Veleni in città: usiamo troppo l’auto. Ma per cambiare non si può aspettare un’ora un autobus

Avete capito tutti i vantaggi che potete avere usando meno l’auto in città? Certo: non ci possono chiedere di prendere l’autobus e poi farci aspettare un’ora alla fermata! Ma intanto, ecco come possiamo migliorare, tutti, la nostra vita in città.

auto e inquinamento

AUTO E INQUINAMENTO

Troppe auto. E troppo vecchie e inquinanti. Dobbiamo partire da qui se vogliamo davvero fare tutti, cittadini e amministrazioni, un passo avanti sulla Sostenibilità urbana o anche, detto in modo più semplice, sullo smog che avvelena le nostre città e le nostre vite: 70mila morti premature in Italia per smog, secondo i dati aggiornati dell’Agenzia europea dell’Ambiente.

Gli italiani hanno più di 600 auto ogni 1.000 abitanti (quasi una a testa), molto più dei tedeschi, (sotto la soglia delle 500 auto) che certo non sono più poveri e meno affezionati all’automobile di noi, e della media dei paesi europei (475). E abbiamo 4,5 milioni di auto Euro 0, ovvero vecchie e inquinanti: rappresentano più dell’11,6 per cento del parco macchine.

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INQUINAMENTO CAUSATO DALLE AUTO

Con questi numeri non avremo mai città più pulite, nell’aria come nelle strade. Continueremo a sprecare soldi per la gestione, la manutenzione (e le riparazioni), oltre che per carburante, assicurazione, parcheggi e multe. E continueremo a sprecare salute, visto che se fosse rinnovato il nostro parco macchine, avremmo l’80 per cento in meno dei veleni nell’aria.  Vi sembra poco? D’altra parte, se guardate ai taxi della metropoli italiana più moderna, parlo di Milano, vi accorgete che oggi chiunque voglia cambiare una macchina, la prima cosa che sceglie (anche per ridurre i costi oltre che i veleni) è una tecnologia avanzata sul piano della lotta allo smog, come nel caso del motore ibrido. Il cambio privato dell’auto, a vantaggio di modelli meno inquinanti che sono utili alla collettività, andrebbe incentivato e aiutato con continuità.

Se poi vogliamo ridurre spese e inquinamento, rinunciando all’uso dell’auto in città, e in ogni caso cambiandola se vecchia e inquinante, dobbiamo anche, come cittadini, alzare la voce, urlare, alle amministrazioni pubbliche le nostre richieste. Non si può chiedere a nessuno di rinunciare all’auto in città, per poi aspettare un’ora un autobus (altri mezzi vecchi e inquinanti che ci avvelenano). Non si possono vantare credenziali da sindaci e assessori green, e poi tenere in piedi piste ciclabili dove si rischia la pelle. Non si può continuare a circolare ad alta velocità, mossi dalla solita e pericolosa fretta, quasi sempre immotivata, come se fossimo in autostrada: servono più zone a 30 chilometri all’ora, come sta avvenendo in tutto il mondo occidentale.

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INQUINAMENTO AUTOMOBILISTICO

La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, sta continuando a chiudere pezzi di città al traffico delle auto, e intanto, mentre cerca di migliorare l’offerta di mezzi pubblici e di mezzi privati condivisi con le varie offerte di sharing (sono diventati di moda, in Francia, piccoli scooter elettrici), ha promesso di arrivare a 1.400 chilometri di piste ciclabili. Solo a Parigi, dove, a proposito di surriscaldamento e inquinamento, i climatologi prevedono, entro il 2050, temperature fino a 50 gradi. Non tutto quello che fa la Hidalgo per ridurre l’uso dell’auto, funziona: sono rimasto più di una volta intrappolato nel traffico di Parigi, in quanto se chiudi un pezzo di strada, per esempio lo scorrimento lungo la Senna sulla riva destra, in mancanza di buone abitudini (dei cittadini) e di buone alternative (offerte dall’amministrazione comunale) si paralizzano, con tanto di effetto camera a gas, altre zone e altre strade della città.

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INQUINAMENTO VEICOLI A MOTORE

Tornando all’Italia, e in attesa che il piano Marshall per finanziare i nuovi mezzi del trasporto locale, sul quale sta spingendo il ministro Graziano Delrio, sia qualcosa in più di un gradevole annuncio, credo che sia giunto il momento di fare della lotta contro lo smog e per la nuova mobilità (di tutti e per tutti) un perno della nostra moderna cittadinanza. Mi sono piaciuti molto i cittadini che hanno protestano con il flash mob e con le mascherine a Milano, davanti a Palazzo Marino: spero che possano crescere e moltiplicarsi, in tutta Italia. Mi piacciono ancora di più, nel Sud meno avanti del Nord sul cambio di passo negli stili di vita, i baresi che, dopo le proteste iniziali, hanno condiviso l’idea di pedonalizzare alcune strade della città: intanto, a proposito di piano Marshall sui trasporti e di annunci facili, ho letto che il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e anche presidente dell’Anci, per ammodernare il suo parco autobus, tutto ciò che ha potuto fare, in mancanza di fondi, è stato di acquistare vecchi autobus dal Friuli Venezia Giulia.

(Credits: la Repubblica)

Sono proprio loro, i sindaci italiani, che ci ricordano con un semplice numero quanto potrebbe valere, in termini di riduzione dello spreco di salute per l’inquinamento, un migliore parco di mezzi pubblici: le emissioni delle auto, cioè i veleni prodotti in città dalle automobili, sono del 1.700 per cento superiori a quelle dei bus. E per trasportare 10mila passeggeri, per un chilometro, servono 2mila automobili, a fronte di appena 63 autobus articolati da 18 metri.

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MOBILITÀ SOSTENIBILE CONTRO L’INQUINAMENTO

La sindaca di Parigi chiede un patto europeo, tra le città, per portare avanti queste politiche: serve perché dall’Europa devono arrivare soldi preziosi, che comuni e singoli paesi, come l’Italia, ossessionati dal debito pubblico, non hanno. Ma serve anche che i sindaci si lamentino meno e incalzino di più governo e regioni per investire nella lotta allo smog: inoltre, se sono davvero bravi, i sindaci sono anche capaci di trovare i soldi per migliorare i loro servizi. Magari tagliando qualche spreco clientelare della spesa comunale. E serve innanzitutto che noi, tutti noi, ci convinciamo di una linea coerente da seguire: mentre dobbiamo alzare la voce per la «rivoluzione gentile» della mobilità (che bel sogno, coltiviamolo!), è anche opportuno che abbassiamo velocità e uso dell’auto, ancora oggi utilizzata nel 70 per cento dei casi per piccoli spostamenti. In fondo, per andare a fare la spesa o per andare a trovare un amico che abita nel nostro quartiere, non è proprio indispensabile accendere un motore e consumare benzina.

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