03C’è un solo modo, semplice, forte e chiaro, per amare il mare: non sporcarlo. Che significa non sprecare il suo habitat naturale, il suo delicato equilibrio, con i nostri rifiuti, capaci solo di seminare inquinamento e distruzione. Non è difficile: basta non sporcare il mare quando si sta in spiaggia, sotto un ombrellone, oppure quando si naviga, a prescindere dalla grandezza del mezzo sul quale ci troviamo. E basta avere la consapevolezza che a mare, come vedremo, non esistono rifiuti organici e non organici. Tutto può fare danni.
Indice degli argomenti
COME AMARE IL MARE
Una falsa letteratura potrebbe incentivarvi a distinguere la spazzatura prodotta dall’uomo, rispetto al mare, in due categorie: quella che una volta finita in acqua non genera problemi (lo scarto alimentare, o un residuo di frutta e di verdura) da quella che invece sicuramente inquina (qualsiasi oggetto di plastica o di carta). Non è così. La natura ha fornito il mare di un suo equilibrio autoctono e autonomo: flora e fauna vivono in simbiosi e non hanno certo bisogno dei nostri scarti per nutrirsi.
LEGGI ANCHE: Basta con la caccia grossa dei bambini a pesciolini e molluschi. Sulle spiagge arriva “Secchiello Stop” (foto)
CHE COSA SI PUÒ BUTTARE IN MARE?
Alla domanda “Che cosa si può buttare in mare?“, la risposta è molto secca: nulla. Con l’unica eccezione, se proprio vogliamo prevederla, delle molliche di pane. Briciole, non oltre. Infatti, gli avanzi del pane per i pesci possono diventare pericolosi per due motivi. Possono ostruire l’esofago e, in questo caso, diventare mortali. E in ogni caso i pesci non hanno gli enzimi che consentono di assorbire e digerire l’amido contenuto nel pane, nella pasta, nel riso, nei cereali. Quindi con il pane state dando al pesce qualcosa che farà fatica ad assorbire senza un rischioso stress.
COME NON INQUINARE IL MARE
Il discorso che abbiamo fatto a proposito del pane, a maggior ragione si applica per gli atri rifiuti di cibo. Frutta e verdura, per esempio, costituiscono avanzi di cibo che i pesci non amano: non fanno parte della loro alimentazione. E intanto un torsolo di mela per decomporsi ha bisogno di un ciclo temporale di almeno due mesi. Per non inquinare il mare, ovunque ci troviamo, sotto un ombrellone, o in barca, dobbiamo semplicemente fare il nostro piccolo secchio dell’immondizia. Una busta, nella quale mettere tutti i rifiuti organici che poi vanno scaricati nel bidone giusto a terra.
COME RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA PLASTICA A MARE
Ognuno di noi, secondo la regola che a mare non si butta nulla, può dare il suo contributo per risolvere il problema dell’inquinamento marino da plastica. O comunque per ridurne la portata. Come? Innanzitutto, usatene meno. L’acqua, per esempio, portatele nei thermos, che tra l’altro la conservano fresca, o nelle borracce, evitando le bottigliette di plastica. Eliminate qualsiasi vettovaglia di plastica. Non lasciate traccia, anche di piccoli oggetti che nell’acqua si traducono a breve in microplastiche, di vostri rifiuti di plastica. Stesso discorso per la carta: un banale fazzoletto ha bisogno di almeno quattro settimane per scomparire. Per non parlare dei micidiali rifiuti dei fumatori: la cicca si elimina da 6 a 12 mesi, ma il filtro sopravvive da 5 a 12 anni.
RIFIUTI A MARE: CHE COSA TENERE A BORDO
Qualsiasi mezzo marino, anche la più piccola barchetta, deve avere un suo cesto per l’immondizia. Proprio per allontanare la tentazione di gettare una qualsiasi cosa a mare, anche solo per fare il danno della contaminazione ambientale. Uno dei materiali che più frequentemente arriva dalle imbarcazioni è l’olio per il motore. Uno spreco enorme. L’olio di un motore di 15 cavalli, una volta che finisce a mare, sporca una superficie pari a 5mila metri quadrati di acque. Per quanto riguarda il cibo e qualsiasi altro tipo di rifiuto, organico e non organico, il consiglio è sempre lo stesso: piccoli sacchi, differenziati, per contenere l’immondizia che si produce a bordo, durante la navigazione. Per poi scaricarla a terra nel posto giusto.
DIFFERENZIATA SOTTO L’OMBRELLONE
Diciamolo senza pudore: sotto l’ombrellone abbiamo poca voglia di fare la raccolta differenziata. Eppure proprio qui si rischiano sprechi e danni ambientali, in quanto ci sono una serie di oggetti che usiamo spesso e poi non sappiamo smaltire. Per i residui di cibo il discorso è semplice, e valgono le stesse regole che abbiamo visto in occasione dei rifiuti a mare. Sacchetti differenziati per i vari tipi di rifiuti (occhio al vetro: in spiaggia è pericoloso, se si rompe, per le invisibili schegge che lascia), per poi lasciarli a terra nei posti giusti. Poi ci sono gli oggetti di consumo più frequente, come le creme solari. Flaconi e tubetti vanno nella plastica, bombolette spray o lattine nell’indifferenziata. Maschere, materassini, pinne: sono tutti rifiuti che devono essere destinati ai contenitori dell’indifferenziata. E il gelato? Una volta finito, separiamo l’involucro dallo stecco. Il primo va nella plastica, il secondo nell’indifferenziata.
ALTRE INIZIATIVE PER LA SALVAGUARDIA DELLE SPIAGGE: