Siamo invasi dall’olio tunisino, quadruplicato in pochi mesi. E i produttori italiani hanno i depositi pieni di extravergine invenduto

Una storia esemplare su come ci facciamo male da soli, mettendo in ginocchio un settore strategico dell’economia nazionale. E come non riusciamo a difendere i nostri interessi in Europa. La partita della concorrenza è persa in partenza: l’olio tunisino costa 2 euro, quello italiano 7 euro

vendita olio tunisino in Italia

VENDITA OLIO TUNISINO IN ITALIA

Se volete avere un’idea di come siamo capaci di farci male da soli, mettendo in ginocchio un’intera filiera agricola e industriale, subendo una strana e insostenibile concorrenza, cercate di seguire lo scandalo dell’olio tunisino che sta invadendo l’Italia. Da inizio anno i volumi importanti sono quadruplicati e viaggiano su una media di oltre 7mila tonnellate al mese. Non solo. In base a una serie di accordi fatti in sede di Unione europea con la Tunisia, ci sono ancora ampi margini di olio che i tunisini possono tranquillamente vendere nei nostri mercati, recuperando quote che non hanno ancora del tutto sfruttato.

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CONSUMO OLIO D’OLIVA IN ITALIA

I numeri sono questi: storicamente gli italiani consumano tra le 600 e le 700mila tonnellate di olio d’oliva l’anno, e le aziende produttrici, spesso molto piccole, ne esportano tra le 300mila e le 400mila tonnellate. Abbiamo bisogno di qualcosa come un milione di tonnellate di olio d’oliva, mentre ne riusciamo a produrre, in media, non più di 430mila. Nelle stagioni negative, quando le piante sono colpite da qualche virus e la produzione è bassa, la quota di import aumenta tra il 40 e il 70 per cento. E le regioni più colpite sembrano la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, l’Abruzzo, le Marche e la Campania.

OLIO TUNISINO IN ITALIA

Conclusione: due bottiglie su tre che finiscono sulle tavole italiane contengono olio tunisino, spagnolo e greco. Uno spreco assurdo di ricchezza, benessere e lavoro. Un colpo micidiale alla nostra agricoltura, sulla quale, tra l’altro, stanno scommettendo con coraggio tanti dei nostri giovani. In particolare, poi il consumatore è molto danneggiato, in quanto sull’etichetta dell’olio tunisino basta scrivere “miscela di olio comunitario e non comunitario”, ovviamente in caratteri minuscoli. In modo che nessuno capisca bene di usare olio tunisino, laddove pensa di acquistare un prodotto tipicamente made in Italy.

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IMPORTAZIONE OLIO TUNISINO IN ITALIA

L’importazione dell’olio tunisino, senza i dazi che oggi vanno di gran moda e che invece in questo caso sono stati perfino eliminati, è stata favorita, sempre a livello di Unione europea, per motivi geopolitici. In pratica si è voluto dare una mano concreta a un paese pesantemente colpito dal terrorismo islamico e strategico anche per la nostra sicurezza. Una scelta comprensibile, che però non può diventare definitiva a danno dell’agricoltura e della produzione di olio italiano.

FRODI OLIO D’OLIVA ITALIANO

I danni per il sistema Italia, come ha giustamente protestato Coldiretti, sono enormi.  Mentre quadruplichiamo le importazioni di olio tunisino, i depositi dei coltivatori italiani sono pieni di prodotto olio extravergine made in Italy invenduto. Non solo. La competizione non esiste: il nostro olio, di grande qualità ed efficacia per la salute dei consumatori, ha costi di produzione alti, incomparabili con quelli degli agricoltori tunisini. L’olio tunisino, infatti, grazie a una manodopera mal pagata e all’assenza di una serie di garanzie sanitarie e di controlli sia sul prodotto sia sui lavoratori, pagati in nero e senza copertura previdenziale, costa circa 2 euro al litro. Quello italiano 7 euro al litro. E dunque la partita è persa in partenza. Inoltre con questo varco si apre un nuovo spiraglio per la contraffazione che ha già superato, nel solo settore agroalimentare, i 60 miliardi di euro l’anno, costando all’Italia qualcosa come 300mila posti di lavoro.

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PROBLEMA OLIO TUNISINO

L’argomento utilizzato dai sostenitori dell’apertura, ovvero il tentativo di aiutare l’economia tunisina dopo il crollo del turismo per gli attacchi dell’Isis, guarda caso è una tesi sostenuta dai paesi del Nord Europa, in prima fila la Germania, poco interessati alla produzione di olio, che invece è un asset nelle mani dei paesi dell’Europa meridionale, tra i quali l’Italia. Ricordiamo che siamo i secondi produttori al mondo di olio, dopo la Spagna.  Per aiutare la Tunisia dovremmo aprire le porte agli elettrodomestici che loro producono a basso costo ed a bassa qualità in concorrenza con il made in Germany? La decisione del Parlamento europeo va contrastata in tutte le sedi. Innanzitutto in Europa, dove farebbero bene a fare sentire la loro voce i nostri rappresentanti che, purtroppo, sembrano contare meno di zero.

USI ALTERNATIVI E RIMEDI NATURALI A BASE DI OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA:

  1. Curate le unghie con l’olio d’oliva e non tagliatele troppo corte. Evitate scarpe strette e tacchi eccessivi
  2. Mani screpolate, rimedi semplici ed efficaci. Dall’olio d’oliva al tuorlo d’ovo
  3. Geloni, curateli con massaggi a base di olio di oliva e infusi di salvia o foglie di noce
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  5. Maschera di bellezza fai da te allo yogurt, miele e olio d’oliva. Tutto in cinque mosse

 

 

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