Animali liberi dalle gabbie: chi rispetta la legge?

L'Unione ha deciso un percorso graduale: fuori dalle gabbie entro il 2027. Ma in pochi applicano le nuove norme. E in Italia 40 milioni di animali vivono tra le sbarre

ANIMALI LIBERI DALLE GABBIE
Animali liberi dalle gabbie. Dopo anni di battaglie, l’Europa si è data una mossa e ha deciso, sia a livello di Commissione sia con una legge del Parlamento europeo, l’eliminazione definitiva delle gabbie per allevare gli animali. Un provvedimento che deve implementarsi in modo graduale, fino al 2027, e riguarda in Italia circa 40 milioni di animali che vivono in queste condizioni. Dalle continue denunce delle associazioni che proteggono gli animali, si ricava però la netta sensazione che la normativa europea, per il momento, è scritta sulla sabbia. Quasi nessuno la applica. Forse sperando che, prima o poi, venga cancellata.

ANIMALI LIBERI DALLE GABBIE

Gli animali da allevamento sono stati liberati dalle gabbie con un voto quasi unanime del Parlamento europeo: 558 deputati a favore, solo 37 contrari e 85 astenuti. Non c’è stato verso così di contenere l’onda lunga di una battaglia popolare iniziata già nell’anno di grazia 2018, quando è stata la lanciata la raccolta di firme End the cage age. Basta animali in gabbia.

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ANIMALI LIBERI DALLE GABBIE

QUANTI SONO GLI ANIMALI ALLEVATI IN GABBIA?

Al momento vivono nella gabbie circa 300 milioni di animali. In maggioranza si tratta di vitelli, maiali, conigli, galline, quaglie, anatre e oche: soffrono incollati, uno sull’altro, nell’indifferenza degli allevatori. In questi anni la raccolta di firme per End the cage age è stata sottoscritta in 18 stati dell’Unione europea da 1,4 milioni di cittadini, e sono scese in campo ben 170 associazioni di volontari ( 21 italiane), impegnate nella difesa della vita degli animali. E per condizioni più dignitose di quelli che vengono allevati specificamente per poi andare al macello.

I DANNI PER GLI ANIMALI IN GABBIA

Gli animali stipati in gabbia fanno una sola cosa: ingrassano. Per il resto, come dimostrano diverse ricerche scientifiche, subiscono tutti i danni di questo isolamento così spietato. Non hanno relazioni tra di loro, soffrono, e devono completamente rinunciare alle loro più elementari abitudini. Le galline, per esempio, sono fatte geneticamente per razzolare, appollaiarsi e fare i bagni di polvere: cose che diventano impossibili nel momento in cui sono chiuse in una grande gabbia, una accanto, o sopra, all’altra. Le scrofe, in gabbia, fanno fatica a riprodursi e a reggere, fino alla fine, una naturale gravidanza. I conigli non possono andare a caccia di cibo, scavare e nascondersi. Da qui il loro stress che sconfina nella depressione.

GABBIE, LE RESPONSABILITÀ DEGLI ALLEVATORI

Ma la battaglia per chiudere le gabbie dove vivono gli animali da allevamento non è certo finita con il foto del Parlamento europeo. Ci sono ancora tanti passaggi sui quali vigilare e farsi sentire, anche perché non mancheranno i tentativi di boicottare la decisione presa a Strasburgo. Innanzitutto bisognerà controllare che la Commissione rispetti la scadenza per introdurre una specifica legislazione che imponga l’eliminazione delle gabbie per animali da allevamento in tutti i paesi dell’Unione. Poi gli allevatori avranno quattro anni di tempo, non poco, per adeguarsi e studiare le necessarie alternative. Intanto, non ci saranno più sperequazioni tra i  paesi nei quali l’allevamento in gabbia (più economico) è consentito e quelli dove non è consentito. Infine, bisognerà stare attenti che la filiera della carne non faccia qualche brutto scherzo. E con la scusa della chiusura delle gabbia da allevamento non imponga un significativo aumento dei prezzi che poi pagherebbero i consumatori.

FRASI CELEBRI SUGLI ANIMALI IN GABBIA

La gabbia per gli animali ha sempre alimentato molte suggestioni, poetiche e narrative. Tra queste una delle più intense, per potenza del pensiero e sintesi della descrizione, è firmata dal pittore Vincent Van Gogh: «Un uccello chiuso in gabbia sa perfettamente che c’è qualcosa per cui egli è adatto, sa che c’è qualcosa da fare, ma che non può fare: che cosa è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe e dice a se stesso: “gli altri fanno il nido, i loro piccoli e allevano la covata”. Poi sbatte la testa contro le sbarre della gabbia, ma la gabbia rimane chiusa e lui è pazzo di dolore».

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