Biogas e biometano: tutti i vantaggi

Fonti di energia rinnovabile che arrivano da scarti di origine animale e vegetale. I piccoli impianti per uso domestico. Lo stabilimento modello di Cremonini in società con Hera

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BIOGAS

Il biogas ha un doppio valore, in termini di riduzione degli sprechi. È una fonte di energia rinnovabile, che in Italia vale circa 2 miliardi di metri cubi all’anno, e ha effetti positivi sul sistema agricolo, in particolare migliorando la sostanza organica del terreno e riducendo gli impieghi e gli sprechi di acqua.

CHE COS’E’ IL BIOGAS

Il biogas è una fonte di energia rinnovabile costituita da diversi gas tra cui il metano che ne rappresenta circa il 60% del totale, anidride carbonica, azoto, idrogeno e altre sostanze gassose. Esso ha origine da un processo di fermentazione. I materiali di scarto organici di origine vegetale o animale subiscono l’azione di microorganismi che, in assenza di ossigeno, generano gas naturali. I residui di scarto in questione sono noti oggi con il nome di biomasse e sono fonti di energia alternative pulite. Il biogas è un derivato di questa lavorazione che avviene, in termini più tecnici, attraverso una digestione anaerobica, ossia uno sviluppo batterico che avviene in una camera stagna priva di ossigeno.
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COME E DOVE SI USA IL BIOGAS

Una volta ottenuta la miscela gassosa, questa fonte di energia green può essere utilizzato per generare il biometano, per produrre energia elettrica oppure per alimentare un impianto di riscaldamento. In pratica, può servire come carburante verde per i veicoli, per riscaldare gli appartamenti in città e per generare energia in centrali specializzate.

QUANTO COSTA UN IMPIANTO DI BIOGAS

Per acquistare un impianto a biogas e generare energia elettrica pulita è possibile affidarsi all’esperienza di consulenti o esperti nel campo che potranno definire nel dettaglio il totale delle spese: dai costi di installazione, alla gestione dell’impianto fino al trasporto delle biomasse. È necessario essere consapevoli del fatto che per un impianto di piccole e medie dimensioni il prezzo può variare tra i 5.000 e gli 8.000 euro per kW di potenza. Pertanto, è indispensabile conoscere ogni aspetto del settore e verificare l’idoneità all’installazione di un prodotto del genere.

BIOGAS FATTO IN CASA

Un piccolo impianto di biogas si può fare anche in casa: è in grado di recuperare fino a sei litri di rifiuti alimentari oppure quindici litri di rifiuti animali e produrre così il biogas necessario a cucinare per tre ore. L’impianto, di diverse dimensioni, è realizzato dalla società HomeBiogas e costa circa 900 dollari.

VANTAGGI DEL BIOGAS

Insieme all’energia solare, al fotovoltaico, all’eolico e all’idroelettrico, il biogas e le biomasse sono fondamentali nell’evoluzione eco-sostenibile del Paese e del pianeta.
Vantaggi del biogas:
  • Fonte di energia rinnovabile;
  • Produzione di energia da materiali organici di scarto;
  • Riduzione di emissioni di CO2 e gas serra;
  • Ha una triplice funzione, infatti non solo serve per produrre energia elettrica, ma può essere trasformato in biometano e biodiesel per alimentare auto e veicoli. Ma può anche essere usato come fonte di riscaldamento;

Una miscela che promette di rivoluzionare il panorama internazionale per quanto riguarda lo sviluppo green e l’abbattimento delle emissioni tossiche e inquinanti nell’aria.

SVANTAGGI DEL BIOGAS

Anche se è una fonte di energia rinnovabile di considerevole importanza in ottica futura, questo mix di gas ha degli svantaggi che dipendono per lo più dallo sviluppo tecnologico odierno. Infatti, con la costruzione di strutture adeguate e con la messa in atto di un piano efficace nel produrre e lavorare le biomasse, produrre energia alternativa potrebbe diventare quasi priva di svantaggi.
Ad oggi, tuttavia, gli svantaggi principali riguardano:
  • Necessità di vasti spazi edificabili, oltre i 300/400 ettari di terreno;
  • Se le centrali a biomasse sono distanti da dove sono recuperati gli scarti di materie organiche, il trasporto contribuisce all’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera;
  • Ottenere i materiali di scarto è complesso e se la qualità degli stessi è bassa, potrebbe generare meno energia di quanto possa fare l’impianto;

