I veleni sparsi in Italia dai bus più inquinanti d’Europa. Vecchi, sporchi e pericolosi. Altro che città sostenibili (video)

L’età media dei nostri autobus è di 12,2 anni. Il doppio della Germania, e molto più di Francia e Spagna. In compenso abbiamo un altro record europeo nel trasporto pubblico: i flambus, quelli che vanno in fiamme

MEZZI PUBBLICI ITALIANI VECCHI E INQUINANTI

La città più avanti in Italia è Milano, con 25 bus elettrici. Nulla. E lasciamo perdere la promessa di arrivare a 200 entro il 2020, e di investire per questo cambio di paradigma della sostenibilità urbana un totale di 1,5 miliardi di euro. Sapendo che il passaggio all’elettrico, dopo un primo periodo di alti costi, diventa redditizio, in termini di minori costi per il carburante, già un paio di anni dopo il cambio dei mezzi.

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AUTOBUS VECCHI E INQUINANTI IN ITALIA

Qui ciò che conta è la pochezza della realtà, rispetto al diluvio di annunci e di impegni che si sentono in giro per l’Italia a proposito di un fantomatico «rilancio del trasporto pubblico». Mentre perfino Milano, in quanto a bus elettrici, è vicina allo zero, e parliamo della metropoli più avanzata e in salute che abbiamo in Italia, a Roma non solo gli autobus elettrici è come se non esistessero, ma si è scoperto che il trasporto pubblico va a marcia indietro. Peggiora anche sul piano della quantità del servizio offerto. Nel 2018 i bus dell’azienda del trasporto locale, Atac, hanno percorso 82,4 chilometri di strada, ovvero 2 milioni di chilometri in meno rispetto al 2017. Un bel passo indietro, al contrario di un traporto pubblico che dovrebbe solo aumentare, crescere e diventare più efficiente e più conveniente per i cittadini. Tutti i cittadini. E non ridursi a una fonte di sprechi assurdi, a catena. Compresi i flambus, gli autobus che a Roma vanno a fuoco, 22 soltanto nell’anno 2019.

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Di fronte a questa realtà l’obiettivo 12 dello Sviluppo sostenibile dettato dall’Agenda Onu 2030, dove si parla di città con «trasporti sicuri, sostenibili e convenienti per tutti», in Italia rischia di restare lettera morta. O carta straccia, se preferite. Ovviamente, e per fortuna degli italiani, Roma è un caso limite, anche se gravissimo visto che si tratta pur sempre della capitale del Paese, e specie nelle medie e piccole città ci sono situazioni decisamente migliori. Ma un piano serio di riqualificazione dell’intero parco degli autobus, un tassello fondamentale del trasporto pubblico utilizzando le tecnologie più avanzate e meno inquinanti (a partire dall’elettrico), non può non avere tre punti fermi.

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MEZZI PUBBLICI IN ITALIA

Non è accettabile che l’età media dei bus pubblici in Italia sia di 12,2 anni, rispetto ai 6,9 della Germania, ai 7,9 della Francia ed agli 8 della Spagna. Tra i record che abbiamo all’interno dell’Unione europea, per i quali dovremmo diventare rossi, c’è anche questo: gli autobus più vecchi e più inquinanti d’Europa. Solo un terzo in Italia tocca la soglia di Euro 3. In queste condizioni, immaginare città sostenibili, lotta all’inquinamento e all’aria sporca, più giustizia sociale con un traposto pubblico accessibile e condivisibile, è davvero impossibile. Pura e semplice demagogia.

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SITUAZIONE TRASPORTI PUBBLICI A ROMA

Un secondo tassello riguarda un migliore rapporto tra noi cittadini e l’uso del mezzo pubblico. Anche in questo caso non si può generalizzare. A Roma, nel disastro generale dei mezzi pubblici, più di un passeggero sull’autobus su tre non paga il biglietto, e con questa statistica non stiamo parlando certo di cittadini indigenti. L’azienda perde 38 milioni di euro l’anno e non fa altro che tagliare corse e mezzi, e spera di recuperare 7,5 milioni di euro con multe e ticket finalmente pagati. Spera. L’evasione a bordo ha livelli altissimi, purtroppo, in diverse regioni italiane, e non solo a Roma, a partire da quelle del Sud. Chi non paga il biglietto di un bus, quasi sempre potendoselo permettere, deve sapere che sta dando una randellata a tutti i viaggiatori. È un nemico della sua città che, di fatto, vorrebbe portare allo spreco della rovina. 

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SITUAZIONE DEI TRASPORTI PUBBLICI IN ITALIA

Terzo punto: servono soldi, e non pochi. Soldi veri, non virtuali, cioè scritti nelle carte e poi non disponibili per mille motivi. Ma parliamo di investimenti strategici per un Paese: avere una buona rete di autobus è come avere buone scuole, buoni ospedali, buoni asili. Siamo nel cuore dei diritti della cittadinanza, e laddove il trasporto pubblico fa acqua, si diventa sudditi, prigionieri di un sistema politico e amministrativo che ha costruito attorno alle società pubbliche di questo settore una montagna di sprechi, clientele e corruzione. Per trovare i soldi necessari al rinnovo del parco autobus e per una decente e continuativa manutenzione, basterebbe innanzitutto battere la pista di un’operazione di pulizia all’interno dei pozzi neri di questi fortini del potere locale, e non solo. Svuotarli delle zone opache porterebbe trasparenza, e quindi più fiducia da parte degli utenti, ma anche l’ossigeno finanziario per un’operazione da sistema Paese di portata storica. Il trasporto pubblico non cambia solo il volto delle città, ma dell’intera nazione, e se proprio non vogliamo guardare alla Danimarca, dove tutti i bus saranno elettrici entro il 2030, o al Giappone, dove con le Olimpiadi del 2020 entreranno in funzione gli autobus a idrogeno, almeno proviamo a immaginare un traguardo ragionevole. E sostenibile. Un parco di mezzi pubblici meno matusalemme e meno distributore di veleni.

Il video dell’autobus in fiamme nel centro di Roma.

Fonte: Agenzia Vista

(Fonte immagine di copertina: Ansa)

GLI AUTOBUS CHE CI PIACEREBBE AVERE IN ITALIA:

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