Salvare edicole e giornalai, trasformandoli in portieri di quartiere. Con nuovi servizi

Il modello parigino del giornalaio «portiere di quartiere» funziona. Trova colf e badanti. Idraulici ed elettricisti. Aiuta a fare la spesa. La raccolta delle firme in Italia per sostenere le edicole

come salvare le edicole

La strage delle edicole si può e si deve fermare. Non bisogna cedere a ciò che si considera, sbagliando, ineluttabile, e pur prendendo atto che questa attività è stata travolta dalla crisi della carta stampata, non è scritto da nessuna parte che non si possa reagire. E interrompere un vero spreco di civiltà.

SALVARE LE EDICOLE

Spieghiamo bene, infatti, che cosa significa un’edicola, il suo valore, la sua forza. È un punto di riferimento sul territorio, nel quartiere, in una strada. In un piccolo centro. Ovunque. Un presidio di civiltà, non solo per il valore della lettura, ma anche per il fatto che l’edicola crea comunità, unisce le persone nell’abitudine di andare a fare il loro acquisto cartaceo, riscalda il vivere quotidiano di una zona. In secondo luogo, l’edicola è un’attività economica vera e propria: crea lavoro, reddito, benessere. Da e per generazioni. E come qualsiasi attività economica risente dei cicli, dei cambiamenti del mercato e degli stili di vita. Ma non per questo, se per esempio viene ben sostenuta e messa in condizione di modernizzarsi, è condannata a scomparire. Infine, non dimenticate che l’edicolante, e in genere la sua famiglia considerando i vari turni per tenere aperto il punto vendita, sono persone che in qualche modo ci danno sicurezza, presidiano il loro territorio. Ne conoscono luoghi, angoli e persone. E quindi possono fare molte cose utili. Per tutti. E possono restare in campo, anche per non vendere solo quotidiani, periodici e prodotti affini. O magari aggiungendo qualche foulard per turisti, che non basta certo a risollevare le sorti di un autentico negozio.

(Photo credit:  Lawrey / Shutterstock.com)

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COME SALVARE LE EDICOLE

E qui veniamo al Come salvare le edicole. Sul nostro sito abbiamo raccontato un’edicola parigina diventata una sorta di «portierato di quartiere». Vende innanzitutto giornali, certo. Ma offre anche una quantità infinita di servizi, tutti utili, tutti da non sprecare per chi abita nella zona. Trova l’artigiano per i piccoli lavori domestici, dall’idraulico all’elettricista. Riesce a coprire la domanda di badanti o di collaboratrici domestiche a ore. Oppure reperisce insegnanti per ripetizioni e anche accompagnatori per anziani che devono andare a fare la spesa da soli.

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Non tutte le edicole possono assumere un profilo del genere, però la strada è segnata. I giornalai per tornare a respirare e non restare stritolati dalla crisi della carta hanno bisogno di inventare nuove fonti di guadagno che non possono essere soltanto biglietti dell’autobus, fazzoletti di carta e schiume da barba (anche la vendita di questi articoli comunque ha una sua utilità).

Giornalai come quello che abbiamo raccontato a Parigi, si stanno iniziando a vedere anche in Italia. Speriamo che si moltiplichino e intanto cerchiamo di condividere idee ed esperienze relative alle nuove attività delle edicole. Evitando che poi, di fronte a una buona soluzione, si vada a sbattere contro il muro, tutto italiano, della burocrazia, dei permessi, delle autorizzazioni. Cose che scoraggiano e bloccano qualsiasi innovazione possibile.

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RICONVERSIONE DELLE EDICOLE

Per spingere e sostenere, a tutti i costi, questa fondamentale riconversione delle edicole, serve comunque una seconda gamba di interventi. E qui entrano in gioco la pubblica amministrazione e tutti colori i quali sono interessati a tenere in vita le edicole, a partire dagli editori. Ma anche da altri soggetti che vendono i loro prodotti nelle edicole, per esempio le società telefoniche (vedi le schede) e le aziende del trasporto pubblico (vedi i biglietti dei mezzi urbani).

Il sindacato nazionale dei giornalai (Sinagi) ha lanciato una raccolta di firme in tutta Italia chiedendo di «Salvare le edicole». L’obiettivo è sacrosanto, da condividere pienamente anche da parte di chi produce informazione sul web, come questo sito. L’augurio è che si arrivi almeno vicini al traguardo fissato dal Sinagi di 500mila firme, considerando che le edicole ancora attive sono comunque 10mila, nonostante la strage continua. Un esempio? A Napoli in cinque anni ne sono scomparse quasi 100 su meno di 400. Un ritmo impressionante. Come a Roma, e come in qualsiasi media e piccola cittadini italiana.

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SALVIAMO LE EDICOLE

Che cosa si può pensare di ottenere, in concreto, per aiutare le edicole a salvarsi? Un aumento degli agi sul costo dei giornali (attualmente all’edicolante va il 18,7 per cento), magari anche con l’aiuto di qualche incentivo regionale, e non tutto a carico degli editori, a loro volta in grave crisi. Ancora: finanziamenti super agevolati oppure a fondo perduto per ampliare l’offerta dei prodotti e modernizzare l’edicola. Sconti concessi, a favore dell’edicolante, dai venditori di prodotti extra giornali. Aiuti attraverso i fondi stanziati in generale per l’editoria e per la lettura.

Insomma: le strade da percorrere sono parecchie, e si tratta semmai di scegliere quelle più praticabili, più utili e più convincenti. Con un’idea condivisa, da tutti: salvare un’edicola è un bene per l’intera comunità dei lettori e dei cittadini.

EDICOLA SOCIALE

Con un termine piuttosto freddo e burocratico, edicola sociale, si intende proprio la trasformazione delle edicole, con il loro rilancio grazie ad una serie di nuove attività.
  • Richieste e offerte di lavoro, anche nel quartiere dove si trova l’edicola.
  • Custodia di piccoli oggetti.
  • Consegna pacchi.
  • Pagamento multe e bollette.
  • Servizi di portineria di zona.
  • Reclutamento di figure professionali affidabili: idraulici, elettricisti, muratori, etc.
  • Domanda e offerta di badanti, baby-sitter e colf.

(Photo credit: Stanislav Samoylik / Shutterstock.com)

Immagine di copertina: Fernando Privitera / Shutterstock.com

MESTIERI DA SALVARE:

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