Ostinazione, il rischio di guardare sempre indietro. Sprecare occasioni e distanziarci dagli altri

Molto spesso questo atteggiamento non è utile e anzi rischia di diventare controproducente, fino allo spreco. Nella vita invece serve una sana flessibilità, e bisogna essere capaci di cambiare idea
ostinazione

Fino a che punto possiamo spingere la nostra ostinazione? Dove finisce una forza propulsiva, orientata verso un traguardo ben piazzato in avanti, e inizia un avvitamento su se stessi, un rinchiudersi nell’angolo di una sconfitta annunciata?

RISCHIO OSTINAZIONE

La persona ostinata ha sicuramente una forza da mettere sul tavolo. Nella vita ha muscoli da mostrare. E anche, molto spesso, una coerenza etica che appartiene al suo bagaglio di valori. Ma non è affatto detto che tutto ciò sia utile e anzi non rischi di diventare controproducente, fino allo spreco.

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DANNI OSTINAZIONE

Mio zio era un uomo fornito di grande cultura, carisma, passione civile. Tutte doti preziose che ne facevano un eccellente uomo politico: fu capace, con le migliori intelligenze di Napoli, e sotto una gestione commissariale, a scrivere il primo Piano regolatore della città, negli anni Cinquanta. Mai attuato, tanto che infilandolo nel cassetto si aprirono le porte al sacco di Napoli, raccontato nel film di Franco Rosi, Le mani sulla città.

Purtroppo mio zio era anche una persona molto ostinata. Era stato fascista negli anni della repubblica di Salò e non volle mai rinnegare quelle idee giovanili. Lo faceva per ostinazione o per una forma piuttosto infantile di coerenza? Non saprei. Certo è che il marchio di uomo politico ancora fascista non gli consentì di esprimere al meglio le sue qualità. Uno spreco, per lui e per gli elettori che avevano una grande fiducia nella sua attività di parlamentare.

OSTINAZIONE ECCESSI

L’ostinazione, e con questo vedete meglio come il confine con la capacità di essere persuasivi e determinati diventa più netto, è rigida, ostile al cambiamento e in quanto tale poco adatta a coltivare buone relazioni umane. Al contrario, il dubbio e la capacità di cambiare idea, di fronte alla forza dei fatti e anche a opinioni più convincenti della nostre, sono tutti segnali di apertura, di crescita. Di saper stare con gli altri.

Quando qualcuno, un amico, un fidanzato, un parente stretto, vi dice la frase standard, «Io sono fatto così e non posso certo cambiare idea alla mia età…», dovete iniziare a prendere le distanze. Più che di una persona ostinata c’è il rischio che si tratti di una persona ottusa, capace di vivere solo con i paraocchi, distante dal realismo, da quello «sporcarsi le mani» nel quotidiano che fa parte della rotondità della vita.  Chi è ostinato fino a questo punto si rassegni a guardare la vita solo con il collo girato, all’indietro, con nostalgia e con rimpianti, senza mai gli slanci che solo l’orizzonte verso il futuro possono fornirci.

COME NON ESSERE TROPPO OSTINATI

L’ostinazione, spinta troppo avanti e troppo oltre il confine con la determinazione, come non riconosce l’altro, con le sue ragioni, e non accetta l’idea di cambiare dentro se stessi, così ci costringe a una lettura porosa dei fallimenti, sempre possibili. L’ostinato è talmente convinto di stare dalla parte della ragione che non può consentirsi né l’errore né la sconfitta. Eppure la vita è fatta proprio di questa miscela: vittorie e sconfitte, cadute e risalite, fallimenti e successi. È in questa chimica di opposti che ognuno di noi gioca la sua partita con il destino, sapendo che c’è sempre spazio per un’altra possibilità, un’altra storia.

In America, il paese dove più vengono riconosciute le opportunità di cambiare vita, chi fallisce, se non ha rubato, non è considerato un perdente o un reietto. È soltanto una persona che ci ha provato e, per il momento non ce l’ha fatta. Ma non è detto che possa riprovarci e questa volta riuscirci. Qui sì che l’ostinazione riprende il suo abito vitale, e ci aiuta a non sprecare le occasioni che abbiamo e i modi giusti per coglierle. 

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