La strage di Facebook in politica: il presidente del Brasile eletto dai social (video)

In Italia, in un solo giorno, chiuse 23 pagine con 2,4 milioni di follower che diffondevano fake news. La denuncia del Center for Humane Technology: Bolsonaro eletto con le notizie false

COSA SAPERE SU MARK ZUCKERBERG

Un colpo al cerchio e una svolta: così procede la tormentata storia di Facebook, sotto scacco da diversi mesi. E per diversi motivi. 

Chris Hughes, co-fondatore di Facebook, in un articolo pubblicato sul New York Times, ha preso le distanze da Mark Zuckerberg, invitando i legislatori a fermarlo dal momento che “sta concentrando troppo potere in una persona sola”, un “potere senza precedenti per monitorare, organizzare e persino censurare le conversazioni di due miliardi di persone”.

Hughes, inoltre, si dichiara deluso da sé stesso per non aver capito che il social network fondato ai tempi in cui entrambi frequentavano l’università, era in grado di “cambiare la nostra cultura, influenzare le elezioni e rafforzare i leader nazionalisti”.

E proprio per quanto riguarda la questione “elezioni”, l’ultima arriva dal Brasile. E dai clamorosi risultati di un’indagine molto accurata del Center for Humane Technology diretto da Tristan Harris. In sintesi, e con parole testuali: l’attuale presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, “è stato eletto da Facebook“, dopo democratiche (?) elezioni e con il suo inizio di mandato nel giorno 1 gennaio 2019. Come ha fatto Facebook a decidere il vincitore delle elezioni in un paese strategico del mondo globale, quindi anche di casa nostra? Semplice: durante tutta la campagna elettorale in Brasile, Facebook ha diffuso notizie politiche su Bolsonaro e sui suoi avversari che sono risultate veritiere soltanto nell’8 per cento dei casi (questo dato è documentato dallo studio del Cfht). Ora, non escludiamo che Bolsonaro sarà, lo vedremo al termine del suo mandato, un ottimo presidente del Brasile. Ma chiediamoci e chiediamo a Facebook: questo è il mondo sostenibile che vogliamo? In questo modo la democrazia, patrimonio di tutta l’umanità occidentale, è in sicurezza oppure rischiamo di sprecarla e di metterla a rischio?
 
Intanto, nel nostro Paese, a due settimane dalle elezioni europee, Facebook ha chiuso 23 pagine, tutte italiane, con ben 2,4 milioni di follower e attraverso le quali si diffondevano fake news e parole d’odio.
 

CAROLE CADWALLADR CAMBRIDGE ANALYTICA

Carole Cadwalladr, valente giornalista dell’Observer (è andata in finale per il Premio Pulitzer), ha fatto un discorso memorabile sui pericoli per la democrazia legati all’uso manipolato dei social (anche il drammatico risultato del voto per la Brexit sarebbe stato determinato dal web). Grazie all’agenzia Agi e al suo direttore Riccardo Luna, espertissimo di tecnologie, il discorso della giornalista Cadwalladr durante una TED conference è disponibile anche in italiano. Vi suggerisco di ascoltarlo a questo link, e poi tornate alle nostre considerazioni. In particolare, noi di Non sprecare ci auguriamo di non fare la fine della Cadwalladr, bannata a vita da Facebook, e in ogni caso abbiamo un sacro rispetto per il talento, il genio innovativo, e la rivoluzione negli stili di vita che in questi anni sono stati trascinati in tutte le nostre case, e ovunque nel mondo, dall’energia di Mark Zuckerberg. Ma qualche dubbio, oggi, domani e dopodomani, ci sarà consentito di metterlo sul tavolo. E magari di discuterne apertamente, alla luce del sole e senza alcun pregiudizio. 

MARK ZUCKERBERG

Questo Mark Zuckerberg è davvero un tipetto speciale. Ha creato un impero cavalcando con la sua faccetta di eterno ragazzino, adesso ha solo 34 anni, e più Facebook e dintorni sono sotto osservazione dei mercati (il titolo in America nel 2018 è crollato) e dell’opinione pubblica mondiale e di qualche magistrato in azione, più lui alza il tiro della sua dimensione di furbetto. Non del quartierino, come gli ex avventurieri del mattone in Italia, ricordatevi delle acrobazie e delle fulminanti battute di Stefano Ricucci, ma del globo. E qui la faccenda si fa più seria, per tutti noi.

