Come risolvere i litigi in famiglia

Non drammatizzare e circoscrivere lo scontro. Saper ascoltare, mettersi nei panni degli altri e innanzitutto non allungare i tempi

I conflitti familiari, generalmente, hanno due sbocchi. Evaporano, in un arco di tempo piuttosto ragionevole; si accumulano fino al rischio di una generale implosione. Si parte anche da piccole cose, e da qui, se non si interrompe in tempo il circolo vizioso, si mette tutto in discussione. Inoltre, i conflitti familiari sono incrociati, a volte riguardano i genitori, in altri casi coinvolgono direttamente anche i figli, con alleanze spesso variabili. Ma come si risolvono, senza traumi, i conflitti familiari? Esiste un metodo per evitare che degenerino?

Non drammatizzare

Il primo modo per risolvere un conflitto familiare è sdrammatizzare, che non significa sottovalutare il motivo dello scontro e mettere la testa sotto la sabbia. E per sdrammatizzare bisogna circoscrivere il conflitto alle sue origini, e non allargarlo a macchia d’olio. Se avete litigato perché lasciate sempre la camera in disordine, non passate da qui a un dibattito sull’educazione dei figli. E con leggerezzacercate di dimostrare che almeno proverete a cambiare.

Chiudere i litigi in serata

Allungare i tempi di un litigio, significa semplicemente, con matematica certezza, gonfiarlo all’infinito. Con l’aumento delle probabilità di una soluzione sempre più difficile. Fatevi una domanda, prima che sia troppo tardi: Ne vale la pena? Se la risposta onesta è No, allora muovetevi con tatto, fate un passo indietro e prima che si vada tutti a dormire, chiudete la pratica. 

Imparare a discutere

La famiglia è una palestra per allenarsi nella discussione e nella conversazione. E anche questo è un beneficio che regala questa particolarissima e delicata comunità. All’esterno siamo sempre più portati, anche per effetto della dominazione tecnologica e dei social, a giudicare, emettere sentenze, non accettare la diversità di opinioni, parlare per luoghi comuni. La conversazione in famiglia può essere a 360 gradi, senza limiti e inibizioni e contribuisce ad acquisire la capacità di discutere anche con chi la pensa molto diversamente da noi, e a evitare conclusioni affrettate. 

Ascoltare

Per quanto opposta alla nostra, la posizione della persona con la quale entriamo in conflitto in famiglia ha sicuramente il suo fondamento, le sue ragioni. E dunque bisogna essere capaci di ascoltare, fino in fondo, anche cose inaspettate e gradevoli. Anche in questo caso il conflitto svolge la sua funzione pedagogica, utile alla crescita: saper ascoltare è una conquista preziosa nella vita. Quasi come saper tacere. L’ascolto comprende anche un passaggio piuttosto delicato: mettersi nei panni dell’altro. Se ci riuscite, tante cose saranno più chiare e meno conflittuali.

Accettare la diversità

La bellezza dell’uomo è la sua unicità. Siamo tutti diversi: tra genitori, tra fratelli e sorelle, tra persone che convivono sotto lo stesso tetto. Molti litigi nascono da una bizzarra idea di voler cambiare la natura e la personalità degli altri. Un errore fatale, la diversità va accettata e coltivata, in quanto non è un limite, ma semmai una fonte di ricchezza e di crescita. Per tutti. 

I panni sporchi si lavano in famiglia

L’antico adagio popolare è ancora validissimo, anche se la dominazione dei social tende a rendere tutto di dominio pubblico, in tempo reale. E questo vale per i conflitti familiari. La presenza di altre persone, come testimoni dello scontro, è controproducente per almeno due buone ragioni. La prima: implicitamente, incita a essere duri, caparbi, ostinati. A vincere il braccio di ferro, anche per fare una bella figura di fronte ai testimoni. In secondo luogo, i testimoni non sempre sono utili a una composizione pacifica del conflitto, e possono anche peggiorare le cose assumendo una posizione poco equilibrata. Meglio risolvere le cose con le armi della discrezione e della tenacia. 

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