La scabbia è un’infestazione della pelle causata da un minuscolo acaro, il Sarcoptes scabiei var. hominis, invisibile a occhio nudo.
Fino a non molto tempo fa i casi erano piuttosto limitati, ma negli ultimi anni in Italia si è verificato un aumento esponenziale della scabbia, che ha riguardato bambini e adolescenti, ma anche gli anziani, specie quelli che vivono nella RSA.
L’acaro femmina, in particolare, riesce a scavare nella parte superficiale della pelle per deporvi le uova, che dopo circa 3 settimane si schiudono e avviano l’infestazione.
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Cause
La scabbia si trasmette principalmente per contatto cutaneo diretto, prolungato e ravvicinato con una persona infetta. Meno frequentemente, può diffondersi attraverso la condivisione di biancheria, lenzuola o indumenti.
Il forte aumento dei casi negli ultimi anni è legato a diversi fattori concomitanti:
- Maggiore mobilità: La ripresa dei viaggi di massa, del turismo e degli spostamenti internazionali post-pandemia ha facilitato la circolazione dell’acaro tra diverse popolazioni e in ambienti condivisi come hotel, ostelli, campeggi e mezzi di trasporto.
- Contatti in collettività: La trasmissione è favorita in ambienti collettivi dove i contatti sono inevitabilmente stretti, come scuole, asili, caserme, carceri e, in particolare, case di riposo (RSA), dove la popolazione anziana è più vulnerabile.
- Ritardi diagnostici: L’interruzione o il rallentamento dei servizi sanitari durante il periodo COVID-19 può aver portato a ritardi nelle diagnosi, permettendo alle persone infette di trasmettere l’acaro per più tempo.
- Problemi terapeutici: Si stanno segnalando casi di resistenza emergente ai trattamenti topici più comuni, come la Permetrina al 5%. Inoltre, l’inefficacia della cura è spesso dovuta a errori nell’applicazione (es. applicazione incompleta) o al mancato trattamento simultaneo di tutti i contatti stretti e conviventi. Anche il lavaggio non adeguato di indumenti e lenzuola può causare reinfestazioni.
Sintomi
Il sintomo principale della scabbia è un prurito intenso e incontenibile, che si aggrava caratteristicamente durante la notte e con il calore del letto. Questo prurito non è causato dal morso, ma dalla reazione allergica dell’organismo all’acaro, alle sue uova e ai suoi escrementi.
Oltre al prurito, i segnali più evidenti sulla pelle sono:
- Cunicoli scabbiosi: Sono le lesioni più specifiche. Appaiono come sottili lesioni lineari, leggermente in rilievo, di colore grigiastro e lunghe pochi millimetri. Rappresentano il tunnel scavato dall’acaro femmina sotto la pelle.
- Papule e vescicole: Piccole bollicine rosse e in rilievo (simili a punture di insetto) e lesioni da grattamento (escoriazioni) causate dal prurito.
Inoltre, le lesioni si trovano più frequentemente in zone specifiche del corpo che corrispondono anche alle aree della pelle dove è più sottile e quindi più facilmente penetrabile. in particolare:
- Tra le dita delle mani e dei piedi,
- Polsi,
- Gomiti,
- Ascelle,
- Areole mammarie,
- Linea della cintura,
- A livello degli organi genitali (soprattutto nell’uomo).
Nel bambino piccolo, a differenza dell’adulto, possono colpire anche il palmo delle mani, la pianta dei piedi e il cuoio capelluto.
Diagnosi
La diagnosi della scabbia viene effettuata da un medico, solitamente un dermatologo, e si basa principalmente sull’esame clinico visivo.
Il medico ricerca le lesioni tipiche (cunicoli, papule) nelle localizzazioni caratteristiche e valuta il sintomo del prurito notturno, esteso anche ad altri membri del nucleo familiare.
Per una conferma, il medico può utilizzare la dermatoscopia, uno strumento ottico (simile a una lente d’ingrandimento illuminata) che permette di visualizzare direttamente l’acaro o le sue uova all’interno del cunicolo.
Nei casi dubbi, si può procedere con un esame microscopico di un campione di pelle prelevato tramite un leggero raschiamento della lesione.
Trattamenti e cure
La scabbia non guarisce da sola e richiede un trattamento farmacologico specifico per uccidere gli acari.
È fondamentale che il trattamento sia eseguito contemporaneamente da tutti i conviventi e dai partner sessuali della persona infetta, anche se non presentano sintomi.
I trattamenti più comuni sono:
- Creme acaricide (Topiche): Sono la prima scelta. La più utilizzata è la Permetrina al 5%, che va applicata accuratamente su tutta la superficie corporea (dal collo in giù, evitando il viso) e lasciata agire per 8-12 ore prima di essere risciacquata. Un’alternativa è il Benzoato di Benzile.
- Terapia orale: Nei casi di infestazioni gravi (come la scabbia crostosa), nelle epidemie in comunità (RSA) o se i trattamenti topici falliscono, il medico può prescrivere un farmaco antiparassitario per via orale, l’Ivermectina.
- Controllo del prurito: Il prurito può persistere per 2-3 settimane dopo l’eradicazione dell’acaro, a causa della reazione allergica. Il medico può prescrivere antistaminici per bocca o creme lenitive (corticosteroidi leggeri) per alleviare il fastidio.
Prevenzione
La scabbia si previene innanzitutto attraverso semplici misure di igiene. Come queste:
- Lavare a 60 °C gli indumenti, la biancheria da letto e gli asciugamani dei soggetti infettati o esposti.
- Per gli oggetti che non possono essere lavati ad alta temperatura, conservarli sigillati in un sacchetto di plastica per almeno 7 giorni, in modo che l’acaro muoia per assenza di ospite.
- Pulire accuratamente le superfici, aspirare materassi, tappeti, divani, sedili auto, e cambiare e lavare coperture lavabili su poltrone, materassi o imbottiti.
- Evitare la condivisione di indumenti, lenzuola, asciugamani o oggetti personali con persone infette.
- In caso di un soggetto infetto, trattare contemporaneamente tutti i conviventi o contatti stretti anche se asintomatici, per interrompere la catena del contagio.
- Aspettare qualche ora prima di rifare il letto affinché il letto respiri e per permettere all’umidità che si è formata durante la notte di asciugarsi.
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