Accumulo compulsivo: cause, sintomi e rimedi

L'ossessione per la conservazione degli oggetti ci può anche soffocare. In America gli hoarders, accumulatori seriali, finiscono in clinica. La disposofobia è considerata un disturbo mentale

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Ci sono case davvero imbarazzanti. Non per ragioni estetiche, ognuno ha i suoi gusti, ma per l’evidente sintomo di una malattia, quella degli accumulatori seriali. Parlo delle case imbottite di oggetti, ovunque, dei quali anche chi ci vive ha ormai perso le tracce e il senso di una reale utilità. Entrando così nella zona grigia dello spreco, che si può evitare se partiamo dal gesto più semplice del mondo: una ricognizione del territorio, ovvero della casa e di quello che abbiamo al suo interno in termini di oggetti.

Guardate bene nei vostri armadi, gettate l’occhio in quei cassetti che aprite raramente, allungate lo sguardo, una sorta di perlustrazione, nelle cantine e nelle dispense. Vedrete che farete una scoperta: viviamo circondati da cose inutili, che non utilizziamo più e dunque non servono. Siamo come ossessionati da una sorta di collezionismo degli oggetti.

Rimedi

Su una rivista americana ho letto la storia di una clinica dove curano gli hoarders, ovvero i malati di accumulo compulsivo di oggetti. Negli Stati Uniti accade sempre così, qualsiasi patologia legata agli stili di vita sbagliati diventa un affare per l’industria della salute: vale per gli obesi come per le vittime dello shopping compulsivo. Ma siamo sicuri che gli accumulatori seriali debbano per forza ritrovarsi sul lettino dello psicanalista o imbottirsi di pillole che abbassano il livello della serotonina? Ho molti dubbi, e il sospetto che a uno spreco (di oggetti) se ne sommi un altro (di soldi e di salute).

In realtà il disturbo da accumulo compulsivo, in inglese hoarding, lo possiamo curare in modo molto più semplice, con rimedi naturali, a partire da una ricognizione delle nostre abitudini. La prima mossa terapeutica è di tipo preventivo: bisogna subito individuare i sintomi della malattia. Per esempio la raccolta e la conservazione di cose inutili o di scarsissimo valore, il disordine endemico in casa, negli spazi vitali, gli acquisti a ripetizione di oggetti con la scusa di “fare un buon affare”. Sono tutti campanelli d’allarme. L’accumulatore seriale non ha nulla a che vedere con il collezionista: il secondo espone, con ordine, i propri oggetti e li mostra agli amici; il primo, invece, quasi nasconde la sua febbre di conservazione.

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Accumulatori seriali

L’accumulatore seriale è una persona che spreca tempo, soldi e salute. Tempo per conservare cose che non servono. Soldi, in quanto ne acquista oggetti che già possiede, con uno spreco puro di denaro. Salute: il disturbo dell’accumulo compulsivo ne porta dietro altri. E non di poco conto. L’accumulatore seriale tende a deprimersi, è irascibile e spesso di cattivo umore, ha problemi di insonnia. È ansioso. E la sua qualità della vita è destinata solo a peggiorare.

Sintomi

Gli hoarders non hanno età, anche se il periodo più a rischio è quello attorno ai 50 anni. Ma i primi segnali si possono intravedere già nell’adolescenza, e qui entra in gioco il fattore educazione. Da genitori abbiamo il dovere di insegnare ai nostri figli il valore delle cose, che non è soltanto di natura economica. Altro che pillole e lettini dallo strizzacervelli: può bastare convincersi che senza troppa roba si vive perfino meglio. E non c’è bisogno di avere guardaroba zeppi di abiti e indumenti che, per un terzo, non utilizziamo mai. Infine, un’ottima e gratuita terapia è rivedere qualche puntata di una straordinaria serie televisiva, intitolata Sepolti vivi e messa in onda dal canale Real Time, dove i protagonisti sono appunto gli hoarders. Titolo azzeccato, perché a forza di accumulare oggetti inutili rischiamo di esserne sommersi. E di finire sepolti vivi.

Rimedi e cure

Una persona che soffre di accumulo compulsivo (in termini scientifici si chiama disposofobia), una patologia che porta disordine, in casa come nella testa, può essere curata attraverso due percorsi. I farmaci e la psicoterapia. Il primo lasciamolo agli americani, che hanno un’intera economia e un intero modello di sviluppo, con relativo stile di vita, fondato sui consumi: valgono i due terzi della loro ricchezza nazionale, e non possono mai fermarsi, altrimenti si ferma la nazione. Dunque, gli americani sono compulsivi per stato di fatto, e su questa patologia hanno, ovviamente, costruito un’altra industria sanitaria. Come per i tossicodipendenti. Noi italiani, popolo più sobrio, possiamo evitare il ricorso ai medicinali per contrastare la febbre dell’accumulo compulsivo, e magari fermarci all’aiutino di un analista. Ma, ancora di più, possono essere utili alcuni rimedi, molto semplici. Scopriamo il piacere di donare oggetti che non utilizziamo, ne saremo molto gratificati. Interroghiamoci sul significato di un oggetto e sul fatto se possa ancora avere un valore, compreso quello dell’affezione. Proviamo a distinguere, nei nostri pensieri, il mezzo, ovvero l’oggetto, dal fine, ciò  per cui serve. E forse così, solo grazie alla nostra testa, scopriremo che ci sono tante cose che ormai possono uscire dal perimetro della nostra vita. E dalle nostre case.

Disposofobia

La disposofobia, ovvero l’accumulo compulsivo di oggetti, è considerata un disturbo mentale a sé stante, caratterizzato da azioni ripetute, insistenti, poco controllate, come lo shopping patologico.  Può esserci perfino una predisposizione cerebrale alla disposofobia, come viene dimostrato da uno studio della Yale University School of Medicine, pubblicato su Archives of General Psychiatry. Secondo i risultati della ricerca, i soggetti che hanno questa patologia presentano alcune anomalie nella corteccia frontale o orbito-frontale del cervello. Un altro studio, dell’università della Florida, pubblicato sul Journal of Psychiatric Research, afferma che la disposofobia si associa a depressione, ansia e disturbi di panico. Negli Stati uniti si stimano cinque milioni di persone soffrono di disposofobia.

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