Dunque, Facebook compie 15 anni di vita mentre si scopre che il 50 per cento dei suoi utenti è falso. Non lo dicono i tassisti di Palo Alto, ma una società indipendente, PlainSite, che in America si occupa di tenere sotto controllo le attività dell’universo web. In un rapporto di 70 pagine, viene fuori che i profili falsi su Facebook e dintorni sono un vero oceano, in termini di immagine della vastità del fenomeno. Tanto che gli stessi dirigenti della società hanno dovuto provvedere, intanto, a cancellare 700 milioni di utenti. Falsi, appunto. E, a quanto sembra, una goccia nell’oceano governato dai sorrisetti ammiccanti di mister Mark. 

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VIOLAZIONE DELLA PRIVACY SUI SOCIAL

Potremmo andare oltre, ma ci vorrebbe molto più spazio di un singolo articolo, con l’enormità di magagne, e quindi sprechi per chi frequenta questo universo, coltivate da lor signori di Facebook. Una ossessiva e pervasiva violazione della privacy di tutti i frequentatori dell’impero di Zuckerberg, del quale fanno parte anche WhatsApp e Instagram, ovvero centinaia e centinaia di milioni di persone, specie giovani e donne, che ormai comunicano per telefono solo via web (WhatsApp) e scambiano foto, anche super private, a ritmi forsennati, navigando sul web a manetta.

(Photo credit: dolphfyn/Shutterstock.com)

FAKE NEWS SU FACEBOOK

Ancora, a proposito di magagne e di evidenti sprechi: il giovanotto sembra avere smarrito completamente il controllo delle fake news, e degli orrori che girano sui suoi social. Nel pozzo nero di questo mondo così opaco e potente allo stesso tempo, si possono anche scambiare notizie utili per fabbricare una bomba fai-da-te. Vi rendete conto? Ovviamente questa non è una colpa di Zuckerberg in prima persona, ma certo la sensazione è che il volante sia scappato di mano al pilota, troppo impegnato a coltivare le sue ambizioni personali e innanzitutto il suo portafoglio.

Già, nonostante i tanti e pesantissimi colpi, Mark ha un ottimo motivo per continuare a fare sorrisetti sulla sua pagina Facebook: è pur sempre, ancora trentenne, uno dei 30 uomini più ricchi del globo, un club di persone che, insieme, posseggono quanto 3,8 miliardi di uomini e donne classificati come i più poveri del Pianeta. Quando qualcuno ancora si permette di dire che la globalizzazione ha fatto solo progredire il mondo, rendendolo più giusto, più libero e più sicuro, bisognerebbe sempre sbattergli sotto il muso questi numerini che coinvolgono anche Zuckerberg.

(Photo credit: Frederic Legrand – COMEO/Shutterstock.com)

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DEMOCRAZIA E SOCIAL NETWORK

Non contento di essere diventato, anche grazie al suo indiscusso e geniale talento, uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, Zuckerberg si è guardato allo specchio e, più o meno, si è fatto questo discorso: “Ma se Donald Trump è riuscito, partendo soltanto dal suo portafoglio e dalla sua forza mediatica trascinata dal web, comprese le fake news, a diventare Presidente degli Stati Uniti, per quale motivo non potrei farcela anch’io?”. E così Mark si è messo a girare l’America per diffondere, questa volta dal vero e non per via digitale, il suo verbo, una vera campagna porta-a porta, stato per stato, casa per casa, e, altro sorrisetto soddisfatto, ha lasciato trapelare con continuità la notizia di essere pronto a scendere in campo alle prossime presidenziali americane. Magari proprio per sfidare Trump. E qui dove sta la manina del furbetto? Semplice: i rischi di questa presunta discesa in campo sono zero, i vantaggi, immediati, valgono mille. Comunque vada, infatti, Zuckerberg sta già incassando importanti dividendi grazie a questa voce della sua possibile discesa in campo nell’area politica americana, dove si fanno i giochi che poi arrivano anche nella nostra Italietta.

CHI È VERAMENTE MARK ZUCKERBERG

La sua è un’operazione-simpatia, puro marketing, con il popolo americano, e un messaggio minaccioso, altro che sorrisetti…, a Trump, alla Casa Bianca, a chiunque osi solo mettere in discussione lo sfacciato strapotere di Facebook: se esagerate, dice Zuckerberg, vi faccio secchi, e risolvo il problema alla radice, tentando di diventare io stesso il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Una pistola puntata, con toni chiari e forti, per esempio su quanti, anche dalle parti della Casa Bianca, pensano che l’unico modo per ridurre lo strapotere dei tipetti come Zuckerberg, sia quello di utilizzare, con l’autorevolezza del primato della politica, l’arma del breakup, ovvero una sorta di “spezzatino pilotato” dell’impero del re di Facebook, dividendolo in più parti e affidandolo a diversi proprietari, magari in concorrenza tra di loro. Cose del genere in America, da più di mezzo secolo, sono all’ordine del giorno, e sono state fatte ogni volta che bisognava abbassare i pericoli per la democrazia dei monopoli-oligopoli. Ieri, per esempio, nell’industria del petrolio e in quella delle telecomunicazioni; domani, chissà, nel fortino delle famose Big Five, quelle cinque società americane che comandano il mondo e nel mondo con i metodi e la ricchezza che trovate raccontati nei dettagli in questo libro

