Se provate a fare un calcolo mentale, così, a spanne, del tempo che avete sprecato soltanto nell’ultimo giorno-mese-anno con le discussioni inutili, rischiate di finire in un labirinto e di avvilirvi. Minuti, ore, che poi diventano, secondo la regola aurea scolpita da Totò (“è la somma che fa il totale”), parti della vita: tutto tempo sprecato, e alla lunga insostenibile per i guasti che provoca, laddove il tempo resta una delle nostre risorse più preziose delle quali dovremmo disporre con una certa parsimonia.
Le discussioni inutili sono come un ventaglio, coprono un arco di comportamenti che riguardano la sfera privata, persino la più intima, e quella pubblica, laddove il dogma in questo caso è rappresentato dal rito del “dibattito televisivo” con il quale si dovrebbe capire qualcosa in più e invece si rischia di confondersi ancora di più le idee.
Ci sono coppie, moglie e marito, conviventi, amanti, dello stesso e di diverso sesso, che nel tempo si specializzano nelle discussioni inutili. “Cara, perché ti ostini a chiedermi sempre di mettere ordine nella mia stanza?” E da qui la discussione infinita su chi, in casa, crea il caos e chi lo subisce, dibattito inutile in quanto in materia siamo tutti carnefici e vittime. “Caro, ma è possibile che ti addormenti sempre davanti alla televisione?”. E da qui altra discussione che tocca i Massimi Sistemi, ovvero come si convive nella diversità, e si cerca di durare a lungo con una ragionevole chimica di coppia, oppure perché prendere sonno davanti a uno schermo, nel quale magari circolano idiozie, non è un segno di mancanza di rispetto, ma un banalissimo e umano sintomo di stanchezza.
Una discussione inutile, nella sfera del privato, si può allungare fino ai dettagli dell’intimità, e in questo caso il diluvio delle parole superflue e dello spreco di tempo, è assicurato come il sole in una giornata estiva. Uno dei due russa, l’altro ne paga il dazio: la discussione inutile inizia con i soliti consigli su come smettere di russare, e prosegue all’infinito verso le incognite della scienza sul perché si russa e le certezze della buona educazione in base alla quali bisognerebbe cercare di non infliggere condanne da ergastolo a chi dorme al nostro fianco. Domanda: ma invece di infilarsi nel tunnel della discussione inutile, non è molto più semplice trovare il modo e lo spazio, se ci sono le possibilità, per non dormire sempre uno accanto all’altro?
Un interrogativo che esprime bene la prima ed essenziale categoria da applicare per evitare le discussioni inutili: il buonsenso. Qualcosa che non si studia ad Harvard, ma trattandosi di una materia elementare, in termini di conoscenza, e di facilissima applicazione quotidiana, si tratta solo di sforzarsi per non sprecarla. Altre categorie da applicare per evitare le discussioni (private) inutili sono:
- Riconoscere la diversità tra le persone, tutte, una per una, come una risorsa e non come un vincolo. E magari ironizzare su come non siamo affatto simili. Mai, anche quando sembriamo tali.
- Sentire, come le note della musica più amata, il soffio vitale, nella vita di coppia come in qualsiasi relazione umana, della
- Non ripetere come la liturgia di una messa sempre gli stessi argomenti, andare e guardare avanti e non indietro, anche nelle discussioni.
- Stringere il tempo del dibattito, aprirlo e chiuderlo velocemente, diciamo entro la fine della giornata.
- Evitare così il veleno degli strascichi della discussione inutile (altro spreco, in quanto intossica, talvolta anche in modo irrimediabile, la qualità di una relazione), che fanno parte dell’intero pacchetto “parliamone” (inutilmente).
- Molto banalmente, rispettare il prossimo, non accettare l’idea, insensata e bugiarda, che “nella vita ognuno è fatto in un modo, e non si può mai cambiare”, ma neanche mettersi sulla cattedra della maestra (o del maestro) di scuola elementare, con il ditino puntato sul collo dell’altro, per insegnare il verbo di Come si sta al mondo.
- Non accanirsi mai con una convinzione, e cercare di non sentirsi, quando si parla, l’incarnazione dell’Oracolo Vivente. Tutti, ma proprio tutti, diciamo un mare di sciocchezze nel corso delle nostre banalissime esistenze. E nessuno è tenuto ad ascoltarle a vita.
- Cambiare argomento, al volo, appena l’ombra della discussione inutile si affaccia sul balcone della nostra quotidianità.
- Lasciare che l’altro si sfoghi, se proprio il suo desiderio di una discussione inutile è irrefrenabile, e applicare l’antica regola dantesca del “non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Cose, e parole, irrilevanti e inutili, non hanno alcun diritto di diventare indispensabili.
Se questi antidoti contro le discussioni inutili vi dovessero convincere, potete applicarli, considerando la loro semplicità, in un qualsiasi rapporto umano, in ogni relazione tra persone. Da genitori e da nonni; da amici e da compagni di lavoro; quando dovete affrontare una riunione oppure se vi trovate in un contesto familiare ad altissimo rischio di scontro frontale (i riti natalizi, per esempio, sono un tipico esempio di questa fattispecie).
E potete utilizzare lo stesso meccanismo anche rispetto alle discussioni inutili per eccellenza, quelle che riguardano la vita pubblica (il noto “dibattito pubblico”), il cui agorà, ormai certificato e acquisito, è il palcoscenico del talk show. Qui nella veste di direttori d’orchestra ci sono eccellenti professionisti (non lo diciamo per spirito corporativo, ma perché si tratta di un mestiere davvero complicato, che richiede diversi talenti), tutti cresciuti alla scuola dell’inventore-maestro del talk show in salsa italiana, Maurizio Costanzo, un fuoriclasse assoluto della tv. Poi ci sono i vari musicisti, con relativi strumenti (in tv contano le facce, le espressioni, le urla, i gesti: tutto ciò che fa ascolto), in genere politici con poche idee e tanti slogan da recitare come le poesie a scuola, e giornalisti chiamati a creare il contesto giusto per la discussione che, possibilmente, deve poi sfociare in una rissa (di taglio diverso: small, medie, large ed extra large).
Proprio grazie alla professionalità del bravo conduttore non tutte le discussioni pubbliche replicate dei talk show, perennemente assillati dallo share, sono inutili. Anzi: in alcuni casi aiutano davvero a capire le differenti opinioni e la natura stessa del problema del quale si discute, oltre che a misurare le capacità, almeno quelle di comunicatore, di chi parla. Ma in molti casi è più che evidente la totale inutilità della discussione in sede televisiva, se non per l’orchestra e i suoi componenti, non certo per chi ascolta e partecipa in modo passivo. Come si evita questo spreco catodico (qui, oltre al tempo ci giochiamo anche il sonno in un’epoca nella quale dormire bene purtroppo non è la regola, ma l’eccezione)? Ancora una volta la bussola del buonsenso ci aiuta a trovare una soluzione semplice e immediata: si spegne la televisione e si conversa dal vivo con altri telespettatori traditi (o si legge un libro e si va a dormire), altrimenti si può banalmente cambiare canale.
Leggi anche:
- Dubbio: la strada che porta alla verità
- I tanti vantaggi della curiosità
- Litigare non serve quasi mai
- Come fare conversazione: 10 consigli utili
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.