BIOGAS DALLE ARANCE

La notizia arriva dalla Sicilia e in particolare, da Catania. Dal progetto pilota voluto dal Distretto Agrumi di Sicilia in collaborazione con l’università di Catania e alla cooperativa per le rinnovabili Empedocle, nasce Energia dagli agrumi. L’iniziativa ha suscitato l’interesse anche di The Coca Cola Foundation che ha finanziato il progetto per oltre 350mila euro, ma per quale ragione?
La filiera agroalimentare sicula produce annualmente oltre 300mila tonnellate di pastazzo, ossia un miscuglio di bucce, polpa e semi di limoni, cedri, arance e mandarini da smaltire. Grazie al progetto in atto invece, questi scarti di materie organiche vegetali potranno essere riutilizzate per generare energia pulita e promuovere le biomasse.

QUANTO VALE BIOGAS IN ITALIA

In Italia il 15 per cento degli scarti zootecnici viene trasformato in biogas e si contano 1600 impianti in tutte le regioni. Un patrimonio di innovazione che ha consentito di migliorare la redditività di molte aziende agricole, che altrimenti rischiavano di scomparire. E ha dato un’importante prospettiva per le scelte energetiche del Paese: si calcola, infatti, che entro il 2030 si possa arrivare dal 15 al 65 per cento degli scarti zootecnici trasformati in biogas, con una produzione di biometano che passerebbe da 1,7 miliardi di metri cubi a 6,5 miliardi.

BIOMETANO

Il biometano è un prodotto derivato dalle biomasse e in particolare, dal biogas. Ottenuto da trattamenti chimico-fisici di raffinazione e purificazione, il prodotto di questo processo è idoneo ad essere immesso nella rete del gas naturale e quindi può servire come alimentazione per riscaldare le nostre case, ma anche impianti di riscaldamento industriali. Inoltre, è utilizzabile come carburante green per veicoli di ogni genere. Per questa ragione, insieme all’elettrico e all’idrogeno conquista lo scenario delle rinnovabili con una grande possibilità di incremento nei prossimi anni.
Le prospettive del biometano per l’Italia, sulla carta, sono enormi, ma rischiamo di sprecarle per la nostra solita incapacità di realizzare le cose se non quando siamo sotto la pressione dell’emergenza. Il programma Repower Eu prevede che la produzione di biometano in Europa passi da 3,2 miliardi di metri cubi a 35 miliardi entro il 2030. L’Italia attualmente ne produce appena 300 milioni di metri cubi, e potrebbe arrivare a 8 miliardi creando così una fonte energetica decisiva per uscire dalla dipendenza dalla Russia. Peccato però che per produrre il biometano servano impianti, che nessuno vuole.

BIOMETANO PRODOTTO DA CREMONINI E HERA

A Spilamberto in provincia di Modena, è in funzione l’impianto di produzione di biometano più interessante, per una serie di caratteristiche, che abbiamo in Italia. Innanzitutto i due soci che hanno realizzato l’investimento, Herambiente (uno delle più importanti multiutility italiane) e Inalca (Gruppo Cremonini), creando una società ad hoc, la Biorg, hanno portato competenze ed esperienza diverse. Da un lato tutto ciò che riguarda il settore energetico e anche la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; dall’altro versante, la complessa produzione di carni e prodotti derivati, che determina anche molti rifiuti da non sprecare e semmai da riutilizzare. Con una spesa di 28 milioni di euro è nato così a Spilamberto un modernissimo stabilimento, un modello da economia circolare, nel quale dai rifiuti organici e reflui agroalimentari, vengono realizzati, ogni anno, 3,7 milioni di metri cubi di biometano, interamente rinnovabile e composto.

Il beneficio ambientale, oltre che economico ed occupazionale, dell’impianto, è in tre risparmi essenziali:

  • 3 mila tonnellate di petrolio risparmiate
  • 7 mila tonnellate di CO2 risparmiate
  • 280 mila alberi salvati, in quanto necessari per assorbire le emissioni nocive che invece vengono eliminate

Il gruppo Cremonini è da tempo sulla strada dell’economia circolare. Autoproduce il 77 per cento dell’energia che utilizza nei suoi stabilimenti industriali, e ha creato una rete da economia circolare formata da 2 impianti di cogenerazione da grassi colati, 6 impianti di cogenerazione a metano, 2 impianti di biogas alimentati da reflui industriali dei suoi stabilimenti, 4 impianti di biogas prodotto da reflui agricoli.

 

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