In tempi nei quali è di moda la forza, la competizione sfrenata che non perdona alcuna debolezza, il muscolo che devi mostrare a qualche eterno antagonista che eccita la tua energia vitale, è il caso di riscoprire la virtù della fragilità. Una virtù, badate bene, che appartiene a tutti noi, insita nella natura umana, anche quando proviamo a dissimularla con qualche atteggiamento da bulli moderni, virtuali o reali è solo un dettaglio. La fragilità aiuta a scoprire davvero chi siamo. Ci porta dentro l’Io, ma non nel buio delle tenebre dell’indifferenza, quanto nella luce della condivisione. Il fragile sono Io, certo, ma siamo anche Noi, e quindi se ci riconosciamo è più facile anche stare insieme, avanzare insieme.
La fragilità, che sembra quasi una moneta fuori corso, una lingua scomparsa, un inutile termometro di debolezza, in realtà è modernissima. In tempi nei quali abbiamo bisogno non solo di condividere, ma anche di mostrare la gentilezza, la responsabilità nei confronti degli altri. Dal parente stretto al vicino di casa, dall’uomo e dalla donna che, con bambini, arrivano da lontano, a chi abbiamo a fianco, per scelta o per dovere, tutti i santi giorni. Fragile, nella sintesi di un bel libro che vi suggerisco di leggere (Elogio della fragilità di Roberto Gramiccia, edizioni Mimemis), è il contrario di forte, salvo scoprire, come insegnano anche alcune rivoluzioni, che non è il fragile a perdere sempre. Anzi. La fragilità può dare grandezza all’ispirazione di un poeta (avete presente l’immortalità di Giacomo Leopardi?) come può essere la leva di una forza creativa e rivoluzionaria. Purché, avverte lo scrittore e medico Gramiccia, non si trasformi in rassegnazione e accidia.
La fragilità è l’uomo stesso. E negarla significa sprecare un pezzo essenziale della nostra persona. Scriveva il filosofo Blaise Pascal: «L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutte in natura, ma è una canna pensante». Già, pensante? Non è detto certo che i pensieri siano sempre ispirati all’idea di crescere, di maturare, di essere davvero se stessi, liberandosi dall’odiosa necessità dell’apparire (ovviamente non fragili).
Tutto è fragile. Da un’idea, di cui eravamo convinti fino all’arroganza e alla supponenza, a un sentimento che sbiadisce con l’usura del tempo implacabile. Da una speranza, senza la quale ci manca l’ossigeno dell’utopia, del sogno, dell’impossibile tradotto in possibile, a una certezza, che crolla sotto i colpi di un soffio, specie se ha le basi deboli. Dalla gioia che sogniamo come irraggiungibile al dolore, alla tristezza che ci arriva sbattendoci addosso sul muso, in piena faccia e senza preavviso. Tutto è fragile, ma la nostra forza, come scriveva il filosofo e scrittore americano Ralph Waldo Emerson, «matura dalla debolezza». Dalla virtù, tutta da riscoprire, della fragilità.
Chiarito che condividiamo tutti debolezze e paure nell’unico calderone della natura umana e che dobbiamo avere più rispetto le nostre e per le altrui debolezze, possiamo fare un passo avanti, quello decisivo, alla ricerca della fragilità. Già, visto che ne riconosciamo il valore, allora si tratta di non sprecarla e semmai di valorizzarla. Per gradi. Il primo passo è la rivalutazione dei nostri aspetti vulnerabili, senza più nasconderli a noi stessi o tentando goffamente di rimuoverli, ma semmai mostrandoli con calore e con empatia. Quella timidezza che diventa rossore, quello stare zitti per la preoccupazione di dire cose inopportune, possono diventare l’impasto di una virtù rara e preziosa: la discrezione. Possono fornirci di un carattere, di una personalità. E la nostra fragilità, una volta mostrata con apertura verso gli altri, ci mostra più teneri, più spontanei e perfino più divertenti. Inoltre, in questo modo, riconoscendo il diritto di sbagliare, riusciremo a sottrarci al continuo giudizio degli altri, e anche al nostro altrettanto ossessivo auto-giudizio. Il secondo passo è verso l’esterno: rivelare agli altri, a partire dalle persone che più amiamo, la nostre insicurezze, le nostre paure e le emozioni che legano in unico fascio di fragilità. Non c’è bisogno di esibizionismi e di forzature, la nostra fragilità va mostrata con delicatezza e con gradualità E aiuterà il nostro prossimo a immedesimarsi nelle nostre debolezze, a condividerle. In una misteriosa catena di relazioni e di affetti.
FRAGILITÀ FRASI CELEBRI
- <Bisogna custodire la gente, avere cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nelle periferie del nostro cuore> Papa Francesco
La fragilità è una condizione che colpisce le persone più deboli: i bambini, i vecchi, i poveri. Ma è anche un’opportunità, da non sprecare, per guardare i fragili, non con l’occhio del pietismo e tantomeno con il lampo di un attimo di attenzione: serve aprire il cuore, e portare i più fragili al centro dei nostri pensieri. Non troppo distanti dal luogo dei sentimenti che danno calore alla vita.
- <Se sono stato, e sono, un buon psichiatra, se ho aiutato i miei matti, ciò è avvenuto per la mia fragilità, per la paura di una follia che si annida dentro di me> Vittorino Andreoli
Limpida e lucida confessione, da parte di un grande psichiatra, del valore terapeutico della fragilità. Talmente potente da farne uno strumento per tenere a distanza, anche nell’attività di un medico che cura persone fragili, il rischio dell’hybris, del delirio di onnipotenza, sempre in agguato, dietro le spalle di ciascuno di noi.
- <L’amore più forte è quello capace di dimostrare la propria fragilità> Paulo Coelho
La citazione dello scrittore brasiliano può sembrare da Baci Perugina. Ma ha un suo significato da non sottovalutare: l’amore non è una prova di forza, che porta fino alla deriva del possesso, e ha bisogno di consumarsi in tutte le sue fragilità. Siamo fragili perché amiamo, e ancora una volta torna a galla la domanda: perché vergognarsene?
- <Ci sono uomini troppo fragili per andare in frantumi> Ludwig Wittgenstein
Il filosofo austriaco aveva le idee molto chiare sulla forza della fragilità, fino a descriverla come una corazza che rende l’uomo talmente solido da non rischiare di finire in frantimi sotto i colpi delle difficoltà e delle sconfitte della vita.
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