di un migliore ambiente circostante. I bambini hanno benefici sensibili quando le scuole, e anche gli ambienti in casa, sono più accoglienti rispetto al loro problema: per esempio, chiudere porte e finestre riduce i rumori e aumenta l’attenzione, mentre dare la possibilità ai bambini di alzarsi durante la lezione, li aiuta a non restare seduti troppo a lungo, aumentando il deficit di attenzione. Quanto agli adulti, la possibilità di avere un lavoro, buone relazioni umane e sociali, e un ambiente di lavoro accogliente, sono tutti rimedi naturali molto efficaci contro l’ADHD. Senza alcuna controindicazione. Questi interventi, nel loro complesso, possono essere più efficaci e utili dei farmaci per risolvere problemi dovuti più all’ambiente che alla biologia.
Prevenzione
Il disturbo dell’attenzione si può provare a prevenire con un serie di interventi che riguardano gli adulti, i bambini e persino i neonati prima, durante e dopo la gravidanza.
Gli interventi più efficaci sul piano preventivo sono:
- Avere relazioni umane intense, dense e costanti. Sia da bambini sia da adulti.
- Coltivare un buon rapporto con il sonno, che pulisce il cervello e riduce i rischi di deficit di attenzione.
- Studiare e lavorare in ambienti che siano il più possibile accoglienti.
- Durante la gravidanza è importante che le donne in gravidanza seguano uno stile di vita sano, evitando il consumo di alcol, tabacco e droghe, e limitando l’esposizione a sostanze tossiche, poiché queste possono influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale del feto.
- Interventi precoci: se un bambino mostra segni di difficoltà nell’attenzione o nel comportamento, è utile intervenire precocemente. Gli interventi psicopedagogici, come tecniche di gestione del comportamento e strategie per migliorare la concentrazione, possono essere utili.
- Educazione positiva e supporto emotivo: un ambiente familiare positivo, dove il bambino riceve amore, supporto e attenzione, può contribuire al suo benessere psicologico. Le tecniche di educazione positiva possono aiutare a gestire i comportamenti difficili e prevenire un peggioramento dei primi sintomi.
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