PIATTAFORMA UNICA FACEBOOK WHATSAPP INSTAGRAM

Tornando al giovane Mark e alle sue difese, lui intanto ha deciso di creare una “superpiattaforma” per mettere insieme, con una blindatura tecnologica, Facebook, WhatsApp e Instagram, e questo dovrebbe essere anche un modo per rendere più complicato il possibile breakup. Poi, afferrando a volo l’occasione del quindicesimo compleanno di Facebook, Zuckerberg, si è messo a fare il guru, saggio, buono e giusto, che pontifica con il mondo e per il mondo, e ci vuole convincere della sua bontà e della sua saggezza. Delle sue perle di saggezza. Un meccanismo dove che dalla furbizia sconfina nella terra torbida della balla vera e propria, delle fake news targate Zuckerberg, quindi davvero d’autore.

(Photo credit: BigTunaOnline/Shutterstock.com)

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TRASPARENZA FACEBOOK

Due esempi per tutti, ma l’elenco potrebbe davvero essere lunghissimo. Mark continua a volerci fare credere, e poveracci quelli che ci cascano in questa narrazione bugiarda, che il suo impero, sono sue parole testuali, è “al servizio di tutti“, “per offrire più trasparenza” e “dare sempre più opportunità alle persone, alle famiglie e alle piccole imprese”. Scusatemi, ma qui abbiamo superato il limite della decenza. Facebook e dintorni al “servizio di tutti”? Sicuramente i social sono una straordinaria opportunità, anche per il nostro sito e per la nostra comunità Non sprecare, ma nessuno ci venga a dire che si tratta di strumenti creati per fare i buoni samaritani. Qui girano soldi, interessi (per pochi, altro che per tutti…) e tanta spazzatura (altro che “trasparenza” della quale parla Mark). 

A proposito di “trasparenza“, in particolare, il nostro tipetto-furbetto dovrebbe avere la grazia di spiegare come, quando e perché è davvero diventato un vegetariano convinto. Un suo ex amico ha infatti raccontato che, durante una cena a casa Zuckerberg, con lui ai fornelli (i furbetti del web, di solito, sono smanettoni anche in cucina) ha scoperto che il giovane vegetariano aveva il vizietto di servire a tavola capre, aragoste e maiali. Tutti animali uccisi personalmente da lui, con una pistola stordente e poi a colpi di coltello. Nel frattempo, sui suoi social Mark fa girare le immagini del suo candido sorrisetto mentre carezza un gattino.

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FACEBOOK E GOOGLE

Seconda maxi-balla: Zuckerberg afferma, anche questo è testuale, che per lui “la tecnologia ha sempre rappresentato la possibilità di mettere il potere nelle mani di quante più persone possibile”. Ma dove ha visto questo film? E forse aveva fumato qualche oppiaceo? La verità, incarnata proprio da Mark, è che l’unico vero potere creato da Facebook, è il suo e quello dei suoi colleghi-concorrenti delle Big Five. Ovvero un potere protetto da alcuni fattori decisivi: una massa enorme di liquidità, anche grazie a una gigantesca e planetaria elusione fiscale; una concentrazione di interessi nelle stesse mani mai visti nella storia dell’umanità; una presa, diciamo pure un azzanno, del mercato pubblicitario, nel quale Facebook e Google stanno mettendo in ginocchio giornali, radio, televisioni e perfino siti web. Tutti colpiti e affondati dal duopolio della coppia Facebook-Google che di fatto si sono impadroniti, lasciando agli altri le briciole, della torta dei ricavi pubblicitari che riguardano l’intero sistema dell’informazione, cioè un presidio per quella democrazia che Mark dice di difendere, ma di fatto sta provando a distruggere. Con l’aiuto inconsapevole e non richiesto in modo esplicito ma con mille sotterfugi, di miliardi di utenti, in questo caso, purtroppo per loro, autentici, e non falsi. 

(Photo credit: ALEX_UGALEK/Shutterstock.com)

In copertina: Mark Zuckerberg – Frederic Legrand – COMEO/Shutterstock.com)

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