Torna il portiere, un mestiere che fornisce sicurezza, pulizia, servizi. E vita di comunità

I portieri aumentano a Milano, a Roma, a Napoli. Molti sono stranieri. Dove c’è un portiere, i furti diminuiscono dell’80 per cento. E servono i custodi per affrontare il boom dei pacchi del commercio online.

MESTIERE PORTIERE DI CONDOMINIO

Il mestiere di portiere è stato, per decenni, un simbolo del benessere italiano. Sia per i proprietari e gli inquilini, che beneficiavano della sua attività, sia per tanti italiani che vedevano in questo lavoro una grande occasione di crescita sociale ed economica. Ricordo un’inchiesta che feci nelle Marche, a proposito del boom industriale così rapido tra agli Sessanta e Settanta: prima di allora, i contadini marchigiani impoveriti venivano a Roma a piedi (sì, camminando) per andare a caccia di un posto di portiere.

Questo prezioso mestiere, talmente narrativo da contenere una sterminata letteratura di libri e di film, da Totò e Peppino a Simenon fino al best seller L’eleganza del riccio, è andato via via eclissandosi, colpito dal vento di una modernità sprecona. Si è considerato inutile il microcosmo, prima ancora dei tanti servizi offerti, del portiere, anche per le solite leggi che ne hanno appesantito i costi, non lo stipendio, diventati proibitivi per molti condomini.

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MESTIERE DI PORTIERE

Ma la ruota dell’economia e degli stili di vita, per nostra fortuna, gira sempre, e qualche volta ci porta a riscoprire piaceri e opportunità che avevamo dimenticato. Dunque, i portieri, stando alle varie indagini fatte sul campo da associazioni come Confedilizia e Assoedilizia, lentamente stanno tornando. A Milano sono più di 8mila e crescono, a Roma aumenta la quota di quanti svolgono l’attività part time (34 per cento), e anche a Napoli si torna ad assumere il mitico portiere tuttofare e tuttosapere.

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IL RITORNO DEL MESTIERE DEL PORTIERE

Da dove nasce il ritorno di questa figura e di questo lavoro? Di nuovo dalla modernità, che però in questo caso viene metabolizzata e ben interpretata. Nei nostri condomini abbiamo bisogno di più sicurezza e più pulizia: i portieri ci assicurano entrambe le cose. Tanto che nei palazzi dove ci sono loro i furti sono l’80 per cento in meno rispetto alle case senza portiere. E quanto alle pulizie, l’idea di dare tutto a ditte esterne, spesso delude i condomini.

Poi c’è il boom degli acquisti online, che significano pacchi e posta. Chi li riceve? Nessuno, se non c’è un portiere. Infine, il lavoro del portiere si sta sempre più dimostrando come un varco nel campo della buona immigrazione: a Milano, per esempio, c’è una quota altissima (il 75 per cento degli stranieri che svolgono lavori di portineria) di portieri filippini. Bravissimi e gentili.

Il ritorno al portiere, un mestiere tutto da rivalutare, è una tipica occasione dei nuovi lavori che rinascono dai vecchi, e andrebbe anche incentivata con sgravi fiscali per i condomini che fanno questo tipo di assunzioni. Ma è anche la riscoperta di un paradigma di comunità, di voglia di stare insieme, di sentirsi parte di una collettività, anche quella di un piccolo condominio. Con un signore, o una signora, o entrambi con la loro famiglia, che di fatto diventano i custodi della nostra vita insieme.

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